giovedì 25 marzo 2010

Verità, Storia e Integrità (La religione che uccise l'Europa)

VERITA’, STORIA E INTEGRITA’
di Gilad Atzmon
dal sito www.gilad.co.uk
traduzione di Gianluca Freda: http://blogghete.blog.dada.net/post/1207132090/LA+RELIGIONE+CHE+UCCISE+L%27EUROPA#more

Nel 2007, la nota organizzazione di destra ebraico-americana ADL (Anti-Defamation League) annunciò di riconoscere come "genocidio" gli eventi che avevano portato al massacro di circa 1.5 milioni di armeni. Il direttore nazionale della ADL, Abraham Foxman, disse più volte di aver preso questa decisione dopo aver discusso del problema con alcuni "storici". Per qualche ragione egli non si curò di specificare chi fossero questi "storici", né fece alcun riferimento alla loro credibilità, al loro campo di competenze o alle loro qualifiche accademiche. In tutti i modi, Foxman si consultò anche con un sopravvissuto dell’olocausto, il quale approvò la decisione. Si trattava di Elie Wiesel, non certo noto per essere un esperto mondiale del calvario armeno.

L’idea che un’organizzazione sionista potesse mostrarsi sinceramente preoccupata, e perfino leggermente commossa, per la sofferenza di altri popoli, avrebbe rappresentato davvero un momento di trasformazione monumentale per la storia ebraica. Tuttavia abbiamo appreso questa settimana che l’ADL si trova nuovamente in preda al dilemma per ciò che riguarda le sofferenze degli armeni. Non è più convinta che gli armeni abbiano sofferto poi così tanto. Ora sta facendo pressioni sul Congresso americano per non far riconoscere come "genocidio" il massacro degli armeni. Proprio questa settimana la ADL "si è espressa contro il riconoscimento congressuale del genocidio armeno ed ha invece richiesto alla Turchia l’istituzione di una commissione storica per indagare sugli eventi".


Come mai un evento verificatosi un secolo fa sta scatenando un simile putiferio? Un giorno esso viene genericamente classificato come "genocidio", il giorno dopo viene destituito ad ordinaria casistica di violenza dell’uomo contro l’uomo. Forse sulla scrivania di Abe Foxman è spuntato dal nulla un qualche "documento storico"? E’ stato l’emergere di nuove evidenze di fatto a determinare questo drammatico dietrofont? Io non lo credo.

L’atteggiamento della ADL ci offre uno scorcio sull’idea che gli ebrei hanno della storia e sulla loro concezione del passato. Per ogni ebreo politico e nazionalista la storia è una narrazione pragmatica, un resoconto flessibile. Essa rifugge dall’applicazione di ogni metodo scientifico o accademico. La storia ebraica trascende la fattualità degli eventi, la loro veridicità e le norme di corrispondenza tra i fatti e una data visione della realtà. Essa ripudia anche l’etica e l’integrità morale. Preferisce di gran lunga la totale sottomissione, piuttosto che il pensiero critico e creativo. La storia ebraica è un racconto di fantasia che ha lo scopo di rendere felici gli ebrei e di costringere i goyim a comportarsi bene. Esiste per servire gli interessi di una tribù e di quella tribù soltanto. In sostanza, da una prospettiva ebraica, decidere se vi sia stato o no un genocidio armeno significa decidere sugli interessi degli ebrei: se esso sia oppure no vantaggioso per gli ebrei o per Israele.

E’ interessante notare che la storia non è esattamente una "specialità ebraica". E’ un dato di fatto che non un singolo testo di storia ebraico sia mai stato scritto tra il 1° secolo (Josephus Flavius) e gli inizi del 19° secolo (Isaac Markus Jost). Per quasi 2000 anni gli ebrei non si sono mostrati interessati al proprio passato o a quello di chiunque altro, perlomeno non abbastanza da redigerne una cronaca. A livello di opportunità, un’indagine minuziosa sul passato non è mai stata la preoccupazione primaria della tradizione rabbinica. Una delle ragioni sta probabilmente nel fatto che non vi era necessità di un tale sforzo metodico. Per gli ebrei vissuti tra l’età antica e il medio evo, i contenuti della Bibbia erano sufficienti a rispondere alle domande più importanti sulla vita quotidiana, sul significato degli ebrei e sul loro destino. Per dirla con lo storico israeliano Shlomo Sand, "una periodizzazione laica sarebbe stata estranea alla "cronologia della Diaspora", forgiata sull’attesa dell’avvento del Messia".

