domenica 12 ottobre 2008

Luigi De Marchi: destra sempre più secolarizzata

Alla fine di settembre Luigi De Marchi, noto politologo e psicologo di area radicale, ha presentato il suo nuovo libro, Svolta a destra? in cui sostiene che lo spostamento a destra dell’asse politico in Occidente negli ultimi decenni non sia espressione di un elettorato conservatore, illiberale e confessionale. In particolare, il testo contiene un’analisi sociologica e statistica basata su sondaggi rivolti ad un campione rappresentativo di 2.200 elettori di centrodestra e centrosinista. E’ emerso che il 90% circa degli elettori del centrodestra ritiene “giusta la difesa rigorosa delle libertà civili (parola, stampa, ecc.)” e delle pari opportunità per le donne. Anche sui temi eticamente sensibili si hanno delle sorprese: l’83% degli intervistati di centrodestra è favorevole all’educazione sessuale e contraccettiva nelle scuole secondarie, il 75% sostiene la “libertà di scelta della donna in tema di aborto”, mentre il 63% è favorevole all’eutanasia. Per quanto riguarda il tema di laicità, alla domanda se lo stato debba essere “più indipendente dal Vaticano”, il 69% degli elettori di centrodestra ha risposto “sì”.Sulla base di questi risultati, Luigi De Marchi sostiene che la maggioranza degli elettori del centrodestra ha “posizioni liberali, laiche e innovative che contrastano apertamente con le posizioni confessionali e conservatrici di certi loro leaders”.

Questo è il relativo comunicato stampa ufficiale.

martedì 7 ottobre 2008

Il mondo senza di loro


Chiedo scusa in anticipo ai lettori di Climate Monitor, oggi uscirò decisamente fuori tema. O forse no, visto che quanto sto per raccontarvi è legato a doppio filo con i temi che tanto ci stanno a cuore e che affrontiamo sempre su queste pagine.

La specie animale più popolosa possiede suo malgrado capacità di gran lunga superiori a tutti gli abitanti di questo pianeta. Tra queste la più clamorosa è certamente l’abilità nel farsi del male da soli. L’anno scorso è uscito un libro del quale ho intercettato la recensione sul sito Le Scienze, del gruppo editoriale L’Espresso. Il titolo del libro è Il Mondo senza di noi, scritto da Alan Weisman, un famoso autore e giornalista nordamericano, nonchè professore di giornalismo e studi latino americani presso l’Università dellArizona. Tanto nelle pagine del sito ufficiale, quanto nelle numerose recensioni disponibili in rete, il libro è definito una non-fiction, un esperimento di pensiero su quella che potrebbe essere l’aspetto del mondo in assenza del genere umano, ovvero della sua estinzione.

Un percorso interessante attraverso quello che abbiamo creato e che spesso crediamo possa durare in eterno, mentre, alla prova del tempo e senza la cura che normalmente gli dedichiamo, sarebbe presto distrutto, eliminato e riassorbito dall’ecosistema. Probabilmente soltanto alcune cose resisterebbero più a lungo, tra queste purtroppo, come sottolinea l’autore, i miliardi di tonnellate di polimeri con cui abbiamo invaso mari e terre emerse. Il libro invita ad una riflessione stimolante, ma, purtroppo, lo fa per uno scopo assolutamente non condivisibile.

Innanzi tutto si pone l’obbiettivo di approfondire ancora di più il solco che molti credono separi gli esseri umani dal contesto che li accoglie e che li ha generati. Il concetto strisciante che la Natura e l’uomo siano due cose separate e che questo sia a tutti gli effetti un intruso, è alla base di una ideologia distorta e distruttiva, attraverso la quale difficilmente si potrà mai recuperare il rapporto con l’ambiente che ci circonda. E tutto questo malgrado, paradossalmente, questo sia il credo ideologico che anima molti ambientalisti o pseudo tali.

Peggio ancora la conclusione e la soluzione individuate. Siamo troppi ed occorre impegnarsi nel controllo delle nascite. A nulla sono serviti gli insegnamenti della disastrosa applicazione di questo concetto nei paesi dell’est asiatico, dove è stata creata per legge una popolazione di soli uomini, perchè potendo avere un solo figlio, tutti preferivano che fosse maschio. Lavora, produce e, soprattutto non si riproduce. A nulla serve l’esperienza acquisita negli anni del massimo sviluppo dell’occidente. La crescita demografica rallenta di pari passo con il miglioramento della qualità della vita, non accade il contrario. Soltanto a metà del secolo scorso anche nel nostro paese si facevano molti figli, ma non perchè non esistesse la televisione, quanto perchè molti non sopravvivevano abbastanza a lungo da garantire il sostegno ai loro genitori, quando questi avessero esaurito la loro capacità produttiva. E così oggi nei paesi in via di sviluppo, uno sviluppo che questi signori vorrebbero tanto impedire. Non una delle catastrofiche previsioni sul boom demografico si è avverata, le risorse disponibili, se ben impiegate sono sufficienti per tutti gli uomini e le donne di questo pianeta, e anche per quelli che verranno. Dove sembra che queste scarseggino, mancano più che altro i soldi per comprarsele. E con un cinismo ed una ipocrisia da far spavento, si auspica di eliminare il problema alla radice, semplicemente riducendo il numero dei potenziali consumatori. Possibile che a nessuno sia mai venuto in mente che questi lodevoli propositi sono nati tutti in seno alla cultura occidentale, all’unico scopo di garantirsi la sopravvivenza?

La storia è vecchia ed è iniziata la bellezza di duecento anni fa, proprio quando è iniziata l’era industriale e qualcuno si è reso conto che il vantaggio acquisito andava mantenuto a tutti i costi. L’autore del libro si chiede come sarebbe il mondo senza di noi, la mia curiosità è piuttosto un’altra. Come sarebbe stato e come sarebbe ora il mondo senza di loro?

Un mondo senza Thomas Robert Malthus, che “consigliava” di favorire condizioni di vita bestiali nei grandi centri urbani, perchè le malattie che si sarebbero diffuse avrebbero rallentato la crescita della popolazione e l’avrebbero al contempo selezionata. Un mondo senza le idologie autoritarie che hanno dilaniato con diverso colore ma pari intenti il secolo scorso, fondandosi tutte su questi pazzi principi. Un mondo senza il Principe Filippo di Edimburgo, ex presidente del WWF internazionale, che ha ufficialmente dichiarato: “se mi dovessi reincarnare vorrei essere un virus letale, per eliminare la sovrappopolazione” (sarà per questo che se cerco su google le parole “crescita demografica”, il link in cima alla lista è quello del WWF, provare per credere). Un mondo senza l’eugenetica, con la quale hanno flirtato a lungo molti stimati statisti del secolo scorso. Un mondo senza il Club di Roma ed i suoi seguaci, una pseudo organizzazione elitaria che ha pubblicato nel 1972 uno dei libri più venduti del secolo, il Rapporto sui limiti dello sviluppo, terrorizzando il mondo senza che una sola delle catastrofiche previsioni in esso contenute abbia trovato la benchè minima conferma. Un mondo senza le previsioni di James Lovelock che nel 2006, dalle pagine del Guardian, stimava che per il 2100 l’80% della popolazione mondiale sarà spazzata via a causa del global warming, quando la Terra finalmente si libererà di noi (e lo pubblicano pure!). Un mondo senza l’associazione Voluntary Human Extinction, che va predicando l’estinzione in massa del genere umano, per consentire alla biosfera di tornare in buona salute. Un mondo senza l’editoriale del Corriere della Sera, in cui tra l’Alitalia e la crisi dei rapporti USA-Russia, l’autore indica come altro esempio di scomparsa del buon senso l’aver consentito una “dissennata crescita della popolazione”; lo stesso quotidiano che l’anno scorso ha pubblicato un articolo di Niall Ferguson dal titolo “La bistecca dà ragione a Malthus“.

Perdonatemi lo sfogo, ed abbiate ancora un pò di pazienza, non ho ancora finito.Su queste pagine e, più in generale nell’atteggiamento che cerco di mantenere, non posso evitare di garantire diritto di cittadinanza a tutte le opinioni. Piena applicazione della libertà di espressione, per cui, nel rispetto di quanto proposto da questo libro, avanzerei anche io una proposta. Gli uomini devono diminuire di numero? Bene, quelli che la pensano così sono un bel po’, che diano il buon esempio, cominceremo subito a stare più larghi e, soprattutto, più tranquilli.

sabato 4 ottobre 2008

Rutelli, il PD e lo scarso ambientalismo degli italiani

Da polisblog.it

Squillino le trombe e rullino i tamburi: Francesco Rutelli sembra aver trovato qualcosa di meglio da fare che proporre improbabili braccialetti elettronici antistupro, o prendere posizione nelle sempreverdi faide interne al PD. Su “Repubblica” di qualche giorno fa, infatti, l’ex ministro, ex sindaco di Roma, ex candidato del centro-sinistra torna ad occuparsi di un tema di quelli importanti: il riscaldamento globale e il destino dell’ambientalismo nel nostro paese.
In una lettera dal titolo “Ambientalismo in crisi, il PD innalzi bandiera verde”, l’ex Cicciobello constata infatti, sulla base di dati Eurobarometro che la proporzione di italiani che considera l’ambiente tra i problemi sociali più importanti è in costante calo dagli anni ‘80, passando dal 46% di vent’anni fa allo striminzito 9% del 2007. Un calo, particolarmente pronunciato tra i giovani, che va tutto a favore di altre preoccupazioni come il costo della vita e la criminalità, e segnala un’assoluta controtendenza del nostro paese rispetto al resto d’Europa.
Rutelli si spiega questa tendenza in tre modi, tutti politici: primo, lo scetticismo e l’ironia delle destre, da Bush a Berlusconi, nei confronti dell’effetto serra; secondo, i danni fatti dall’ “ambientalismo dei NO”, minoritario e distruttivo, responsabile tra le altre cose secondo Rutelli del disastro-rifiuti in Campania. Infine, la scarsa attenzione del centrosinistra italiano, che ha lasciato soli i Verdi ad occuparsi del tema.

