domenica 12 ottobre 2008

Luigi De Marchi: destra sempre più secolarizzata

Alla fine di settembre Luigi De Marchi, noto politologo e psicologo di area radicale, ha presentato il suo nuovo libro, Svolta a destra? in cui sostiene che lo spostamento a destra dell’asse politico in Occidente negli ultimi decenni non sia espressione di un elettorato conservatore, illiberale e confessionale. In particolare, il testo contiene un’analisi sociologica e statistica basata su sondaggi rivolti ad un campione rappresentativo di 2.200 elettori di centrodestra e centrosinista. E’ emerso che il 90% circa degli elettori del centrodestra ritiene “giusta la difesa rigorosa delle libertà civili (parola, stampa, ecc.)” e delle pari opportunità per le donne. Anche sui temi eticamente sensibili si hanno delle sorprese: l’83% degli intervistati di centrodestra è favorevole all’educazione sessuale e contraccettiva nelle scuole secondarie, il 75% sostiene la “libertà di scelta della donna in tema di aborto”, mentre il 63% è favorevole all’eutanasia. Per quanto riguarda il tema di laicità, alla domanda se lo stato debba essere “più indipendente dal Vaticano”, il 69% degli elettori di centrodestra ha risposto “sì”.Sulla base di questi risultati, Luigi De Marchi sostiene che la maggioranza degli elettori del centrodestra ha “posizioni liberali, laiche e innovative che contrastano apertamente con le posizioni confessionali e conservatrici di certi loro leaders”.

Questo è il relativo comunicato stampa ufficiale.

martedì 7 ottobre 2008

Il mondo senza di loro


Chiedo scusa in anticipo ai lettori di Climate Monitor, oggi uscirò decisamente fuori tema. O forse no, visto che quanto sto per raccontarvi è legato a doppio filo con i temi che tanto ci stanno a cuore e che affrontiamo sempre su queste pagine.

La specie animale più popolosa possiede suo malgrado capacità di gran lunga superiori a tutti gli abitanti di questo pianeta. Tra queste la più clamorosa è certamente l’abilità nel farsi del male da soli. L’anno scorso è uscito un libro del quale ho intercettato la recensione sul sito Le Scienze, del gruppo editoriale L’Espresso. Il titolo del libro è Il Mondo senza di noi, scritto da Alan Weisman, un famoso autore e giornalista nordamericano, nonchè professore di giornalismo e studi latino americani presso l’Università dellArizona. Tanto nelle pagine del sito ufficiale, quanto nelle numerose recensioni disponibili in rete, il libro è definito una non-fiction, un esperimento di pensiero su quella che potrebbe essere l’aspetto del mondo in assenza del genere umano, ovvero della sua estinzione.

Un percorso interessante attraverso quello che abbiamo creato e che spesso crediamo possa durare in eterno, mentre, alla prova del tempo e senza la cura che normalmente gli dedichiamo, sarebbe presto distrutto, eliminato e riassorbito dall’ecosistema. Probabilmente soltanto alcune cose resisterebbero più a lungo, tra queste purtroppo, come sottolinea l’autore, i miliardi di tonnellate di polimeri con cui abbiamo invaso mari e terre emerse. Il libro invita ad una riflessione stimolante, ma, purtroppo, lo fa per uno scopo assolutamente non condivisibile.

Innanzi tutto si pone l’obbiettivo di approfondire ancora di più il solco che molti credono separi gli esseri umani dal contesto che li accoglie e che li ha generati. Il concetto strisciante che la Natura e l’uomo siano due cose separate e che questo sia a tutti gli effetti un intruso, è alla base di una ideologia distorta e distruttiva, attraverso la quale difficilmente si potrà mai recuperare il rapporto con l’ambiente che ci circonda. E tutto questo malgrado, paradossalmente, questo sia il credo ideologico che anima molti ambientalisti o pseudo tali.