Comunque, verso la metà del 19° secolo, a seguito dei processi di secolarizzazione, urbanizzazione, emancipazione e per il progressivo deteriorarsi dell’autorità dei capi rabbinici, fra i risvegliati ebrei d’Europa sorse il bisogno crescente di una causa alternativa in cui credere. Tutt’a un tratto, l’ebreo emancipato si trovava a dover decidere chi egli fosse e da dove provenisse. Iniziò anche a speculare riguardo al proprio ruolo all’interno di una società occidentale in rapida apertura.

Fu in questo momento che venne inventata la storia ebraica nella sua accezione moderna. Fu sempre in questo momento che il giudaismo, da religione universale, si trasformò in "appartenenza territoriale", con alcune devastanti implicazioni di stampo razzista ed espansionista. Com’è noto, la definizione fornita da Shlomo Sand della "Nazione Ebraica" come invenzione di fantasia non è mai stata confutata sul piano accademico. In ogni caso, il rifiuto dei fatti e dell’aderenza alla veridicità storica risulta sintomatico in qualunque forma di ideologia collettiva o politica identitaria dell’ebraismo contemporaneo. Il modo in cui l’ADL ha trattato la questione armena non è che un esempio. Il disconoscimento da parte dei sionisti dell’esistenza di un passato e di una tradizione palestinese è un esempio ulteriore. Ma la realtà è che qualunque visione collettiva del passato è per gli ebrei squisitamente giudeo-centrica e svincolata da qualsiasi procedura scientifica o accademica.

Quando ero giovane


Quando ero giovane e ingenuo vedevo la storia come una seria questione accademica. Da quanto ne capivo, la storia aveva a che fare con la ricerca della verità, con i documenti, con la cronologia e con i fatti. Ero convinto che la storia mirasse a fornire un preciso resoconto del passato costruito sulla ricerca metodica. Credevo anche che essa si fondasse sull’assunto che la comprensione del passato contribuisce a far luce sul presente e ci aiuta a definire una prospettiva per un futuro migliore. Sono cresciuto nello stato ebraico e mi ci è voluto un po’ di tempo per rendermi conto che la narrazione storica degli ebrei è qualcosa di molto diverso. Nel ghetto intellettuale ebraico, ci si limita a stabilire come dovrebbe essere il futuro, e poi si costruisce "un passato" su questa falsariga. E’ interessante notare come questo identico metodo sia quello prevalente tra i marxisti. Essi danno forma al passato in modo che esso si accordi perfettamente alla loro visione del futuro. Come recita una vecchia barzelletta russa, "quando i fatti non si adeguano all’ideologia marxista, i progettisti sociali del Comunismo emendano i fatti (piuttosto che correggere la teoria)".

Quando ero giovane, non credevo che la storia fosse un problema di decisioni politiche o accordi tra una fanatica lobby sionista e il suo sopravvissuto dell’olocausto preferito. Vedevo gli storici come studiosi che si dedicavano a ricerche imparziali seguendo procedure rigorose. Quando ero giovane avevo anche preso in considerazione l’idea di diventare uno storico.

Quando ero giovane e ingenuo, credevo anche che ciò che ci avevano raccontato sul nostro passato ebraico "collettivo" fosse realmente accaduto. Credevo a tutto, al Regno di Davide, a Masada, perfino all’Olocausto: il sapone, i paralumi in pelle umana*, le marce della morte, i sei milioni.