Probabilmente le ragioni indicate dal dirigente del PD hanno influito in qualche modo nel dramatico calo di attenzione italiano per l’ambiente, soprattutto per quanto riguarda le colpe del centro-sinistra: per fare un esempio, né il PD né “Repubblica” sono riusciti a criticare l’abolizione del bollo auto, proposta da Berlusconi in campagna elettorale, su basi diverse dalla sua presunta insostenibilità finanziaria. Dimenticando che esso avrebbe costituito un colossale incentivo economico all’utilizzo dell’auto e all’inquinamento: una sorta di enorme Ecopass milanese all’incontrario.
Tuttavia, a nostro avviso, esistono ragioni più profonde per questa disaffezione degli italiani rispetto all’ambientalismo. Il nostro è infatti un paese ormai ritenuto unanimamente in declino, a crescita e natalità zero, attanagliato dalla paura della perdita del potere d’acquisto, e in una società in crisi il “futuro” tende tipicamente a restringersi, e i cittadini proiettano la propria vita su orizzonti temporali sempre più brevi. La grande questione del riscaldamento del globale e del destino del nostro pianeta, che implica pensare al lungo periodo, passa inevitabilmente in secondo piano. Come ha detto recentemente Bob Dylan per gli americani, non ci si può aspettare che la gente abbia la virtù della purezza quando è povera. Paradossalmente quindi, il giusto tentativo del PD di richiamare l’attenzione sui temi ambientali potrebbe non giovargli in termini di consensi elettorali.

venerdì 3 ottobre 2008

E' il Sole, non la tua SUV: la CO2 non distruggerà la Terra

Le temperature globali sono aumentate dal 1880. Nuovi dati dimostrano che l'impatto solare (radiazioni e flusso magnetico) è aumentato in misura analoga e segue l'andamento delle temperature dal 1938 al 1970. Il rapporto dell'IPCC dice che, basandosi su modelli al computer, l'aumentato assorbimento solare da parte della CO2 e degli altri gas serra è in maniera inconfutabile il motivo dell'aumento delle temperature.

Ma l'aumento delle temperature globali non segue la traccia dell'aumentato assorbimento solare da parte dei gas serra. Invece, tale aumento segue da viino i livelli di radiazioni e flussi magnetici emanati dal sole. In breve, se i gas serra giocano un ruolo, ciò è inferiore al 0,26% del riscaldamento avvenuto dal 1880. Il Sole è responsabile dei principali cambiamenti avvenuti, e le misure politiche pasticciate, come quelle configurate da Protocollo di Kyoto, non avranno un impatto misurabile sulle temperature, ma invece significheranno una drastica diminuzione nella produzione mondiale di beni, con effetti calamitosi su milioni di persone che spno praticamente impreparati a soffrire una immensa diminuzione nei loro standard di vita. Ci sono scienziati che non concordano su cosa causi i cambiamenti nelle temperature, o se questi cambiamenti siano, alla fine, buoni o cattivi. Allora, come può, chi voglia essere informato su questo tema così controverso, pervenire ad una risposta puntuale e corretta ? La lettura di It's the Sun, Not Your SUV, permette di acquisire un quadro importante sulle questioni che riguardano le temperature globali

John Zyrkowski inizia con dati bruti irrefutabili e non controversi, forniti da fonti governative sulle fluttuazioni delle temperature, sugli impatti delle radiazioni solari e sui flussi magnetici ed I livelli di assorbimento della CO2. Poi usa le funzioni di Excel per dimostrare che il report dell’IPCC utilizzato da chi propone l’uomo come causa del riscaldamento globale sia fatalmente insostenibile. Infatti, i dati non forniscono le risposte che l’IPCC assegna loro.

It's the Sun, Not Your SUV fornisce una spiegazione approfondita ma facilmente comprnesibilesulla csienza chiave dei cambiamenti climatici. Spiega ogni elemento in dettaglio, inclusi esempi e link a siti web che contengono dati che vengono aggiornati con regolarità. Leggendo e seguendo gli esempi contenuti nel libro, si sarà in grado di comprendere anche le questioni più complesse su questa importantissima tematica scientifica, e valutare le diverse vedute espresse dal mondo scientifico, soppesando l’importanza o la mancanza di importanza dei loro risultati. Si sarà in grado di capire la fallacia di quegli scienziati del clima che presentano previsioni catastrofiche in riferimento all’anidride carbonica e al riscaldamento globale. Chi avrà letto anche il report dell’IPCC sarà in grado di riconoscere dove gli scienziati tendono a disconoscere fatti scientifici chiave ed a sovrastimare gli impatti negativi usando aserzioni che sono prive di fondamento.

L’evidenza è qui. Prima di dichiarare bancarotta, leggete It's the Sun, Not Your SUV e fatevi una vostra opinione.

giovedì 2 ottobre 2008

Psicopatici e potere

Ogni essere umano porta in sé una dote di pregi e di difetti, la sua anima è il risultato di una particolare alchimia in cui il bene e il male coesistono, creando un equilibrio che a seconda dei casi pende verso il primo o il secondo piatto della bilancia. In questo equilibrio, quello a cui per natura gli esseri umani tendono quando si ritrovano nella collettività è una coesistenza pacifica, poiché la coesistenza pacifica è quella che garantisce un maggior vantaggio al singolo. Si tratta di una questione pratica, prima ancora che morale: cooperare col prossimo porta vantaggi a tutti; ne beneficia il singolo, ne beneficia la collettività. Queste considerazioni, d'altra parte, parrebbero essere smentite da una semplice osservazione degli avvenimenti che caratterizzano la storia degli uomini da millenni a questa parte. Guerre, soprusi, saccheggi, odio ed intolleranza sono una costante nell’evolversi della civiltà umana. Una apparente contraddizione, quindi. Ma ad uno sguardo più attento, in seguito ad una analisi più approfondita delle vicende storiche, si può scoprire come nei secoli siano sempre stati gruppi di poche persone a determinare il corso degli eventi, gruppi di persone dotate di un particolare carisma o potere in grado di trascinare le folle e farle partecipi dei loro piani di dominio. La grande domanda che chi studia i processi del passato e del presente dovrebbe porsi è infatti la seguente: perché sono sempre i peggiori esponenti del genere umano che detengono il potere? Possono cambiare le forme di governo, la struttura della società, il livello di cultura o di ricchezza collettivo, ma saranno, in ogni caso, sempre i peggiori a comandare. Persone che alla pacifica convivenza preferiscono la violenza perpetua, che spingono ed istigano le folle verso massacri distruttivi ed irrazionali. Persone apparentemente senza sentimenti, senza coscienza, pronte a scatenare guerre ed a sacrificare milioni di uomini per raggiungere i loro obiettivi.A pparentemente senza sentimenti. Apparentemente? Questo è il vero cuore della questione. Esistono infatti persone che sono prive di quei sentimenti tipici degli esseri umani, sentimenti quali l’empatia, la capacità di provare pietà, l’istinto di protezione dei più deboli, la solidarietà. Sono sentimenti propriamente “umani”. Eppure, vi sono individui che questi sentimenti li ignorano del tutto.La psicologia moderna descrive questa condizione come un disturbo, e cataloga chi ne soffre all’interno della famiglia degli psicopatici.Ma quello che per la psicologia contemporanea viene catalogato come disturbo, all’interno della nostra società diviene un grande vantaggio. Grazie all’impossibilità di provare qualsiasi sentimento di compassione, privo di ogni remora morale, lo psicopatico infatti ha tutte le carte in regola per scalare i gradini della gerarchia sociale, una gerarchia strutturata in modo tale da favorire la salita di chi è privo di scrupoli. Il dottor Kevin Barrett, nel suo Twilight of the Psychopaths, sintetizza:
"Gli psicopatici hanno svolto un ruolo sproporzionato nello sviluppo della civiltà, perché si prestano più facilmente a mentire, uccidere, ingannare, rubare, torturare, manipolare e, in generale, infliggere grandi sofferenze ad altri esseri umani senza alcuna sensazione di rimorso, al fine di stabilire il proprio senso di sicurezza attraverso il dominio.[…] Quando si comprende la vera natura dell’influenza dello psicopatico, che è privo di coscienza, emozioni, egoista, freddo calcolatore, e privo di qualsiasi morale o norme etiche, si inorridisce, ma allo stesso tempo tutto improvvisamente comincia ad avere un senso. La nostra società è sempre più senz’anima perché le persone che la portano avanti e che danno l'esempio sono senz’anima - letteralmente essi non hanno alcuna coscienza. Nel suo libro Political Ponerology, Andrej Lobaczewski spiega che gli psicopatici clinici beneficeranno dei vantaggi anche in modo non violento nel corso della loro scalata delle gerarchie sociali. Questo avviene perché possono mentire senza rimorso (e senza la presenza di quella spia fisiologica dello stress che viene rilevata dai test con la macchina della verità), gli psicopatici possono sempre dire ciò che è necessario per ottenere ciò che vogliono."
Gli psicopatici rappresentano un minoranza all’interno della società, ma hanno un grande vantaggio rispetto alla maggioranza. Consapevoli della loro diversità, la usano per manipolare chi li circonda e per arrivare a posizioni di dominio.Laggiù dove una persona mediamente onesta si fermerebbe, dinanzi a compromessi, patti con la propria coscienza, tradimenti, corruzioni, gli psicopatici avanzano senza esitare, e così arrivano senza ostacoli nelle stanze del potere. In questo modo succede che la civiltà umana nei secoli venga guidata dai suoi peggiori rappresentanti, mentre la massa ignara viene stimolata affinché esprima le sue potenzialità più distruttive. Ed in una società in cui i vertici dimostrano con il loro operato che è solo attraverso l’inganno e la furbizia che si può raggiungere il successo, le classi che compongono via via gli strati più bassi tenderanno ad imitare il comportamento di coloro che li precedono, portando la civiltà stessa alla inevitabile decadenza. Quello che occorre, oggi come non mai, è comprendere il meccanismo con il quale gli psicopatici riescono a soggiogare i loro simili, comprendere che sono persone che ragionano e sentono in maniera profondamente diversa dal resto dell’umanità, capaci di gesti ed azioni inimmaginabili per un uomo comune. Solo conoscendo il loro modo di operare, si può sperare di risvegliare l’umanità dall’incantesimo di cui attualmente è succube. Il vero problema è che la conoscenza della psicopatia e di come gli psicopatici governano il mondo è stato effettivamente nascosto. Le persone non hanno la benché minima conoscenza di cui avrebbero bisogno per compiere un vero cambiamento dal basso verso l'alto. Ancora e ancora, nel corso della storia si finisce per servire il nuovo capo, identico al vecchio capo. Se c'è un lavoro che merita sforzi a tempo pieno e dedizione per il bene ultimo di aiutare l'umanità in questi tempi bui, è lo studio della psicopatia e la propagazione di tali informazioni in lungo e in largo e il più velocemente possibile.

martedì 30 settembre 2008

Che cos'è il Club di Budapest, parte I°

Sul lato sinistro del blog trovate ora, oltre alla definizione di Paciamamismo, anche una serie di collegamenti ad entità che costituiscono la rete paciamamista in Italia. Il Club di Budapest non fa parte propriamente della rete, semplicemente la ispira, la abbraccia e la dirige, per lo meno intellettualmente (basta dare un'occhiata ai suoi membri, per farsene un'idea).
Il testo che segue lo dobbiamo al blog Anti-Pachamamistas en Accion, che a sua volta è la traduzione dall'inglese dal sito envisionism.com su documenti realizzati da Andy Robbins.