Peggio ancora la conclusione e la soluzione individuate. Siamo troppi ed occorre impegnarsi nel controllo delle nascite. A nulla sono serviti gli insegnamenti della disastrosa applicazione di questo concetto nei paesi dell’est asiatico, dove è stata creata per legge una popolazione di soli uomini, perchè potendo avere un solo figlio, tutti preferivano che fosse maschio. Lavora, produce e, soprattutto non si riproduce. A nulla serve l’esperienza acquisita negli anni del massimo sviluppo dell’occidente. La crescita demografica rallenta di pari passo con il miglioramento della qualità della vita, non accade il contrario. Soltanto a metà del secolo scorso anche nel nostro paese si facevano molti figli, ma non perchè non esistesse la televisione, quanto perchè molti non sopravvivevano abbastanza a lungo da garantire il sostegno ai loro genitori, quando questi avessero esaurito la loro capacità produttiva. E così oggi nei paesi in via di sviluppo, uno sviluppo che questi signori vorrebbero tanto impedire. Non una delle catastrofiche previsioni sul boom demografico si è avverata, le risorse disponibili, se ben impiegate sono sufficienti per tutti gli uomini e le donne di questo pianeta, e anche per quelli che verranno. Dove sembra che queste scarseggino, mancano più che altro i soldi per comprarsele. E con un cinismo ed una ipocrisia da far spavento, si auspica di eliminare il problema alla radice, semplicemente riducendo il numero dei potenziali consumatori. Possibile che a nessuno sia mai venuto in mente che questi lodevoli propositi sono nati tutti in seno alla cultura occidentale, all’unico scopo di garantirsi la sopravvivenza?

La storia è vecchia ed è iniziata la bellezza di duecento anni fa, proprio quando è iniziata l’era industriale e qualcuno si è reso conto che il vantaggio acquisito andava mantenuto a tutti i costi. L’autore del libro si chiede come sarebbe il mondo senza di noi, la mia curiosità è piuttosto un’altra. Come sarebbe stato e come sarebbe ora il mondo senza di loro?

Un mondo senza Thomas Robert Malthus, che “consigliava” di favorire condizioni di vita bestiali nei grandi centri urbani, perchè le malattie che si sarebbero diffuse avrebbero rallentato la crescita della popolazione e l’avrebbero al contempo selezionata. Un mondo senza le idologie autoritarie che hanno dilaniato con diverso colore ma pari intenti il secolo scorso, fondandosi tutte su questi pazzi principi. Un mondo senza il Principe Filippo di Edimburgo, ex presidente del WWF internazionale, che ha ufficialmente dichiarato: “se mi dovessi reincarnare vorrei essere un virus letale, per eliminare la sovrappopolazione” (sarà per questo che se cerco su google le parole “crescita demografica”, il link in cima alla lista è quello del WWF, provare per credere). Un mondo senza l’eugenetica, con la quale hanno flirtato a lungo molti stimati statisti del secolo scorso. Un mondo senza il Club di Roma ed i suoi seguaci, una pseudo organizzazione elitaria che ha pubblicato nel 1972 uno dei libri più venduti del secolo, il Rapporto sui limiti dello sviluppo, terrorizzando il mondo senza che una sola delle catastrofiche previsioni in esso contenute abbia trovato la benchè minima conferma. Un mondo senza le previsioni di James Lovelock che nel 2006, dalle pagine del Guardian, stimava che per il 2100 l’80% della popolazione mondiale sarà spazzata via a causa del global warming, quando la Terra finalmente si libererà di noi (e lo pubblicano pure!). Un mondo senza l’associazione Voluntary Human Extinction, che va predicando l’estinzione in massa del genere umano, per consentire alla biosfera di tornare in buona salute. Un mondo senza l’editoriale del Corriere della Sera, in cui tra l’Alitalia e la crisi dei rapporti USA-Russia, l’autore indica come altro esempio di scomparsa del buon senso l’aver consentito una “dissennata crescita della popolazione”; lo stesso quotidiano che l’anno scorso ha pubblicato un articolo di Niall Ferguson dal titolo “La bistecca dà ragione a Malthus“.