In effetti, mi ci vollero molti anni per capire che l’Olocausto, il credo di base della religione ebraica contemporanea, non era affatto una verità storica, perché le verità storiche non hanno bisogno di essere tutelate dalla legge e dai politici. Mi ci vollero anni per comprendere che la mia bisnonna non era stata trasformata in una saponetta o in un paralume*. Probabilmente era morta di stenti, di tifo, forse anche per una fucilazione di massa. Era certamente una cosa triste e tragica, ma non molto diversa dal destino di molti milioni di ucraini, i quali impararono a proprie spese cosa realmente fosse il Comunismo. "Alcuni dei più spietati assassini di massa della storia erano ebrei", scrive il sionista Sever Plocker sul sito israeliano Ynet, svelando i segreti dell’Holodomor e della partecipazione degli ebrei a questo crimine colossale, probabilmente il crimine più grande del 20° secolo. Il destino della mia bisnonna non fu diverso da quello di centinaia di migliaia di civili tedeschi, che morirono in bombardamenti orchestrati e indiscriminati soltanto perché erano tedeschi. Allo stesso modo, gli abitanti di Hiroshima morirono soltanto perché erano giapponesi. Un milione di vietnamiti morirono perché erano vietnamiti e 1,3 milioni di irakeni sono morti perché erano irakeni. In parole povere, le tragiche circostanze in cui morì la mia bisnonna non erano, in fondo, così speciali.

Non ha senso


Mi ci vollero anni per accettare che la storia dell’Olocausto, nella sua forma attuale, è del tutto priva di senso dal punto di vista storico. Ecco un piccolo aneddoto su cui riflettere:

Ad esempio, se davvero i nazisti volevano gli ebrei fuori dal loro Reich (Judenrein – libero dagli ebrei), oppure morti, come insiste ad affermare la narrativa sionista, come mai alla fine della guerra fecero marciare migliaia di loro verso lo stesso Reich? Ho meditato per un bel po’ di tempo su questa semplice domanda. Alla fine ho deciso di svolgere un’indagine storica sull’argomento e ho saputo per caso dal professor Israel Gutman, storico israeliano dell’Olocausto, che i prigionieri ebrei parteciparono volontariamente a quella marcia. Ecco una testimonianza tratta dal libro di Gutman:

"Uno degli amici e parenti che avevo nel campo venne da me la sera prima dell’evacuazione e mi propose di andare con lui in un nascondiglio collettivo che si trovava da qualche parte sulla strada che conduceva dal campo alla fabbrica.

[…] L’intenzione era quella di uscire dal campo con uno dei convogli e di fuggire poi in prossimità dei cancelli, sfruttando le tenebre che credevamo ci avrebbero permesso di allontanarci un bel po’ dal campo. La tentazione era forte. Eppure, dopo aver considerato tutto, decisi di unirmi [alla marcia]

insieme agli altri detenuti e di condividere il loro destino".

(Israel Gutman [curatore], People and Ashes: Book Auschwitz - Birkenau, Merhavia 1957).

Qui sono rimasto un po’ perplesso. Se davvero i nazisti ad Auschwitz-Birkenau gestivano una fabbrica della morte, perché mai i prigionieri ebrei avrebbero dovuto voler andare con loro alla fine della guerra? Perché gli ebrei non si sono limitati ad aspettare i loro liberatori Rossi?

Penso che a 65 anni dalla liberazione di Auschwitz avremmo diritto di iniziare a porre le necessarie domande. Dovremmo richiedere prove e argomentazioni storiche inoppugnabili anziché andar dietro a leggende religiose sostenute soltanto dalle pressioni politiche e dalla legislazione. Dovremmo strappare all’olocausto il suo carattere di giudeo-centrica eccezionalità e trattarlo come un qualunque capitolo di storia pertinente ad un dato tempo e ad un dato luogo.

65 anni dopo la liberazione di Auschwitz dovremmo iniziare a reclamare la nostra storia e a chiederci: perché? Perché gli ebrei erano così odiati? Perché i popoli europei se la presero con i propri vicini? Perché gli ebrei sono odiati anche in Medio Oriente, dove avevano certamente avuto la possibilità di aprire una nuova pagina della loro storia tormentata? E se sinceramente pensavano di farlo, come dichiaravano i primi sionisti, perché hanno fallito? Perché l’America rese più rigide le proprie leggi sull’immigrazione di fronte al pericolo che incombeva sugli ebrei d’Europa? Dovremmo anche chiederci: a quale scopo sono state promulgate le leggi contro la negazione dell’Olocausto? Cosa cerca di nascondere questa religione dell’Olocausto? Finché rifiuteremo di porci domande, saremo sottomessi ai sionisti e ai piani dei loro agenti Neocon. Continueremo a uccidere in nome della sofferenza degli ebrei. Manterremo la nostra complicità nei crimini imperialisti dell’Occidente contro l’umanità.