Che cos'è il Club di Budapest ?

"Stiamo per affrontare una emergenza planetaria. la crisi climatica non è una questione politica, è una sfida morale e spirituale per tutta l'umanità. E' anche la nostra grande opportunità di portare la Coscienza Globale ai massimi livelli" Al Gore, dichiarazione rilasciata in seguito alla sua accettazione del Premio Nobel per la Pace (link)

La mission del Club di Budapest è, secondo le sue pagine web, quella di essere un catalizzaztore per la trasformazione verso un mondo sostenibile attraverso:
- Promozione della coscienza planetaria
- Interconnessioni fra generazioni e culture
- Integrazione fra spiritualità, scienza ed arti
- Realizzazione di comunità di apprendimento in tutto il mondo.

La filosofia del Club de Budapest si basa nella constatazione che le enormi sfide che l'umanità deve affontare si possono superare solo mediante lo sviluppo di una coscienza culturale globale. L'opinione del Club di Budapest è centrata su una coscienza culturale che abbia una prospettiva globale. Così come Greenpeace lotta per le questioni ecologiche, l'UNICEF per i bambini e Amnesty International per i Diritti Umani, il Club di Budapest è a favore della Coscienza Planetaria. La sua mission è di essere un catalizzatopre per la trasformazione verso un mondo sostenibile. Il Club si auto-percepisce come un costruttore di ponti tra scienza ed arte, tra etica ed economia, tra cognizione e realizzazione, tra vecchi e giovani, così come tra le differenti culture del mondo. Uno dei primi obiettivi del Club è stata l'iniziativa "Tu puoi cambiare il mondo".

Suona vagamente familiare ? Bene, ciò si deve al fatto che il Club di Budapest è andato a letto col Club di Roma. Fondato nel 1993 dall'ex membro del Club di Roma Ervin Laszlo, il suo nome fu scelto in relazione a dove fu fondato (una città costituita da due città, Buda e Pest, unite da un ponte; ndt) . La filosofia a cui si attiene il Clud di Budapest è di "costruire ponti tra le culture e le loro differenze"; ciò si evince sia dal loro logo che dalla loro propaganda. Al fine di stabilire una piattaforma operativa, Laszlo creò il "WorldShift Network", che funziona da tirapiedi per i progetti internazionali dettati dal Club.
Per quelli che hanno familiarità con le lusinghe della New Age, questo video dovrebbe permettere di comprendere rapidamente ciò che vi si cela realmente dietro. A quelli invece che non sono ancora addentro alle strategie propagandistiche della New Age consigliamo di seguire il video con attenzione. Infatti, alcuni temi che vi vengono affrontati e che dovrebbero stimolare i newager sono il 2012, Tutto è Uno, il calendario Maya, i cambiamenti globali e l'energia, la necessità di una nuova coscienza, eccetera...
http://www.youtube.com/watch?v=B_WQSBWl1IM&eurl=http://www.envisionism.com/research/NA.html

Vi accorgerete che nel video Laszlo cita la parola "sostenibilità" abbastanza frequentemente, così come dichiara che abbiamo l'obbligo di andare verso un futuro sostenibile. Abbiamo già segnalato cosa la sostenibilità significhi per loro e di come ciò avrà influenze su di noi: la inesorabile eliminazione dei diritti umani, unita al principio di precauzione, cioè "colpevole finchè non si dimostra innocente", ci renderà compiacenti di essere governati da documenti come la Agenda 21.
La cosa più spaventosa in tutto ciò è che stanno facendo il lavaggio del cervello ai loro seguaci affinchè rinuncino ai loro diritti, col fine di salvare il pianeta e arrivare ad essere UNO.
(nota da Anti-Pachamamistas en Accion: in molti testi della New Age lo scrivono proprio così, in maiuscolo: TUTTO è UNO e UNO è TUTTO, come una specie di Mistero della Santissima Trinità dei newagers. Allo stesso tempo lo slogan ricorda quello massonico Uniti nella Diversità. Non dimentichiamo che i precursori della New Age erano i teosofi della fine del XIX secolo, ed essi erano ben ammanicati con la massoneria).
Per leggere una carrellata dei membri del Club di Budapest, potete dare un 'occhiata qui
oppure qui (continua)

venerdì 26 settembre 2008

Giulietto Chiesa è neo-malthusiano ed eugenetista ?

Giulietto Chiesa è comunque sicuramente paciamamista.

Leggiamo infatti dal sito ufficiale di Giulietto Chiesa:

"Circola tra gli scienziati una simpatica barzelletta. Due pianeti s'incontrano. Uno ha un'aria soddisfatta e salubre, sorridente e colorato. L'altro ha la faccia marrone, piena di bitorzoli puzzolenti, respira a fatica. «Come stai? - dice quello sano all'altro - ti vedo scuro in volto, che ti succede?» Il pianeta malandato sospira: «Vedi, sono pieno di questi parassiti che si chiamano uomini. Stanno sporcando tutto, mi affumicano l'aria, mi fanno crescere la febbre, abbattono le foreste, tirano fuori cemento e lo spargono dappertutto. Guarda come mi hanno butterato la faccia». L'altro ascolta, sempre sorridente: «Oh, non preoccuparti. Li avevo anch'io, ma me ne sono liberato»."

Sul riscaldamento globale e sullo sviluppo Giulietto Chiesa ha un interessante concetto, stile Aurelio Peccei (ma più radicale, se si potesse); vediamo una sua dichiarazione durante una recente assemblea pubblica tratta da questo blog:

"la Commissione straordinaria sul Riscaldamento globale dell’Unione europea ha lanciato l’allarme sulle conseguenze di un sistema produttivo basato sul petrolio. O tutti i Paesi del mondo si metteranno d’accordo per cambiare il loro modo di vita, oppure resterà l’opzione due, la guerra, volta a eliminare fisicamente i concorrenti. Milioni di persone devono rendersi conto del punto in cui ci troviamo e iniziare a difendere il proprio territorio. Dobbiamo fermare," ha detto Chiesa, "questo sviluppo, perché è uno sviluppo suicida. A questo proposito, serve una televisione che dica la verità." E questa è una proposta concreta per Chiesa, che intende destinare i proventi del suo film sull'attentato dell'11 settembre 2001, Zero, alla realizzazione di una tivù satellitare indipendente.

Se la televisione a cui aspira Giulietto Chiesa dovrà dire "queste verità", stiamo freschi...

A Pescara nel luglio scorso Giulietto Chiesa ha rilasciato la seguente intervista, ricca di strafalcioni:

"la temperatura del pianeta sta aumentando e se continua a crescere con i livelli attuali noi andremo incontro nei prossimi 20 anni ad un aumento di 3,7 – 4 gradi. Questo comporterà veri e propri stravolgimenti sul pianeta, per esempio il Bangladesh, dove abitano 400 milioni di persone, andrà sott’acqua, come pure la nostra costa adriatica.
E questo non accadrà fra 200 anni, ma fra 20, e sarà un problema della prossima generazione, dei nostri figli. L’Africa nei prossimi 10 anni aumenterà a dismisura le zone desertiche, costringendo 250 milioni di persone a scappare, verosimilmente da noi.
Per impedire ciò occorrerebbe smettere di produrre anidride carbonica ai tassi attuali perché sta surriscaldando il pianeta attraverso l’effetto serra. Ma l’anidride carbonica è un prodotto di tutto il nostro modo di vivere: si produce con le automobili, i treni, le navi, il riscaldamento, le fabbriche. In più tutta la nostra società è basata sull’utilizzo dell’energia fossile che non è certamente infinita; la quantità d’idrocarburi che c’è sottoterra è definita e si può calcolare con una buonissima approssimazione. Tant’è che gli esperti avvertono, appunto, che a breve non ce ne sarà più. In un secolo e mezzo l’abbiamo consumata quasi interamente. "

Per un nuovo ambientalismo: cosa significa ambientalismo razionale ?

Dal blog di Ecomyths di L. Graham Smith

Non appena uno accenna a rifiutare l'ideologia dominante del moderno ambientalismo verde, c'è sempre qualcuno che tenta, attaccandolo, di farlo arruolare in modo forzoso ad altre ideologie opposte. Quelli che sono schiavi del dogma prevalente, fanno molta fatica a concepire che possano esistere prospettive alternative.
Questo post riassume scrupolosamente i concetti chiave dell'ambientalismo razionale come alternativa al dogma verde.
Fra i due estremi, le principali aree discriminanti sono:



  • la convinzione che il capitalismo del libero mercato fornisca le soluzioni ai problemi ambientali anzichè causarli
  • che i limiti alla crescita siano un costrutto ideologico e non una realtà fisica
  • una enfasi sulla globalizzazione sostenibile piuttosto che sulla sostenibilità globale
  • che l'isterismo e la scienza politicizzata siano espedienti per mettere in ombra e dissuadere la diffusione di un dibattito pubblico sulle opzioni politiche
  • che il riscaldamento globale è un mito che devia l'attenzione dai reali problemi, e
  • che non ci sono problemi ambientali che sono al di fuori della nostra capacità di risolverli.

Rifiutare il dogma prevalente non è un atto immorale o insensibile. Dissentire dal dogma non preclude la possibilità che una persona sia un ambientalista attivo e appassionato. Ciò richiede, comunque, una grande fermezza e maggiore responsabilità personale, aggiunte ad una buona volontà di pensare e agire in modo indipendente dalla massa.

mercoledì 24 settembre 2008

Zbigniew Jaworowski smaschera le bugie degli allarmisti del riscaldamento globale

Zbigniew Jaworowski
ha scritto recentemente su NZCPR.org:

"In un editoriale su un settimanale polacco ho commentato recentemente la considerevole riduzione delle temperature globali nel 2008 e durante gli ultimi 10 anni. Non è stata una sorpresa perciò vedere la forte reazione da parte dei collaboratori polacchi dell’IPCC, che negano l’esistenza del raffreddamento. La sorpresa è stata invece dover sentire da quel pulpito frasi come “cospirazione climatica mondiale” e “colossale complotto internazionale”. Personalmente non ho mai usato queste parole e nemmeno accenno ad idee simili. Forse l’idea gli è venuta dai dati e dai fatti che ho presentato, e che mostravano la debolezza dell’ipotesi del riscaldamento globale antropogenico. Senza la presenza di fattori irrazionali di matrice politica ed ideologica, è realmente difficile capire perché così tante persone credono che l’uomo sia la causa del Periodo Caldo Moderno, cosa che non è mai stata provata con evidenza scientifica. Procediamo perciò alla discussione di alcuni di questi fattori."