Perdonatemi lo sfogo, ed abbiate ancora un pò di pazienza, non ho ancora finito.Su queste pagine e, più in generale nell’atteggiamento che cerco di mantenere, non posso evitare di garantire diritto di cittadinanza a tutte le opinioni. Piena applicazione della libertà di espressione, per cui, nel rispetto di quanto proposto da questo libro, avanzerei anche io una proposta. Gli uomini devono diminuire di numero? Bene, quelli che la pensano così sono un bel po’, che diano il buon esempio, cominceremo subito a stare più larghi e, soprattutto, più tranquilli.

sabato 4 ottobre 2008

Rutelli, il PD e lo scarso ambientalismo degli italiani

Da polisblog.it

Squillino le trombe e rullino i tamburi: Francesco Rutelli sembra aver trovato qualcosa di meglio da fare che proporre improbabili braccialetti elettronici antistupro, o prendere posizione nelle sempreverdi faide interne al PD. Su “Repubblica” di qualche giorno fa, infatti, l’ex ministro, ex sindaco di Roma, ex candidato del centro-sinistra torna ad occuparsi di un tema di quelli importanti: il riscaldamento globale e il destino dell’ambientalismo nel nostro paese.
In una lettera dal titolo “Ambientalismo in crisi, il PD innalzi bandiera verde”, l’ex Cicciobello constata infatti, sulla base di dati Eurobarometro che la proporzione di italiani che considera l’ambiente tra i problemi sociali più importanti è in costante calo dagli anni ‘80, passando dal 46% di vent’anni fa allo striminzito 9% del 2007. Un calo, particolarmente pronunciato tra i giovani, che va tutto a favore di altre preoccupazioni come il costo della vita e la criminalità, e segnala un’assoluta controtendenza del nostro paese rispetto al resto d’Europa.
Rutelli si spiega questa tendenza in tre modi, tutti politici: primo, lo scetticismo e l’ironia delle destre, da Bush a Berlusconi, nei confronti dell’effetto serra; secondo, i danni fatti dall’ “ambientalismo dei NO”, minoritario e distruttivo, responsabile tra le altre cose secondo Rutelli del disastro-rifiuti in Campania. Infine, la scarsa attenzione del centrosinistra italiano, che ha lasciato soli i Verdi ad occuparsi del tema.

Probabilmente le ragioni indicate dal dirigente del PD hanno influito in qualche modo nel dramatico calo di attenzione italiano per l’ambiente, soprattutto per quanto riguarda le colpe del centro-sinistra: per fare un esempio, né il PD né “Repubblica” sono riusciti a criticare l’abolizione del bollo auto, proposta da Berlusconi in campagna elettorale, su basi diverse dalla sua presunta insostenibilità finanziaria. Dimenticando che esso avrebbe costituito un colossale incentivo economico all’utilizzo dell’auto e all’inquinamento: una sorta di enorme Ecopass milanese all’incontrario.
Tuttavia, a nostro avviso, esistono ragioni più profonde per questa disaffezione degli italiani rispetto all’ambientalismo. Il nostro è infatti un paese ormai ritenuto unanimamente in declino, a crescita e natalità zero, attanagliato dalla paura della perdita del potere d’acquisto, e in una società in crisi il “futuro” tende tipicamente a restringersi, e i cittadini proiettano la propria vita su orizzonti temporali sempre più brevi. La grande questione del riscaldamento del globale e del destino del nostro pianeta, che implica pensare al lungo periodo, passa inevitabilmente in secondo piano. Come ha detto recentemente Bob Dylan per gli americani, non ci si può aspettare che la gente abbia la virtù della purezza quando è povera. Paradossalmente quindi, il giusto tentativo del PD di richiamare l’attenzione sui temi ambientali potrebbe non giovargli in termini di consensi elettorali.

venerdì 3 ottobre 2008

E' il Sole, non la tua SUV: la CO2 non distruggerà la Terra

Le temperature globali sono aumentate dal 1880. Nuovi dati dimostrano che l'impatto solare (radiazioni e flusso magnetico) è aumentato in misura analoga e segue l'andamento delle temperature dal 1938 al 1970. Il rapporto dell'IPCC dice che, basandosi su modelli al computer, l'aumentato assorbimento solare da parte della CO2 e degli altri gas serra è in maniera inconfutabile il motivo dell'aumento delle temperature.