Per quanto devastante possa essere stato, ad un certo punto questo orribile capitolo della storia ha finito per acquisire un eccezionale status metastorico. I suoi "elementi di fatto" sono stati cristallizzati da leggi draconiane e il dibattito su di esso viene oggi garantito da apposite prescrizioni politiche e sociali. L’Olocausto è divenuto la nuova religione dell’Occidente. Sfortunatamente, si tratta della religione più sinistra che l’uomo abbia mai conosciuto. E’ una licenza di uccidere, di radere al suolo, di nuclearizzare, di cancellare, di stuprare, di depredare e di provvedere alla pulizia etnica. Ha trasformato la rivalsa e la vendetta in valori dell’Occidente. Ma la cosa più preoccupante è che esso priva l’umanità delle proprie tradizioni, esiste al solo scopo di impedirci di guardare con dignità al nostro passato. La religione dell’Olocausto ruba all’umanità la sua umanità. In nome della pace e delle generazioni future, l’olocausto deve essere privato immediatamente del suo status di eccezionalità. Deve assoggettarsi ad un’accurata disamina storica. La verità e la ricerca della verità sono elementari attività umane. Esse devono prevalere.

*Durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale fu ampiamente diffusa la convinzione che con i corpi delle vittime ebree si fabbricassero saponette e paralumi. Solo in anni recenti il Museo Israeliano dell’Olocausto ha ammesso che in tali accuse non vi era il minimo fondamento di verità.

martedì 23 marzo 2010

Le speranze del WWF di trovare 60 milioni di dollari che crescono sugli alberi

I crediti da anidride carbonica renderebbero il WWF ed i suoi partner molto più ricchi, senza nessuna effettiva riduzione della CO2, afferma Christopher Booker del Telegraph

Di Christopher Booker - The Telegraph

Fonte: http://www.telegraph.co.uk/comment/columnists/christopherbooker/7488629/WWF-hopes-to-find-60-billion-growing-on-trees.html

Se il più grande e ricco gruppo ambientalista, il WWF, annuncia di giocare un ruolo cardine nell'ambito della preservazione di un'area della foresta amazzonica grande il doppio della Svizzera, molti applaudono, pensando che ciò sia semplicemente una delle cause per le quali il WWF è stato fondato. Da molto tempo l'Amazzonia è in testa alla lista delle preoccupazioni ambientali mondiali, non solo perchè ovviamente ospita la foresta pluviale più vasta e ricca di biodiversità del mondo, ma anche perchè i suoi miliardi di alberi rappresentano il più grande deposito natutale di CO2. Quindi ogni minaccia alla foresta rappresenterebbe anche un contributo all'aumento del riscaldamento globale.

E' emersa però un'agenda nascosta circa la preservazione di questa parte di foresta che coniste nel permettere al WWF ed ai suoi partners di condividere la vendita di crediti di emissione di anidride carbonica per un valore di 60 miliardi di dollari, per permettere alle compagnie industriali di continuare ad emettere CO2 esattemente come nel passato. L'idea alla base di ciò è che i crediti connessi alla CO2 immagazzinata in questa specifica parte di giungla - così fuori mano da non temere minacce immediate - potrebbero essere venduti sul mercato internazionale, in modo da permettere a migliaia di compagnie nel mondo sviluppato di compensare la restrizione all'emissione di anidride carbonica. L'effetto pratico sarebbe semplicemente quello di rendere il WWF ed i suoi partner molto più ricchi senza minimamente contribuire ad abbassare il livello globale delle emissioni di CO2.