Cospirazione funesta
"Uno stratagemma cospirativo fu apertamente prospettato da Maurice Strong, un padrino del movimento ambientalista mondiale, che è stato anche uno dei consulenti principali dell’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. Nel 1972 Maurice Strong era il Segretario Generale della Conferenza ONU sull’Ambiente Umano, da dove fu lanciato ufficialmente il movimento ambientalista mondiale, la cui globalizzazione si deve in massima parte a lui. Nel 1992 Strong è stato anche Segretario Generale del “Summit Mondiale” di Rio, dove su sua istigazione fu stilata la prima bozza del Protocollo di Kyoto.

Strong ha svelato il suo paradigma in una intervista: “Cosa succederebbe se un gruppo ristretto di leaders mondiali arrivasse alla conclusione che il rischio principale per la Terra derivi dal comportamento dei paesi ricchi ? Per la sopravvivenza del pianeta, questi paesi ricchi dovrebbero raggiungere un accordo per ridurre il loro impatto sull’ambiente. Lo farebbero veramente ? In conclusione il gruppo direbbe “no”. I paesi ricchi non lo farebbero. Non vogliono cambiare. Così, per salvare la Terra, il gruppo si chiede: Non è forse la sola speranza per il pianeta che la civiltà industriale collassi ? Non è forse nostra responsabilità quella di favorire questo ? Questo gruppo di leaders mondiali forma una società segreta per portare l’economia al collasso (Wood 1990). Il tema climatico è divenuto attualmente forse il principale nell’agenda delle Nazioni Unite e dei politici, per lo meno essi dicono così [1]. E’ divenuto anche un tema morale. Nel 2007, rivolgendosi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Gro Harlem Brundtland, l’inviato speciale del Segretaro Generale ONU sui cambiamenti climatici, ha così stigmatizzato le riserve degli scettici: “E’ irresponsabile, sconsiderato e profondamente immorale mettere in dubbio la serietà ed il reale pericolo dei cambiamenti climatici”. Ma in precedenza la moralità da “spaventali a morte” dei “climatisti [2] fu spiegata da Stephen Schneider, uno dei loro maggiori guru: “Da una parte, come scienziati siamo eticamente vincolati al metodo scientifico, promettendo effettivamente di dire la verità, tutta la verità e nient’altro…Ma dall’altra, non siamo solo scienziati ma esseri umani…abbiamo bisogno di stabili supporti per catturare l’immaginazione del pubblico. Il che significa, naturalmente, avere il supporto della copertura mediatica. Così dobbiamo rappresentare scenari paurosi, drammatizzare e semplificare le nostre affermazioni, e metterci dietro le spalle eventuali dubbi…Ognuno di noi deve decidere il giusto equilibrio tra l’essere efficaci e l’essere onesti (Schneider 1989) .

Al Gore offre lo stesso standard morale “Credo sia appropriato esagerare l’effettiva rappresentazione di quanto sia pericoloso il Riscaldamento Globale di origine antropica, affinchè l’audience sia disposta ad ascoltare con la giusta attenzione quali siano le soluzioni”. (Gore 2006). Sullo stesso filone troviamo Rajendra Kumar Pachauri, il presidente dell’IPCC, che ha così commentato sul Quarto Rapporto dell’IPCC: “Spero che questo sciocchi la gente e i governi fino al punto da fargli prendere seri provvedimenti” (Crook 2007). Così si evince che l’IPCC non ha ambizioni di presentare una situazione climatica obiettiva, ma piuttosto intende “scioccare” la gente affinchè intraprenda azioni che seppur non avranno effetti sul clima (NIPCC 2008), ne avranno invece di disastrosi sull’economia globale e sulla società. L’implementazione di queste misure provocherebbe lo smantellamento del sistema energetico globale, la forza primaria che dirige la nostra civiltà. Questo è ciò che hanno in mente apparentemente Maurice Strong ed altri leaders del movimento ambientalista."

martedì 23 settembre 2008

E' vero che il livello dei mari aumenterà a causa del riscaldamento globale ? Attenti a come rispondete

Dal blog Global Warming Hoax

Una delle tattiche principali usate per propagandare la paura del riscaldamento globale è di dire che il livello dei mari aumenterà a causa delle emissioni antropogeniche di CO2. Il problema connesso con questa asserzione è che non ha basi scientifiche.
Qual'è la causa dell'aumento del livello dei mari ? L'espansione termica è la causa primaria. Di seguito è riportata una citazione dall'IPCC

"Cosa causa il cambiamento del livello del mare ? Primo, le acque oceaniche si espandono quando si scaldano. Sulla base delle osservzaioni delle temperature oceaniche e dei risultati dei modelli studiati, l'espansione termica è una delle cause maggiori dei cambiamenti storici dei livelli dei mari. Inoltre, si presume che l'espansione termica sarà la componente principale dell'aumento dei livelli dei mari nei prossimi secoli".

Ma se all'IPCC affermano che l'espansione termica è la principale causa per l'aumento dei livelli dei mari, e allo stesso tempo affermano che la CO2 di origine antropica è la causa del riscaldamento globale, cosa causò allora il continuo aumento dei livelli oceanici prima che si verificassero le attuali alte concentrazioni di CO2 ? Se prestate attenzione alla parte di scienza che l'IPCC in modo conveniente tralascia di citare nei suoi report, ebbene vi troverete dei gioiellini. Ad esempio, date un'occhiata a questo grafico sui livelli dei mari nell'Olocene, da Wikipedia:

Il grafico mostra i livelli marini degli ultimi 8.000 anni. Potete identificare il periodo in cui si è avuto il cambiamento più limitato ? In tempi recenti si sono avuti continui aumenti. L'osservatore astuto potrebbe arguire che il grado di accuratezza di questo grafico potrebbe facilmente nascondere i cambiamenti recenti. Così ora diamo un'occhiata a quest'altro grafico, che illustra i recenti cambiamenti dei livelli marini, sempre da Wikipedia.

La registrazione delle maree mostra un tasso di crescita di 180mm/secolo avvenuto nel 19° secolo e non mostra nessuna accelerazione del trend misurabile fra la fine del 19° secolo e la prima metà del 20° secolo (nel senso che il trend rimane pressochè continuo e lineare). Infatti il Report 2001 dell'IPCC dichiarava: "Non è stata rilevata nessuna accelerazione del tasso di aumento dei livelli marini nel corso del 20° secolo". A fronte di ciò occorre sapere che il tasso atmosferico di CO2 è aumentatato significativamente nella seconda metà del 20° secolo.
Il terzo grafico, elaborato dall'IPCC, sui livelli di CO2 degli ultimi 1.000 anni mostra che il tasso di crescita della CO2 è stato molto maggiore nella seconda metà del 20° secolo rispetto alla prima metà.

Se dobbiamo incolpare i livelli di CO2 di far aumentare i livelli marini, allora ci si aspetterebbe di trovare un simile trend anche per l'aumento degli stessi livelli oceanici nel passato recente. Allora, cos'è che provoca veramente l'auemento dei livelli delle acque oceaniche ? Se il riscaldamento globale provoca l'epansione termica, e l'espansione termica è la "causa principale dell'aumento dei livelli marini " (citazione dell'IPCC), e le tendenze all'aumento dei livelli marini non sono cambiate in modo significativo nell'ultimo secolo, è evidente che l'aumento dei livelli non è determinato da nulla che l'uomo possa fare. Così si dovrebbe concludere che ogni aumento dei livelli marini determinatosi fino ad oggi è naturale e continuerà ad esserlo a meno che non dovesse aumentare repentinamente e qualcuno riuscisse a dimostrare con prove circostanziate che ciò sia dovuto a qualcosa che l'uomo sta facendo. Si dovrebbe anche concludere che il tasso di aumento del riscaldamento è stato costante durante gli ultimi secoli. In questo caso il tasso dell'aumento dei livelli agirebbe come un indice di temperatura (più o meno come gli anelli di accrescimento degli alberi). Bisogna tener presente che per il passato sono disponibili misurazioni abbastanza accurate dei livelli marini più di quanto non siano diponibili accurate misurazioni di temperature globali.
E' sempre divertente sostenere la parte avversa in un dibattito che alla fine fa il vostro gioco.

Il "romano" Dalai Lama: prediche a due stelle da alberghi a cinque stelle

Il Dalai Lama, che le autorità cinesi accusano di aver fomentato le recenti rivolte in Tibet, ha ricevuto ieri dal Consiglio Comunale di Roma la cittadinanza onoraria della città eterna. Era stato il Sindaco Gianni Alemanno a sostenere la proposta, da parte di ambienti del Partito Democratico, di concedere la cittadinanza onoraria di Roma, con cerimonia da inserirsi negli eventi della Festa del Cinema, che quest'anno si terrà dal 22 al 31ottobre. Della serie: la vita è tutta un film. Forse allora, per sdrammatizzare, vale la pena di leggere questo post, opportunamente tradotto, scritto l'anno scorso da Andrew Bolt.

"Il gap fra i ricchi e i poveri sta crescendo, ed è enorme", dice, "Questo non è solo moralmente sbagliato, ma è in pratica una fonte di problemi. Noi dobbiano ridurre questo gap".

Apparentemente, un modo per ridurre il gap fra ricchi e poveri, secondo la ricca audience del Dalai Lama, è di diventare Buddista, la qual cosa si è preparati subito a credere, dopo aver visitato le terre Buddiste, invariabilmente povere e aver verificato la filosofia Buddista del "siedi e temprati".
Ma forse no, c'è qualcosa di sbagliato, perchè il Dalai Lama, esausto, recentemente, in Australia, "ha volato col suo entourage di 10 persone in business class ed ha soggiornato in alberghi a 5 stelle".

Ma, aspettiamo, il Dalai Lama ha sentenziato ancora:

"Prendersi cura dell'ambiente dovrebbe essere parte della nostra vita quotidiana. Quando usate l'auto, l'elettricità, l'acqua, in ogni momento, tenete a mente la preservazione dell'energia e delle risorse"

Così, ristabilito, ha consultato il suo itinerario per il resto dell'anno. Usando auto, elettricità, risorse e aeroplani, ha lasciato l'Australia alla volta di Nuova Zelanda, Italia, Usa, Spagna, Portogallo, India e Canada. Sempre con voli aerei business class.