Ma l'aumento delle temperature globali non segue la traccia dell'aumentato assorbimento solare da parte dei gas serra. Invece, tale aumento segue da viino i livelli di radiazioni e flussi magnetici emanati dal sole. In breve, se i gas serra giocano un ruolo, ciò è inferiore al 0,26% del riscaldamento avvenuto dal 1880. Il Sole è responsabile dei principali cambiamenti avvenuti, e le misure politiche pasticciate, come quelle configurate da Protocollo di Kyoto, non avranno un impatto misurabile sulle temperature, ma invece significheranno una drastica diminuzione nella produzione mondiale di beni, con effetti calamitosi su milioni di persone che spno praticamente impreparati a soffrire una immensa diminuzione nei loro standard di vita. Ci sono scienziati che non concordano su cosa causi i cambiamenti nelle temperature, o se questi cambiamenti siano, alla fine, buoni o cattivi. Allora, come può, chi voglia essere informato su questo tema così controverso, pervenire ad una risposta puntuale e corretta ? La lettura di It's the Sun, Not Your SUV, permette di acquisire un quadro importante sulle questioni che riguardano le temperature globali

John Zyrkowski inizia con dati bruti irrefutabili e non controversi, forniti da fonti governative sulle fluttuazioni delle temperature, sugli impatti delle radiazioni solari e sui flussi magnetici ed I livelli di assorbimento della CO2. Poi usa le funzioni di Excel per dimostrare che il report dell’IPCC utilizzato da chi propone l’uomo come causa del riscaldamento globale sia fatalmente insostenibile. Infatti, i dati non forniscono le risposte che l’IPCC assegna loro.

It's the Sun, Not Your SUV fornisce una spiegazione approfondita ma facilmente comprnesibilesulla csienza chiave dei cambiamenti climatici. Spiega ogni elemento in dettaglio, inclusi esempi e link a siti web che contengono dati che vengono aggiornati con regolarità. Leggendo e seguendo gli esempi contenuti nel libro, si sarà in grado di comprendere anche le questioni più complesse su questa importantissima tematica scientifica, e valutare le diverse vedute espresse dal mondo scientifico, soppesando l’importanza o la mancanza di importanza dei loro risultati. Si sarà in grado di capire la fallacia di quegli scienziati del clima che presentano previsioni catastrofiche in riferimento all’anidride carbonica e al riscaldamento globale. Chi avrà letto anche il report dell’IPCC sarà in grado di riconoscere dove gli scienziati tendono a disconoscere fatti scientifici chiave ed a sovrastimare gli impatti negativi usando aserzioni che sono prive di fondamento.

L’evidenza è qui. Prima di dichiarare bancarotta, leggete It's the Sun, Not Your SUV e fatevi una vostra opinione.