Il WWF, che già guadagna 400 miliardi di Sterline annualmente, la maggior parte dei quali provenienti dai governi e dai contribuenti, è da molto tempo il cardine del dibattito sulle minacce alla foresta amazzonica, come si evince anche dall'entusiasmo ricevuto da un ben pubblicizzato passaggio nel rapporto del 2007 dell'IPCC. Comunque la dichiarazione, da parte dell'IPCC, che il 40% della foresta è minacciata dal riscaldamento globale, si è scoperto che non è basata su nessuna evidenza scientifica, ma semplicemente sulla propaganda del WWF, che ha pienamente distorto i risultati di uno studio preliminare sulle minacce poste alla foresta, non dai cambiamenti climatici bensì dal taglio del legname.
Questa curiosa saga risale al 1997, quando il protocollo di Kyoto allestì quello che è noto come CDM, vale a dire il Meccanismo sullo Sviluppo Pulito. Questa misura permette alle compagnie basate nei paesi in via di sviluppo che dichiarino di aver ridotto le proprie emissioni di gas serra, di guadagnare miliardi di sterline vendendo le loro quote di emissioni nei paesi sviluppati che siano obbligati dal protocollo di Kyoto a tagliare le proprie emissioni. Nel 2001 i paesi aderenti al procollo hanno raggiunto un accordo in base al quale gli alberi nell'emisfero meridionale possono essere considerati come "depositi di anidride carbonica" a beneficio delle compagnie che emettono CO2 nell'emisfero settentrionale. Nel 2002, dopo una lunga negoziazione col WWF ed altre organizzazioni non governative, il governo brasiliano approntò il progetto Arpa (Aree protette della regione amazzonica), sostenito da circa 80 miliardi di dollari di finanziamento. Di questi, 18 miliardi furono dati al WWF dalla fondazione emaricana Gordon & Betty Moore, 18 miliardi forniti dal governo brasiliano al partnel locale del WWF e 30 miliardi dalla Banca Mondiale.

Lo scopo era di far amministrare aree della foresta pluviale brasiliana dalle organizzazioni non governative, capeggiate dal WWF, per assicurare sia che fossero lasciate intatte oppure gestite in modo "sostenibile". Fra queste la parte più vasta era costituita da 31.000 miglia quadrate situate presso l'inaccessibile frontiera settentrionale del Brasile, metà della quale designata come Parco Nazionale di Tumucumaque, la più vasta riserva naturale del mondo, mentre l'altra metà da sottoporre a sviluppo sostenibile lasciandola fondamentalmente intatta. La zona interessata è talmente fuori mano da non temere minacce da parte di taglialegna, minatori o agricoltori.

Giunti a questo punto, tutto ciò può apparire come appartenente al mono degli ideali. A dispetto dell'accordo internazionale circa il considerare le foreste come "depositi" naturali di anidride carbonica, non esisteva ancora un sistema per tramutare questa CO2 "risparmiata" in merce scambiabile. Nel 2007, comunque, il WWF ed i suoi alleati presso la Banca Mondiale lanciarono la Alleanza Globale sulle Foreste, con un finanziamento iniziale di 250 milioni di dollari da parte della Banca, per lavorare con quella che fu battezzata "deforestazione evitata". Ad una conferenza a Bali, sotto gli auspici della Convenzione sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC), che amministra il CDM (Meccanismo sullo Sviluppo Pulito), fu raggiunto un accordo su uno schema chiamato REDD (Riduzione delle emissioni da deforestazione nei paesi in via di sviluppo). Lanciata in grande stile come "la nuova grande idea per salvare il pianeta da un cambiamento climatico oramai fuori controllo", questà iniziativa istituì un fondo globale per salvare vaste aree di foresta pluviale dalla deforestazione che rappresenta circa un quinto delle emissioni di CO2 di origine antropica.

Ma ancora non esisteva un meccanismo per tramutare tutta questa CO2 "risparmiata" in merce vendibile. Allora il WWF trovò un alleato chiave nel Centro di Ricerca Woods Hole, Massachusetts, da non confondere con il vicino Istituto Oceanografico Woods Hole, un ente scientifico in buona fede.