Senza dubbi applicherà i principi che predica in una qualche sua vita futura.

******************************************
A chi fosse rimasto scandalizzato da queste riflessioni, consigliamo gli approfondimenti sul Dalai Lama contenuti nel blog intitolato: Il Dalai Lama è una frode politica.

lunedì 22 settembre 2008

Gli europei e il clima: è sempre colpa degli altri

di Carlo Stagnaro, dal blog




Secondo l'ultima rilevazione Eurobarometro, gli europei pensano che il cambiamento climatico sia una grave minaccia e ritengono che bisognerebbe fare di più, ma sostengono anche che individualmente stanno già facendo abbastanza.
Il quadro che emerge dall'indagine dell'Ufficio statistico europeo non svela nulla di nuovo, se non l'asimmetria tra desideri pubblici e comportamenti privati, e la profondità dell'indottrinamento verde nel pubblico europeo (e italiano). Secondo il campione intervistato, il riscaldamento globale è la seconda maggiore sfida che l'umanità dovrà affrontare nel prossimo secolo (62 per cento), dopo la povertà e prima del terrorismo, la guerra e la recessione. Scopro di appartenere al 7 per cento degli europei (e 8 per cento degli italiani) che non ritengono il global warming un problema serio: suvvia, considerando il bombardamento mediatico non è poco. La maggior parte degli europei - poco più della metà - dicono di essere molto o abbastanza informati.
Ora viene il bello: il 61 per cento degli europei afferma di fare qualcosa contro il cambiamento climatico (a proposito: cambiamento climatico è politicamente più sexy di riscaldamento globale. D'ora in poi userò la formula riscaldamento globale); il 56 per cento pensa che le politiche climatiche possano avere un impatto positivo sull'economia europea. Però, il 67 per cento pensa che i cittadini (gli altri) non stiano facendo abbastanza, come non stanno facendo abbastanza le imprese (76 per cento), i governi (64 per cento) e l'Europa (58 per cento). Cioè, mi spiego: la maggioranza degli europei pensa di fare abbastanza ma che gli altri non lo facciano. Non commento.
Se poi si chiede ai cittadini cosa stanno facendo, in pratica, le prime tre risposte sono: la raccolta differenziata dei rifiuti (46 per cento), che dubito possa avere grandi effetti sulle emissioni; riducono i consumi energetici a casa (39 per cento), cosa che non sembra emergere dai dati sui consumi al di fuori della componente di risparmio indotta dal caro-petrolio (che si vede soprattutto sui consumi di carburanti per autotrazione); e riducono il consumo di acqua (33 per cento). Il 44 per cento degli europei dice poi che sarebbe disponibile a pagare di più (tra l'1 e il 30 per cento) per l'energia se questo consentisse di affidarsi a energia "pulita", whatever it means. Naturalmente, anche in questo caso i fatti non seguono alle parole: se ci fosse davvero una così solida domanda per un aumento dei prezzi, le offerte commerciali si moltiplicherebbero (non lo fanno) e i sussidi non sarebbero necessari (lo sono, ahimé, per rispettare gli obiettivi sulle rinnovabili). Almeno su un punto gli europei hanno una visione realistica della realtà: solo il 25 per cento di coloro che dicono di "far qualcosa" giustificano la loro scelta dicendo che "mi fa risparmiare soldi". Per quanti pregi abbiano i comportamenti cosiddetti sostenibili, costano di più. Un incredibile 8 per cento sostiene di essere stato esposto agli effetti del riscaldamento globale: forse pioveva (o non pioveva, non ricordo più quale delle due vada di moda adesso) il giorno in cui sono stati intervistati.
Le risposte degli italiani non si discostano granché da quelle degli europei. Vi sono alcune risposte su cui, invece, la differenza si vede. Per esempio, "solo" il 47 per cento degli italiani (contro i due terzi degli europei) ritiene che il riscaldamento globale sia il più urgente problema da risolvere. E' interessante perché la risposta non riflette un atteggiamento egoistico, ma una diversa lettura delle priorità: per gli italiani, come per gli europei, il primo problema è la povertà, il secondo è il terrorismo. Solo dopo, e con meno della metà dei voti, arriva il global warming. Gli italiani si mostrano anche meno ipocriti degli europei: "solo" il 49 per cento dice di fare molto o abbastanza per contrastare il riscaldamento globale, contro il 61 per cento degli europei. Il 48 per cento "soltanto" dice di aver ridotto i consumi energetici, e questo è comprensibile perché noi abbiamo già consumi relativamente bassi a causa dei prezzi proibitivi. Neppure i consumi idrici vengono ridotti ("solo" il 42 per cento dice di farlo), per la ragione opposta: l'acqua costa pochissimo e quindi ne sprechiamo a secchiate.
Questo sondaggio dice, sostanzialmente, una cosa: gli europei (italiani compresi) sono sommersi da un mare di propaganda. Bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare.

giovedì 18 settembre 2008

Il WWF spamma


Stamattina mi arriva in casella una mail non autorizzata e non gradita da parte del WWF Italia che, mediante immagini apocalittiche e usando le solite argomentazioni alla Al Gore, tipo"anidride carbonica in aumento, sconvolgimenti climatici e surriscaldamento globale" mi invita a cliccare un bottone e così dar seguito ad una donazione per "salvare la foresta amazzonica". In realtà credo che più che un "piccolo contributo in più di solo 2 euro," col quale "potrai scegliere tra tanti wallpaper e suonerie della foresta amazzonica da scaricare", il Wwf sia interessato più che altro a diffondere il verbo algoriano di stampo neo-malthusiano ed eugenetico nonchè razzista sul cosiddetto riscaldamento globale. Abbiamo già avuto modo di scrivere in passato (qui il post: Il Wwf, le sue origini, chi lo finanzia e i suoi veri scopi), quali siano i veri intendimenti del Wwf, in Italia saldamente collegato alla sezione italaliana del Club di Roma, cioè la Fondazione Aurelio Peccei, presieduta da Roberto Peccei, il quale dirige in America il più grande centro dove si pratica la vivisezione. Il Wwf mi informa altresì che ha accesso ad una banca dati di indirizzi email "messi a disposizione dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca attraverso i propri Centri Servizi Amministrativi", che mantiene "liste interne autorizzate dell'Associazione" e che " il trattamento dei dati sarà improntato ai principi di correttezza, liceità e trasparenza ed esclusivamente per finalità associative." Essendo queste finalità non ancora chiare al grande pubblico, abbiamo la speranza perciò di contribuire alla loro divulgazione.

Il denaro e le connessioni che stanno dietro la crociata di Al Gore sull’anidride carbonica – Parte II°

di Deborah Corey Barnes

Fronte e Centro

Chiaramente la GIM è nata per trarre vantaggi economici dal commercio delle quote di anidride carbonica. La quota associativa alla CCX è attualmente volontaria. Ma se verrà un giorno che il governo federale USA richiederà obbligatoriamente a chi emette gas serra – cioè praticamente tutti – di partecipare al cap-and-trade, allora chi avrà creato un mercato per lo scambio delle quote sarà nella posizione di controllarne le entrate economiche. E questo fa muovere Al Gore al fronte e al centro. Come politico, Al Gore è per la trasparenza, ma in qualità di presidente della GIM se ne sta in disparte, secondo la rivista Forbes. Infatti l’opinione pubbica non è al corrente delle finanze della sua compagnia, da dove ottenga i fondi e quali progetti stia supportando.

Si sa che la Goldman Sachs ha commissionato a tre istituti, il World Resources Institute (affiliato alla CCX), il Resources for the Future e il Woods Hole Research Center uno studio di ricerca sulle opzioni politiche degli USA sulla regolazione dei gas serra. Nel 2006 la Goldman Sachs ha finanziato tali ricerche per 2,3 milioni di dollari. Ha inoltre speso 1 miliardo di dollari per progetti sulle compensazioni, una cifra esorbitante per progetti che riguardano la generazione di energia da fonti diverse da petrolio e gas. Nell’ottobre del 2006 la Morgan Stanley si è impegnata a investire 3 miliardi di dollari in progetti di misure compensative. La Citigroup è entrata nel mercato delle quote nel maggio 2006 e così ha fatto anche la Banca d’America nel giugno successivo.

Alcuni gruppi ambientalisti hanno cominciato ad opporsi ad Al Gore ed ai suoi amici banchieri investitori. Ad esempio dicono che il gruppo di Al Gore provvede ai bisogni di chi è in grado di mettere a disposizione mezzi finanziari per entrare nel mercato delle quote di anidride carbonica. Il bollettino del World Rainforest Movement dice che membri dell’IPCC (l’Intergovernmental Panel on Climate Change dell’ONU) si preparano a trarre vantaggi economici appoggiando le imprese di Al Gore nel campo della negoziazione delle quote. L’IPCC, dicono i critici, da una parte ha la maggior voce in capitolo a livello scientifico su ciò che è considerato l’impatto dei gas serra sul riscaldamento globale, dall’altra approva un meccanismo che alla fine è fondamentalmente promotore del concetto ipocrita della negoziazione dell’anidride carbonica.

L’organizzazione no-profit Winrock International è un esempio di ente associato all’IPCC che cerca attivamente gruppi ed individui interessati al mercato delle quote di anidride carbonica. La Winrock, con sede nell’Arkansas, fornisce a livello mondiale “consulenze nel campo della CO2”. La Winrock ha ricevuto finanziamenti governativi da EPA, USAID e dal Dipartimento Lavoro, Stato e Commercio, cosi come dalla Nature Conservancy (che ha avuto come ex presidente Henry Paulson). La Winrock sostiene che le negoziazioni cap-and-trade siano il miglior modo per prevenire la crisi dovuta ai cambiamenti climatici. Ma occorre considerare questo: quando una organizzazione no-profit ottiene denaro dalle compagnie petrolifere e patrocina la trivellazione del suolo per la ricerca di idrocarburi come una soluzione alla penuria di energia, viene sicuramente attaccata come uno strumento nelle mani del Big Oil. Finora però i gruppi collegati ad Al Gore hanno evitato simili attacchi.