giovedì 2 ottobre 2008

Psicopatici e potere

Ogni essere umano porta in sé una dote di pregi e di difetti, la sua anima è il risultato di una particolare alchimia in cui il bene e il male coesistono, creando un equilibrio che a seconda dei casi pende verso il primo o il secondo piatto della bilancia. In questo equilibrio, quello a cui per natura gli esseri umani tendono quando si ritrovano nella collettività è una coesistenza pacifica, poiché la coesistenza pacifica è quella che garantisce un maggior vantaggio al singolo. Si tratta di una questione pratica, prima ancora che morale: cooperare col prossimo porta vantaggi a tutti; ne beneficia il singolo, ne beneficia la collettività. Queste considerazioni, d'altra parte, parrebbero essere smentite da una semplice osservazione degli avvenimenti che caratterizzano la storia degli uomini da millenni a questa parte. Guerre, soprusi, saccheggi, odio ed intolleranza sono una costante nell’evolversi della civiltà umana. Una apparente contraddizione, quindi. Ma ad uno sguardo più attento, in seguito ad una analisi più approfondita delle vicende storiche, si può scoprire come nei secoli siano sempre stati gruppi di poche persone a determinare il corso degli eventi, gruppi di persone dotate di un particolare carisma o potere in grado di trascinare le folle e farle partecipi dei loro piani di dominio. La grande domanda che chi studia i processi del passato e del presente dovrebbe porsi è infatti la seguente: perché sono sempre i peggiori esponenti del genere umano che detengono il potere? Possono cambiare le forme di governo, la struttura della società, il livello di cultura o di ricchezza collettivo, ma saranno, in ogni caso, sempre i peggiori a comandare. Persone che alla pacifica convivenza preferiscono la violenza perpetua, che spingono ed istigano le folle verso massacri distruttivi ed irrazionali. Persone apparentemente senza sentimenti, senza coscienza, pronte a scatenare guerre ed a sacrificare milioni di uomini per raggiungere i loro obiettivi.A pparentemente senza sentimenti. Apparentemente? Questo è il vero cuore della questione. Esistono infatti persone che sono prive di quei sentimenti tipici degli esseri umani, sentimenti quali l’empatia, la capacità di provare pietà, l’istinto di protezione dei più deboli, la solidarietà. Sono sentimenti propriamente “umani”. Eppure, vi sono individui che questi sentimenti li ignorano del tutto.La psicologia moderna descrive questa condizione come un disturbo, e cataloga chi ne soffre all’interno della famiglia degli psicopatici.Ma quello che per la psicologia contemporanea viene catalogato come disturbo, all’interno della nostra società diviene un grande vantaggio. Grazie all’impossibilità di provare qualsiasi sentimento di compassione, privo di ogni remora morale, lo psicopatico infatti ha tutte le carte in regola per scalare i gradini della gerarchia sociale, una gerarchia strutturata in modo tale da favorire la salita di chi è privo di scrupoli. Il dottor Kevin Barrett, nel suo Twilight of the Psychopaths, sintetizza:
"Gli psicopatici hanno svolto un ruolo sproporzionato nello sviluppo della civiltà, perché si prestano più facilmente a mentire, uccidere, ingannare, rubare, torturare, manipolare e, in generale, infliggere grandi sofferenze ad altri esseri umani senza alcuna sensazione di rimorso, al fine di stabilire il proprio senso di sicurezza attraverso il dominio.[…] Quando si comprende la vera natura dell’influenza dello psicopatico, che è privo di coscienza, emozioni, egoista, freddo calcolatore, e privo di qualsiasi morale o norme etiche, si inorridisce, ma allo stesso tempo tutto improvvisamente comincia ad avere un senso. La nostra società è sempre più senz’anima perché le persone che la portano avanti e che danno l'esempio sono senz’anima - letteralmente essi non hanno alcuna coscienza. Nel suo libro Political Ponerology, Andrej Lobaczewski spiega che gli psicopatici clinici beneficeranno dei vantaggi anche in modo non violento nel corso della loro scalata delle gerarchie sociali. Questo avviene perché possono mentire senza rimorso (e senza la presenza di quella spia fisiologica dello stress che viene rilevata dai test con la macchina della verità), gli psicopatici possono sempre dire ciò che è necessario per ottenere ciò che vogliono."
Gli psicopatici rappresentano un minoranza all’interno della società, ma hanno un grande vantaggio rispetto alla maggioranza. Consapevoli della loro diversità, la usano per manipolare chi li circonda e per arrivare a posizioni di dominio.Laggiù dove una persona mediamente onesta si fermerebbe, dinanzi a compromessi, patti con la propria coscienza, tradimenti, corruzioni, gli psicopatici avanzano senza esitare, e così arrivano senza ostacoli nelle stanze del potere. In questo modo succede che la civiltà umana nei secoli venga guidata dai suoi peggiori rappresentanti, mentre la massa ignara viene stimolata affinché esprima le sue potenzialità più distruttive. Ed in una società in cui i vertici dimostrano con il loro operato che è solo attraverso l’inganno e la furbizia che si può raggiungere il successo, le classi che compongono via via gli strati più bassi tenderanno ad imitare il comportamento di coloro che li precedono, portando la civiltà stessa alla inevitabile decadenza. Quello che occorre, oggi come non mai, è comprendere il meccanismo con il quale gli psicopatici riescono a soggiogare i loro simili, comprendere che sono persone che ragionano e sentono in maniera profondamente diversa dal resto dell’umanità, capaci di gesti ed azioni inimmaginabili per un uomo comune. Solo conoscendo il loro modo di operare, si può sperare di risvegliare l’umanità dall’incantesimo di cui attualmente è succube. Il vero problema è che la conoscenza della psicopatia e di come gli psicopatici governano il mondo è stato effettivamente nascosto. Le persone non hanno la benché minima conoscenza di cui avrebbero bisogno per compiere un vero cambiamento dal basso verso l'alto. Ancora e ancora, nel corso della storia si finisce per servire il nuovo capo, identico al vecchio capo. Se c'è un lavoro che merita sforzi a tempo pieno e dedizione per il bene ultimo di aiutare l'umanità in questi tempi bui, è lo studio della psicopatia e la propagazione di tali informazioni in lungo e in largo e il più velocemente possibile.