Nel 2008, con un finanziamento di 7 milioni di dollari da parte della Fondazione Moore e lavorando in partenariato col Progetto Tumucumaque, il Woods Hole se ne uscì con l'idea che mancava: un modo cioè di valutare l'anidride carbonica immagazzinata nelle foreste pluviali protette del Brasile, per fare in modo che questa potesse essere scambiata sotto il meccanismo CDM. Il programma Arpa quindi calcolò in 5.1 miliardi di tonnellate questa anidride carbonica "risparmiata". Basato su una valutazione da parte dell'UNFCCC di 12,50 dollari a tonnellata di CO2, questo permetteva di considerare gli alberi delle aree protette brasiliane aventi un valore di oltre 60 miliardi di dollari. Sostenuto dalla Banca Mondiale, questo progetto fu presentato all'UNFCCC.

Ma vi erano ancora due ostacoli da superare. Il primo era che lo schema doveva essere adottato come parte del REDD dalla Conferenza di Copenhagen 2009, che avrebbe dovuto dare vita ad un nuovo trattato in sostituzione di quello di Kyoto. Questo avrebbe permesso di motetizzare la CO2 brasiliana totto lo schema CDM.

Il secondo era che gli USA avrebbero dovuto adottare lo schema "cap and trade" per imporre un severo limite alle emissioni di CO2 da parte delle industrie americane. Questo avrebbe incrementato il mercato internazionale della CO2, facendo schizzare alle stelle i prezzi non appena le industrie americane si fossero accalcate per comprare i crediti che avrebbero permesso loro di continuare ad emettere la quantità di CO2 necessaria alla loro sopravvivenza.

Per quel che è dato di sapere, però, la storia non è andata secondo quanto previsto. Nella baraonda di Copenhagen a dicembre 2009, tutto ciò che si è potuto salvare delle proposte del REDD è stata una dichiarazione di principio, con l'auspicio di raggiungere un consenso più ampio in Messico a fine 2010. Nella confusione di Copenhagen è andato anche perso il minuscolo intento che avrebbe garantiti i diritti delle popolazioni che vivono nelle foreste pluviali, il cui tenore di vita - con le preoccupazioni di gruppi come Survival International e il Forest Peoples Programme - è stato altrove già seriamente compromesso dagli schemi ispirati dal REDD, come ad esempio in Kenya e Papua Nuova Guinea.

Un'altro evento che ha allarmato il WWF ed i suoi alleati, che stavano sperando di ricavare miliardi di dollari dalle foreste brasiliane, è stata la mancata approvazione del progetto di legge del Senato Usa sul "cap and trade", sponsorizzato dal presidente Obama. Poichè l'Unione Europea ha escluso dal proprio schema di "cap and trade" le foreste pluviali, prendere nella rete gli USA è vitale per le speranze del WWF di trovare "soldi che crescono sugli alberi". Intanto il prezzo dell'anidride carbonica presso la Chicago Climate Exchange è appena piombato al suo minimo storico dio sempre, vale a dire 10 centesimi di dollaro a tonnellata.

Il sogno del WWF è stato ostacolato - ma anche la sola rivelazione che sia parte di una tale disegno può avere una influenza considerevole sulla percezione che il pubblico ha di quella che è la più ricca fra le organizzazioni ambientaliste.

Ulteriori dettagli e informazioni si possono reperire nel sito www.eureferendum.blogspot.com. Il libro 'The Real Global Warming Disaster’ di Christopher Booker e Richard North è pubblicato da Continuum (Costo 16.99 sterline).

Approfondimenti:

lunedì 22 marzo 2010

Oligarchia per popoli superflui: l'ingegneria sociale della decrescita infelice


OLIGARCHIA PER POPOLI SUPERFLUI: l’ingegneria sociale della decrescita infelice” di Marco Della Luna
Koiné Nuove Edizioni, Via della Grande Muraglia 95 - 00144 Roma