Quindi viene il World Resources Institute (WRI). E’ stato il primo gruppo non governativo ad aderire alla CCX come membro associato (una definizione per quei soci le cui emissioni di gas serra sono trascurabili). Molti dei suoi donatori sono soci della CCX oppure sono nel campo delle negoziazioni delle quote, come Shell Foundation, Whole Foods Market, Nature Conservancy, American Forest and Paper Association, Pew Center for Climate Change, così come il Rockefeller Brothers Fund e la Fondazione Ford (anch’essa collegata al clan Rockefeller).

Ora siete in grado di collegare i punti

Nel giugno del 2006 la banca Mondiale ha annunciato la sua adesione all CCX, affermando che intendeva compensare le sue emissioni di gas serra per mezzo dell’acquisto di crediti attraverso la CCX. La Banca ha aggiunto che i suoi crediti contribuiranno al restauro di 4.600 ettari di pascoli degradati in Costa Rica. In qualche modo, la CCX ha calcolato che questo equivale alle 22.000 tonnellate metriche di emissioni che la Banca afferma essere create dalle sue attività.

Un blog della Banca Mondiale dal titolo Private Sector Development Blog pubblica con regolarità articoli che informano sulle attività di Al Gore e sul concetto dei crediti di anidride carbonica. Vi vengono annunciate iniziative “verdi” nelle quali i crediti sono ritenuti in grado di cancellare le “cattive” emissioni di CO2 rilasciate dalle attività della compagnia.

Infatti la Banca Mondiale ora ha istituito una unità di finanziamento per l’anidride carbonica che conduce ricerche su come sviluppare e negoziare i crediti di anidride carbonica. La Banca opera in Italia, Olanda, Danimarca e Spagna per realizzare in ogni paese fondi per l’acquisto da compagnie private di crediti di emissioni da usare in paesi in via di sviluppo. Inoltre, la Banca gestisce il Fondo Europeo per l’Anidride Carbonica per aiutare i paesi a rientrare nei parametri del Protocollo di Kyoto. Questi fondi sono trattati dalla ECX (metà della quale appartiene alla CCX, essa stessa una creatura della compagnia di Al Gore, la GIM). Riusciamo ora ad unire i singoli punti ?

Un sito affiliato a “Una scomoda verità” di Al Gore invita i cittadini preoccupati a lottare personalmente contro il riscaldamento globale attraverso la compensazione della propria “impronta ecologica”. Il modo per fare ciò include di passare alle lampadine fluorescenti a risparmio energetico e allo spegnimento dei termostati a casa propria. Ma il sito chiede anche con urgenza ai cittadini americani di compensare le proprie emissioni di CO2 per mezzo dell’acquisto di quote da una compagnia gestita da nativi americani chiamata Native Energy. Native Energy promuove l’energia eolica per mezzo della compra-vendita di crediti di CO2 e futures per la realizzazione di turbine eoliche nelle riserve indiane.

Ciò che il sito non menziona è che il fondatore di native Energy, il veterano dell’industria energetica Tom Boucher, ha fondato anche una compagnia di marketing chiamata Green Mountain Energy, un’associata alla CCX che si autodefinisce “il fornitore principale americano al dettaglio di energia pulita e soluzioni di compensazione delle emissioni. Green Mountain offre a clienti residenziali, di affari, istituzionali e governativi un modo facile per comprare prodotti elettrici puliti e accessibili, così come l’opportunità di compensare la propria impronta ecologica”. In altre parole, Green Mountain vende servizi di consulenza agli utilizzatori di energia, informandoli sull’opportunità di investire in gruppi come Native Energy.

Così sembra che banche ed aziende di investimento stiano diventando verdi, impazienti di entrare nel mercato emergente delle emissioni. Allo stesso tempo, gli ambientalisti stanno scoprendo nuovi modi per diventare ricchi credendo di salvare gli Orsi polari e le foreste pluviali.

Gli agitatori no-profit di Al Gore

Nel 2006 Al Gore ha fondato il proprio gruppo no-profit sulle tematiche del riscaldamento globale, Alliance for Climate Protection, una organizzazione di beneficenza. Il gruppo promuove politiche ambientali più stringenti nel settore privato e specialmente vuole una legislazione sul cap-and-trade così che le compagnie siano forzate ad abbassare le loro emissioni di gas serra e a comprare crediti di emissione.

Il Direttore (CEO) dell’Allenaza è Cathy Zoi, una ex consulente in campo ambientale del Presidente Bill Clinton. Gore è il presidente del consiglio del gruppo, che include attivisti ambientalisti come Theodore Roosevelt IV, il Direttore dell’EPA ai tempi di Clinton Carol Browner, il consulente del Presidente George H.W. Bush sulla sicurezza nazionale Brent Scowcroft ed il direttore dell’EPA dell’era Reagan Lee Thomas. Al Gore ha dichiarato di aver finanziato l’Alleanza con 250.000 dollari ed ha affermato di voler devolvere al gruppo i proventi derivanti dal film “Una scomoda verità”.

Nel settembre 2006 l’Alleanza si è rallegrata quando il governatore dellla California Arnold Schwarzenegger aveva firmato il Global Warming Solutions Act. La California è al sesto posto in graduatoria nelle economie mondiali ed è la 12° in graduatoria per le emissioni di CO2. Il mandato promette di tagliare le emissioni del 25% entro il 2020. Al contrario di altri programmi statali e regionali per tagliare le emissoni di CO2 e promuovere le energie alternative, la legge della California è la prima ad aderire ai programmi cap-and-trade. Ha ottenuto così il supporto dei litigiosi gruppi ambientalisti, così come quello dei gruppi di affari e finanziari che vogliono entrare nel business della compravendita dei crediti di emissione.

Forzare tutti a giocare

Nel 2007 il Congresso USA aveva considerato un buon numero di progetti di legge per ridurre le emisioni di CO2. Il progetto con le maggiori chances era quello sponsorizzato da John McCain e Joseph Lieberman. Si applicherebbe all’intera economia americana, ridurrebbe le emissioni a stralci (ai livelli del 2004 entro il 2012, ai livelli del 1990 entro il 2020 e al 60% dei livelli del 1990 entro il 2050) e darebbe il via libera al mercato del cap-and-trade per i crediti di emissione

Ora perciò vi è una grande spinta a forzare l’azione da parte dell’Amministrazione Bush. Il 14 maggio del 2007 il Presidente Bush ha firmato un ordine esecutivo per far si che le agenzie federali preparino regolamenti accurati entro la fine del 2008 che “taglino il consumo di benzina e l’emissione di gas serra dai veicolo a motore”. Il suo piano “20 in 10” per tagliare i consumi di carburante del 20% nei prossimi 10 anni pone l’accento sui crescenti standards dell’economia dei carburanti per le auto ed i camion leggeri e sull’aumento dell'uso di carburanti alternativi.

Ma Bush non vuole misure obbligatorie su scala nazionale sulle emissioni, ma favorisce tagli volontari alle emissioni di CO2 nel settore privato. Questo è altamente frustrante per i broker, gli imbroglioni ed i gruppi di interesse che vogliono salire sul treno del cap-and-trade. Ci sono miliardi di dollari da guadagnare nel campo delle negoziazioni dei crediti di emissione. Ma prima il governo federale deve forzare tutti a giocare.

Per quanto riguarda Al Gore, l’ex vice Presidente ci mette molto fervore emozionale nella sua crociata contro la CO2. Viaggia in lungo e in largo mostrando schemi e grafici, cita esperti e si appella a filosofi e leader religiosi per salvare il pianeta dal riscaldamento globale. Ma non fa una parola sui suoi soci in affari che bramano di entrare nell’emergente mercato dell’anidride carbonica. Ed i media non prestano attenzione alle compagnie che offrono “servizi di consulenze sulla CO2” e che saranno beneficiate dai controlli federali sulle emissioni di anidride carbonica.

Forse è oramai ora che lo facciano

Deborah Corey Barnes è un’autrice freelance e blogger per Polireport a Washington, D.C.

Il denaro e le connessioni che stanno dietro la crociata di Al Gore sull’anidride carbonica – Parte I°

di Deborah Corey Barnes

La campagna di Al Gore contro il riscaldamento globale ha ingranato le marce alte. Giornalisti e commentatori seguono ogni sua mossa e bombardano il pubblico con notizie sulle sue attività ed opinioni. Ma mentre i media mainstream promuovono le sue idee sullo stato del pianeta, essi mantengono il silenzio sull’impatto drammatico che le sue proposte economiche avrebbero sull’America, se applicate. Ancora, i giornalisti ignorano regolarmente l’evidenza che egli possa trarre benefici personali dalle sue campagne. Finirebbe l’innamoramento dei suoi fans se questi si rendessero conto di quanto denaro il loro uomo si appresta a guadagnare ?

All’inizio del 2007 Al Gore ha dovuto sopportare una debacle nelle sue pubbliche relazioni. Il Centro di Ricerche Politiche del Tennessee, un think tank a livello statale, rivelò che egli era uno scialacquatore di energia. Documenti pubblici mostravano che la villa di Al Gore a Nashville usava in un mese più del doppio di energia elettrica di un americano medio in un anno. La sua bolletta mensile in media ammontava a più di 1.359 dollari. Inoltre, il suo consumo domestico di energia è aumentato dopo che “Una scomoda verità” (2006), il suo film sul riscaldamento globale era approdato nelle sale cinematografiche tra critiche estasiate.

Non importa che la comunità scientifica sia divisa su cosa causi il riscaldamento globale, quanto dannoso sia e come ci si deve rapportare. Gore recita davani ai media fra gli applausi, insistendo che il mondo si stia scaldando pericolosamente ma che egli conosce la soluzione.

Il sistema Cap-and-Trade

Per risollvere la “crisi climatica”, Al Gore vuole porre un limite (cap) alla produzione di gas serra. Egli preme per un immediato congelamento delle emissioni negli USA, un divieto di costruzione di nuove centrali a carbone, severe misure di risparmio ed efficienza energetica, mandati per energie rinnovabili, tasse sull’anidride carbonica (carbon tax) e obiettivi e tempistica vincolanti per la riduzione delle emissioni di gas serra. Queste emissioni consistono principalmente di anidride carbonica (CO2), il sottoprodotto dei combustibili fossili come petrolio, carbone e gas naturale, che forniscono l’85% dell’energia degli USA. Il progetto di Al Gore per salvare il pianeta sposta gli Stati Uniti verso un’economia controllata nella quale strumenti regolatori governativi mantengano l’influenza sopra tipi e quantitativi di energia disponibile per il settore privato. Il suo principale strumento regolatore è il cosiddetto ‘cap-and-trade” (cioè un sistema di incentivi alla riduzione delle emissioni tramite permessi di emissione negoziabile).
Con questo sistema il governo pone un limite (cap) alle emissioni di CO2 e di altri gas serra da parte del settore privato. Ad ogni settore, industria o impresa viene assegnato una quantità prefissata di crediti che permettono di emettere quantità specifiche di gas serra. Ad esempio, un credito negoziabile di anidride carbonica permette l’emissione di una tonnellata di CO2. Se un’industria emette più tonnellate di CO2 di quante siano autorizzate dai crediti, ha la possibilità di acquistare crediti supplementari da altre ditte – oppure dovrà pagare una multa proporzionale alla quantità delle emissioni in eccesso. Quindi le compagnie che emettono quantitativi di emissioni inferiori ai crediti a disposizione hanno la facoltà di vendere tali crediti in eccesso.

Questo sistema, che può suonare market-friendly, è in realtà qualcosa che è solo alla portata dei sogni dei burocati. Si tratta di una distorsione in quanto il mercato dell’anidride carbonica esiste solo perché le imposizioni governative di un tetto massimo creano una scarsità artificiale dei diritti di produrre energia. In un sistema cap-and-trade, i compratori acquisteranno le loro compensazioni da un broker o attraverso una piattaforme elettronica di commercio. In Europa, il commercio di anidride carbonica è già una realtà. Dal 2005, le compensazioni di anidride carbonica vengono negoziate elettronicamente attraverso l’ECX (European Climate Exchange).

La maggior parte dei programmi cap-and-trade permettono a determinate compagnie di procacciarsi crediti intraprendendo azioni che si suppone possano ridurre le emissioni, anche al di fuori delle operazioni e delle strutture della ditta. In una versione popolare del concetto di compensazione, le ditte guadagnano crediti comprando piantine di alberi da piantare in paesi in via di sviluppo. I sostenitori dicono che la CO2 così assorbita dagli alberi andrà a bilanciare le emissioni delle industrie sponsorizzatrici. A dispetto del suo valore come immagine, gli scienziati si fanno beffe della nozione che sia possibile piantare alberi a sufficienza per bilanciare le emissioni antropiche di CO2, ma questi progetti riscuotono popolarità all’interno della comunità ambientalista.

Molte le possibilità di imbrogliare

Comunque, gli ambientalisti più radicali rigettano il cap-and-trade. Dicono che permette agli inquinatori di continuare ad inquinare attraverso l’acquisto delle quote. Ciò è vero, ma è irrilevante. Una tonnellata di CO2 a Pechino ha lo stesso effetto sul clima di una tonnellata emessa a New York. Il problema reale è che il governo di ogni paese ha un incentivo per imbrogliare a nome degli industriali locali. E’ stata questa l’esperienza in Europa con l’ETS (Emissions Trading System) che l’Unione Europea ha stabilito per implementare il Protocollo di Kyoto. In ogni paese membro della UE (ad eccezione della Gran Bretagna), le quote permettono di eccedere dai corrispondenti quantitativi di emisione di tonnellate di CO2.

Le compensazioni di emissione permettono ancora maggiori possibilità di imbroglio. Ad esempio, alcune compagnie che trattano alluminio dichiarano che si meritano dei crediti perchè riciclano alluminio, e il riciclaggio, richiedendo meno energia, è meno dispendioso della lavorazione della materia prima. Fra le attività che generano compensazioni, la più popolare è la messa a dimora di alberi. Ma questo metodo di immagazzinare anidride carbonica richiede anni, ed i risultati a lungo termime sono incerti. Se gli alberi muoiono o deperiscono, o se vengono bruciati per lasciare spazio all’agricoltura, non c’è riduzione delle emissioni. La riduzione netta della CO2 dalla messa a dimora degli alberi può non materializzarsi per decine di anni, ma le compensazioni hanno esito immediato.

Per i critici nei confronti del mercato delle quote e della sinistra ambientalista, le compensazioni non sono nient’altro che un trucco di marketing. Alcuni le descrivono come fantasiosi stratagemmi affini alle indulgenze medievali che venivano vendute nel mercato clericale per regolare la remissione dei peccati.

La verità è che praticamente ogni azione umana tesa alla produzione richiede l’uso delle risorse naturali, e niente è immune da inquinamento. Anche la produzione di energia dal vento richiede le pale eoliche, le quali, secondo alcuni ambientalisti, come ad esempio Robert F. Kennedy, Jr, possono “inquinare” dal punto di vista visivo gli ambienti naturali. Kennedy, a capo del gruppo verde Riverkeepers, dice di sostenere l’energia eolica, ad eccezione degli impianti sistemati nelle acque al largo di Cape Cod.

Qualunque sia l’impatto sull’ambiente, è sicuro che lo schema cap-and-trade spinga all’insù le prospettive economiche e politiche delle persone e dei gruppi che vi stanno dietro. Prima che la compagnia collassasse sotto il peso dello scandalo finanziario, la Enron del Direttore (CEO) Ken Lay era una delle proponenti principali delle idee alla base del cap-and-trade. Così come lord John Browne della BP, prima di dimettersi nel maggio 2006 sotto il peso di uno scandalo personale. Nell’agosto del 1997, Lay e Browne si incontrarono col Presidente Bill Clinton ed il vice Presidente Al Gore nella Camera Ovale per determinare le posizioni ufficiali americane da assumere ai negoziati di Kyoto che portarono al trattato internazionale per regolare le emissioni dei gas serra.

Il Senato degli Stati Uniti votò 95 a 0 la non ratifica del trattato di Kyoto nel 1997. Ma questo non fermò Al Gore.

Il circuito degli affari di Al Gore

Al Gore è il fondatore e presidente della azienda privata chiamata GIM (Generation Investment Management) con sede a Londra. Secondo Al Gore, l’azienda investirebbe denaro proveniente da istituzioni e ricchi investitori nel campo delle compagnie verdi. “La GIM compra, ma non fornisce, compensazioni di anidride carbonica” da detto il commentatore Richard Campbell della CSN nel Marzo 2007.

La GIM sembra evere un’influenza considerevole sopra le maggiori aziende che attualmente negoziano quote di anidride carbonica, come ad esempio la Chicago Climate Exchange (CCX) in America e la Carbon Neutral Company (CNC) in Gran Bretagna. La CCX è la sola azienda in America a dichiarare di negoziare le quote.

La CCX deve la sua esistenza in parte alla Fondazione Joyce, con sede a Chicago e di orientamento liberale, che nel 2000 ha concesso una somma di 347.000 dollari per finanziare uno studio preliminare per testare la vitalità di un mercato nel campo delle quote. Al tavolo dei direttori della CCX siede l’ubiquitario Maurice Strong, un diplomatico e industriale canadese che, fin dagli anni ’70, ha aiutato la creazione di una agenda politica internazionale per il movimento ambientalista. Strong definisce se stesso come “socialista in ideologia e capitalista in metodologia”. I suoi precedenti ruoli includevano quello di consulente principale del Segretario ONU Kofi Annan, consulente principale del Presidente della Banca Mondiale James Wolfenshohn e mebro del direttivo della Fondazione Nazioni Unite, una creatura di Ted Turner. Il 79enne Strong è un intimo di Al Gore.

La CCX ha circa 80 soci che sono sedicenti emettitori di gas serra. Essi si sarebbero volontariamente impegnati a ridurre le loro emissioni, entro il 2010, ad un livello del 6% al di sotto delle loro emissioni del 2000. La CCX include Ford Motor Company, Amtrak, DuPont, Dow Corning, American Electric Power, International Paper, Motorola, Waste Management e una infarinatura di altre compagnie, oltre agli stati dell’Illinois e del Nuovo Messico, sette città e varie università. Presumibilmente i soci “comprano” compensazioni attraverso l’intermediazione della CCX. Ciò significa che essi contribuiscono o investono in gruppi di compagnie che forniscono forme di energia “alternative, rinnovabili e pulite”.

La CCX ha anche “soci di partecipazione” che sviluppano progetti di compensazione. Hanno nome come Carbon Farmers e Eco-Nomics Incorporated. Inoltre, altri gruppi di soci partecipanti facilitano, finanziano e negoziano progetti di compensazione per “isolare, distruggere e rimuovere” gas serra. La CCX aspira ad essere leader del commercio delle emissioni di CO2 alla borsa New York Stock Exchange.

Insieme ad Al Gore, il co-fondatore della GIM è il Segretario del Tesoro USA ed ex Direttore (CEO) della Goldman Sachs, Hank Paulson. Nel settembre 2006 la Goldman Sachs acquistò il 10% delle azioni della CCX per 23 milioni di dollari. Alla CCX appartiene metà della ECX, così ora anche quest’ultima appartiene in parte alla Goldman Sachs.

Gli enti investitori della GIM sono costellati di dirigenti della Goldman Sachs, inclusi David Blood, ex Dirttore (CEO) della Goldman Sachs Asset Management (GSAM); Mark Ferguson, ex co-presidente della GSAM pan-European research; e Peter Harris, che presiedette le operazioni internazionali della GSAM. Un altro partner finanziatore è Peter Knight, che è il presidente designato della GIM, che è stato sia il capo dello staff di Al Gore nel 1977-1989 quando Gore era senatore, che anche manager della campagna elettorale per la rielezione del duo Clinton-Gore nel 1996.

Come la CCX, la ECX ha circa 80 compagnie associate, incluse BP, Calyon, Endesa, Fortis, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Shell, e la ECX ha contratti con l’Unione Europea per lo sviluppo di un mercato dei future delle quote di CO2. Cosa ne ottengono le compagnie ? Beneficiano investendo nella negoziazione delle quote oppure ricevono sussidi per fare ciò.
(continua)

martedì 16 settembre 2008

Gli ambientalisti e la loro montagna di bufale


Gli ambientalisti hanno sempre usato le bufale per tentare di fermare il progresso in America. Prima dell’avvento della bufala del cosiddetto riscaldamento globale, si possono citare dozzine di altre bufale scaturite dal mondo ambientalista negli ultimi due secoli. Tutte queste bufale sono state all fine smascherate ma una rimane ancora in auge.

Ecco un breve elenco delle principali bufale ambientaliste.