La rivoluzione del XXI Secolo è che i popoli sono divenuti superflui e che la loro gestione assomiglia sempre più all’allevamento del bestiame - questo è il Leitmotiv del presente saggio. La tecnologia e la finanza contemporanee, la riorganizzazione del potere politico-finanziario e tecnologico in centri sovrannazionali come nato, Fmi, Bce, onu etc., hanno reso superflui i popoli in quanto masse di produttori, consumatori, risparmiatori, combattenti, elettori legati a un territorio nazionale - gli stessi popoli che, fino a pochi anni fa, erano indispensabili alle singole oligarchie dominanti sui vari territori nazionali per preservare ed espandere il loro potere e le loro rendite. Le conseguenze di tale superfluità sono vaste e radicali, anche in relazione al problema climatico ed ecologico. Esse aprono la via a riforme costituzionali e a operazioni di ingegneria (e chirurgia) sociale senza precedenti, di eccezionale interesse anche pratico per le loro ricadute sulla qualità della vita e sulle prospettive economiche, e che l’autore documenta ed esamina approfonditamente. particolarmente, la recessione economica globale e le pratiche finanziarie e bancarie che la producono sono rivisitate come un possibile strumento, assieme ad altri, per avviare a soluzione i problemi ecologici del pianeta dipendenti dall’esaurimento delle materie prime e dall’inquinamento industriale e civile. ma anche come uno strumento per agevolare l’instaurazione di una struttura giuridica di governo globale e la sua accettazione, da parte delle nazioni, come unico mezzo per fronteggiare le grandi e incalzanti crisi globali, dal clima alle borse, dalla siccità alla fame. Nel superamento dei confini e degli Stati nazionali si nascondono però gravi minacce per la popolazione generale, per i diritti fondamentali e le forme democratiche. In questa ottica e proporzione, appaiono risibili gli spauracchi agitati oggi in Italia, dall’una e dall’altra parte, come minacce alla “democrazia”: comunismo, berlusconismo, magistratura politicizzata, magistratura controllata, questione della libertà di stampa, etc.

venerdì 19 marzo 2010

...e Busi gliela suona

Alcuni tra i commenti dei lettori di Libero.it

dilia 48: Penso che il sig. Busi abbia detto mille verità interpretate male da ignoranti.

joytrav. Ora l'isola senza Aldo saraà noiosa e troppo scontata, è sempre così , chi ha il coraggio di dire la verità viene radiato!

Waiguo: La Rai scopre a poco a poco il suo volto, sempre più censorio e omologante. Bravo Busi, hai detto sacrosante verità, e ai veri intellettuali come te, non ai servi di potere, concediamo una volta ogni tanto il diritto all'invettiva

Eccolo1230: Busi è un grande, gran provocatore, onemanshow... Radiato solo perchè ha dato della rifatta alla venier (che poi è la pura verità) lui ha spiegato il concetto del "non adottate orfani" ha voluto ribadire come in italia non ci sono le adozini per i single però ai sparati si

Maximoprimo: Aldo hai solo detto la verità...purtoppo in Italia non è più di moda.Sei stato grande!

Leoncino 871: anche se Busi non mi piace come persona, troppo esibizionista e volgare, in questo caso è stato grande perchè ha detto le cose come stanno.Purtroppo in italia siamo rovinati dalla chiesa che impedisce la libertà di espressione. Bisognerebbe prendere esempio da altri paesi molto più liberali del nostro


Markus_31: Grande Busi, intellettuale libero e puro, in un Paese fermo e succube della Chiesa e degli interessi di bottega. Grazie per la lezione che ci hai dato, essere se stessi e vivere pienamente, contro ipocrisie e servilismi

Di ciocio55: Busi era l'unico che riusciva a strapparmi un sorriso in quel programma...a forza di censurare programmi e persone non ci rimane che la pubblicità !

Seraluis: Busi è stato grande. Ha detto schiettamente ciò che pensava. Chi lo ha crocifisso non ha capito la sua ironia o ha fatto finta di non capire.

Parigiocara: Busi mi è sempre piaciuto per la sua grande cultura e proprietà di linguaggio. Le frasi scurrili in tv sono all'ordine del giorno. E ora ci scandalizziamo? le dicono tutti

Grappolo79: Nella puntata di ieri sera Busi ha toccato molti scottanti argomenti e nessuno sia in studio sia sull'isola è stato in grado di controbattere alle sue argomentazioni. Tutto ciò ha "bruciato" parecchio alla Ventura, alla Venier e soprattutto ai dirigenti RAI, i quali hanno preso un provvedimento profondamente ingiusto ma assolutamente prevedibile. VERGOGNA!