1. Nel 1820 vi erano 1 miliardo di abitanti sulla Terra. Gi ambientalisti dissero che si doveva trovare il modo di mettere al mondo non più di un altro miliardo di persone, poiché la Terra non ne poteva ospitare più di 2 miliardi. Siamo a settembre 2008 e vi sono 6.677.563.921 di persone sulla Terra. Gli ambientalisti ante-litteram si sbagliavano.
2. Nel 1860 l’anarchico Henry David Thoreau, un altro famoso fanatico alla Al Gore, scrisse libri su come stavamo distruggendo il pianeta. Thoreau pretendeva che si smettesse di tagliare gli alberi. Al 2008 tutte le sue previsioni si sono rivelate infondate.
3. Nei primi anni del ‘900 una moltitudine di cosiddetti scienziati ed ambientalisti intelligenti fecere previsioni su come l’uomo avrebbe cessato di esistere entro il 2000. Molti di questi fanatici erano inglesi ed Oscar Baumann a Londra coniò la parola ‘smog’. Da allora i fanatici ambientalisti hanno usato questa parola a scopo di propaganda. Dicevano che avremmo cessato di esistere a meno che non si smettesse di avere figli e se se non si fermavano le fonti che producevano smog. Siamo al 2008 e l’aspettativa di vita delle persone è più alta che mai.
4. Nel 1933 gli ambientalisti di American Environmentalist si accorsero che non vi erano progressi nel campo della distruzione della civiltà umana perché stavamo ancora mettendo al mondo bambini (bestiame ai loro occhi), così fecero lobbismo presso i loro politici corrotti affinchè fosse approvato l’Agricultural Adjustement Act. In effetti questo provvedimento passò. QUESTA LEGGE PREVEDEVA SIA LIMITI ALLE PRODUZIONI AGRICOLE SIA AL BESTIAME CHE I CONTADINI POTEVANO DETENERE. Perché vi chiederete ! Il loro scopo finale era il deperimento dell’agricoltura americana, smontandola un pezzettino alla volta. La salvezza dell’ambiente, del suolo e dell’erba era la loro scusa per giustificare questa legge di stampo Marxista. Il Presidente Franklin Delano Roosevelt fu felice di approvare questa legge, anche se a quel tempo l’America stava uscendo dalla Grande Depressione che aveva causato già il 25% di disoccupati fra le forze lavoratrici. Gli ambientalisti furono felici di presentare l’Agricultural Adjustement Act al Presidente Roosevelt allo scopo di far aumentare il numero di disoccupati fra i contadini. Più disoccupati voleva dire che meno persone avrebbero avuto figli, secondo gli ambientalisti.
5. Verso la fine degli anni ’60 e all’inizio dei ’70, gli ambientalisti cercarono di convincerci che il pianeta stava andando verso una fase di raffreddamento globale. Non c’è nulla di sbagliato in una affermazione del genere, solo che questi dicevano che la gente era la causa per la quale la Terra si stava raffreddando (C’è bisogno di aggiungere altro ?).
6. Verso la fine degli anni ’70 e all’inizio degli ’80 dopo il fallimento della campagna sul raffreddamento globale, gli ambientalisti dissero che le piogge acide ci avrebbero ucciso e avrebbero inquinato tutte le riserve idriche se non si fossero chiusi gli impianti industriali. Non c’è bisogno di dire che le industrie non sono state chiuse perché la gente ha bisogno di lavorare per portare cibo a casa e questa ulteriore previsione si dimostrò una nuova bufala.
L’ultima bufala degli ambientalisti potrebbe essere la rovina finale dell’America se non togliamo la testa da sotto la sabbia: il Riscaldamento Globale ! Di tutte le bufale scaturite dal cappello degli ambientalisti, questa è la più pericolosa. Anche i peggiori insegnanti stanno oramai convincendo gli studenti che è colpa delle persone se la Terra si sta riscaldando.
Questi sono i fatti ! La temperatura della Terra è aumentata mezzo grado. Molto di questo riscaldamento si è verificato prima della Seconda Guerra mondiale secondo la NASA. C’entrano qualcosa gli uomini e le emissione di CO2 ? Ben tre eruzioni vulcaniche in Indonesia (1883), Alaska (1912) e Islanda (1947) provocarono l'immissione nell’atmosfera di anidride carbonica e solforica in quantità maggiori rispetto a tutte le attività industriali umane.
Il Partito Democratico ha sfornato in America di volta in volta quelli che avrebbero assunto il ruolo di guru della religione ambientalista, e questi oggi è Al Gore. Nel 2004 uno tsnumani uccise oltre 200.000 persone: Al Gore disse che era colpa del Riscaldamento Globale (come può la temperatura dell’atmosfera causare un terremoto sottomarino ?). Non farci ridere, Al Gore. Nel 2005, dopo il disastro dell’uragano Katrina, di nuovo Al Gore disse che era colpa del Riscaldamento Globale. Disse anche: “Se pensate che il 2005 sia stato un anno duro per gli uragani, non sapete ancora cosa ci aspetta l’anno prossimo”. Ebbene, nel 2006 non un singolo uragano colpì le coste statunitensi. In effetti il 2006 è stato uno degi anni migliori per l’assenza di questi eventi climatici. Cosa è successo, Al Gore ?
Ora si sa che ha vinto il Premio Nobel per la Pace, come Jummy Carter e Yasser Arafat. Il Premio Nobel per al Pace ha perso credibilità già da molti anni. E’ in effetti ora un premio politico. Se un terrorista come Arafat può vincerlo allora può vincerlo anche Al Gore.

Ora se il mondo non farà qualcosa per opporsi alla bufala del Riscaldamento Globale ci saranno sempre più tasse. Con i soldi degli americani il Partito Democratico rimpinguerà le casse degli ambientalisti. Li devono fare felici perché sono un grande bacino di voti per il partito Democratico. I voti sono potere e questo il Partito Democratico è tutto ciò che vuole. Infine, non si vede molta luce in fondo al tunnel. In effetti la psicosi ambientalista può aver alla fine trovato un modo per annichilire le potenzialità umane. Con le industrie che devono rallentare o chiudere a causa delle emissioni di CO2, molte persone perderanno il lavoro e tutto a causa di una misera bufala ! Senza soldi in tasca, molte persone dovranno rinunciare ad avere figli. I figli saranno guardati come una fonte di spese (e questo è quello che gli ambientalisti hanno cercato di ottenere da 100 anni). La gente senza lavoro alla fine potrebbe anche deperire e morire, con vera gioia da parte degli ambientalisti.
Ora si sa che il Partito Democratico è pro-scelta invece che pro-vita. Se fosse per gli ambientalisti, tutte le madri dovrebbero abortire ! Gli ambientalisti odiano le persone. E ai bambini che sono nati loro vogliono fare il lavaggio del cervello. Non puoi più nemmeno guardare un cartone animato o un film coi tuoi bambini senza che ci sia un qualche motivo di politica ambientale in sottofondo. I bambini tornano a casa da scuola e dicono ai genitori che stiamo uccidendo gli Orsi polari.

Riscaldamento globale, risparmio energetico e personal computer: Al Gore consuma 3 KiloWatt solo per navigare su internet.


Il riscaldamento globale è il grande tema di quest’ultimo anno. Primo imputato del riscaldamento globale è l’anidride carbonica (CO2), i cui livelli nell’atmosfera – che sembrano correlati alle variazioni di temperatura sul nostro pianeta – sono aumentati clamorosamente nell’ultimo secolo. Per abbattere i livelli di CO2 una soluzione alla portata di tutti è quella di limitare i consumi di energia elettrica, che in particolare in Italia viene prodotta (soprattutto) con centrali a combustibili fossili (carbone, petrolio…) che immettono nell’atmosfera enormi quantità di anidride carbonica.

Il grasso ex vice-presidente degli Stati Uniti Al Gore è tornato agli onori della cronaca dopo Una scomoda verità (An Unconvienent Truth) di cui è protagonista e architetto-promotore. Il film tratta i temi del riscaldamento globale in modo documentaristico e sciorina cifre allarmanti che prefigurano scenari futuri (possibili) da incubo fantascientifico.

Cosa vi aspettate da un tale difensore della salute della nostra Terra? Non solo vive in una villa che consuma quanto un centro sportivo, ma addirittura ha dotato il suo studio – evidentemente per non perdersi nessuna notizia – di non 1, non 2 (e nemmeno 3) ma addirittura 4 schermi LCD. Nella foto Al Gore è ritratto nel suo studio durante lo scorso mese di Maggio.

A parte il disordine, vogli farvi notare che i 4 schermi LCD sono di dimensioni piuttosto generose, ci sono- 3 schermi Apple Cinema HD Display da 30”- 1 schermo TV che sembra essere un Sony Bravia 32” (non riesco a capire se è un modello HD-ready o Full-HD).
Addirittura la TV è accesa e non la sta nemmeno guardando (la ascolta?). In questo modo sta consumando circa 300W senza motivo.

Ma voglio soffermarmi sui 3 schermi LCD di Apple. Ognuno di quei bestioni consuma esattamente 150W (specifiche tecniche dal sito Apple.com). Poiché sul tavolo di Al Gore c’è una sola tastiera, possiamo supporre che quei monitor siano collegati ad un unico computer. Sappiamo che Al Gore usa Mac, e sappiamo anche che soltanto i Mac Pro (magari un bel Mac Pro a 8 core) possono governare 3 periferiche di quel tipo (ogni monitor ha una risoluzione di 2560×1600 pixels!). Non è finita: per attaccare il terzo monitor Al Gore avrà dovuto installare una scheda video supplementare a quella fornita di serie. Non è irrealistico quindi pensare che il Mac Pro sotto la scrivania sia vicino a consumare il massimo teorico di 900W (fonte Apple.com).

Facciamo 4 conti per capire quanto consuma Al Gore per navigare su internet:

Primo monitor (150W)
+
Secondo monitor (150W)
+
Terzo monitor (150W)
+
Computer (900W)
=
1350W totali.

Aggiungiamo i 300W della TV accesa ed arriviamo a 1650W. E poi magari il buon Al Gore sta ricaricando il suo cellulare e il suo portatile Macbook Pro (nel film si vede un bel 17” che consuma 85W). Possiamo supporre che abbia almeno una stampante (multifunzione?), un paio di linee telefoniche con un telefono digitale e un fax, un piccolo frigorifero per offrire bibite ghiacciate ai suoi ospiti. Al Gore non sembra sudato (le persone grasse sentono di solito molto caldo e la foto è stata scattata a maggio) quindi da qualche parte deve esserci un condizionatore: siamo arrivati ad almeno 3KW.

Per avere un’idea è l’equivalente di un’intera casa con un contratto di fornitura elettrica standard.
"Caro Al Gore,i o continuerò a spegnere gli elettrodomestici, tenere la luce accesa soltanto delle stanze dove sono e comprare elettrodomestici in classe AAA+.E la prossima volta che ti vedo in TV sarà un piacere spegnerla: per non vederti e per risparmiare un po’ di Anidride Carbonica al nostro pianeta. Tu magari potresti smettere di parlare"