Syrena1: Bravissimo Aldi Busi!!! Finalmente qualcuno parla chiaro, tutto quello che ha detto è verissimo, inoltre la frase sull'adozione non era inteso come è stato capito! È vero, il pensare non è per tutti! TV volgare, massacrante schifosa e veramente....obrobriosa! Guardavo l'Isola, solo perchè c'era Lui, grande mente e incompresa!

Irosa. Busi non ha insultato proprio nessuno,ogni volta che una persona dice le cose come stanno o è pazzo oppure insulta, ma guardate che amucchiata di nullafacenti falliti che sono dentro e fuori questo patetico programma

Ofregon. Bravissimo Busi...purtroppo ormai in questo paese la verità brucia a tanti...vorrebbero gestirci tutti come marionette....ma noi ai pupari non ci stiamo...complimenti Busi...a testa alta

Carteggiaresedie: La Ventura e i dirigenti Rai sapevano benissimo chi era Busi. Lui è andato sopra le righe, questo è vero, però ribatto che sapevano che era dissacrante, libero nei pensieri e nelle parole, "primadonna" e in definitiva un cavallo pazzo. Non facciano adesso i moralisti, gli serviva per far partire la trasmissione un pò stantia.

Zetamail: Sapevano com'è Aldo Busi , sicuramente. E , credo proprio, lo avevano preso appunto per quello. E la Ventura sempre a punzecchiarlo nelle discussioni, mai a cercare di calmare una discussione, anzi. E poi ha sempre detto solamente tante verità , ma è proprio la verità che fa male, per loro sempre meglio le menzogne che ci vogliono sempre propinare.

Giu68gb: Erano anni che non respiravo aria di libertà, cultura, grammatica, ma soprattutto ribadisco LIBERTA' in una rete pubblica (quelle commerciali non le calcolo proprio). Se il Berlusca lo sapeva oscurava anche la Ventura. Ovviamente Busi non lo vedremo piu'.

Leonciotta: Mi addolora l'uscita di Busi però ieri è stato mitico, ok lasciamo stare x gli orfani però ha detto la verità, quei famosi sono davvero alla canna del gas, mi mancherà la sua spontaneità come le sue battute irriverenti

Mizar53: : Ok...ha esagerato, ma se la Simona lo ha chiamato voleva da lui spettacolo e lui spettacolo lo ha dato. La cosa più squallida è che quello che ha fatto saltare i nervi alle due "signore" è l'immane offesa alla nazional popolare Venier!

martedì 16 marzo 2010

Povia gliele canta...

Quelli che guadagnano sempre ad entrare in guerra sono i banchieri internazionali
Perché prestano soldi a tutte le parti in gioco
a tutte le parti in gioco.
Tu sì che sei un leader
controlli tutto il mondo

Ma dimmi un po' come fai?
Piloti le opinioni con false informazioni.
Ma dimmi un po' come fai?

E un'altra guerra inizierà
chissà chi la finanzierà.
E quanti soldi porterà
interessi mica parole.

Dimmelo tu come fai
a dormirci anche su.
Ma che coraggio che hai eh..
a mandarli in tv
a quei pupazzi che fai
parlare al posto tuo..

Se i capi delle banche controllano la terra allora so come mai
sostengono i conflitti per fare più profitti
e adesso cosa vuoi
Un solo governo mondiale
una sola moneta da fare girare.
La tua vita controllare i tuoi soldi controlare.

E se una guerra finirà
un'altra guerra è pronta già.
E quani soldi porterà
interessi mica parole.

Dimmelo dai come fai
a dormirci anche su.
Ma che coraggio che hai eh..
a mandarli in tv
a quei pupazzi che fai
parlare al posto tuo..

E se tutti chiudessimo il conto corrente per sempre..
Con che soldi fai tutti i giochi che fai non lo sai??

Allora dimmelo dai come fai...