giovedì 16 luglio 2009

Spagnola (1918) ed Aviaria (2005): ad uccidere è stato il sistema immunitario piuttosto che il virus


Nel 2005 scienziati dell'Università di Hong Kong, in collaborazione con ricercatori del Viet-Nam, avevano analizzato la quantità di un gruppo di proteine chiamate citochine in cellule di polmoni infettati dal virus aviario H5N1, che aveva sino ad allora contagiato almeno 125 persone in Asia sudorientale, uccidendone 64. Quando un virus o un batterio invade il corpo, gli anticorpi emettono proteine infiammatorie chiamate citochine. Ma se il sistema immunitario è iperstimolato, può mettere in circolo una vera e propria tempesta di citochine, causando danni rilevanti ai tessuti. I ricercatori hanno confrontato i livelli delle citochine indotte dal ceppo H5N1 dell'Influenza Aviaria che circolò in Hong Kong nel 1997, e nel Vietnam nel 2004, con i virus dell'Influenza Umana. 24 ore dopo l'infezione con l'H5N1, le cellule dei polmoni contenevano 10 volte i livelli delle proteine infiammatorie rispetto a quelle dei polmoni infettati con la normale influenza. Questo fa capire come muoiono le persone infettate con l'Influenza Aviaria, cioè allo stesso modo di come sono morte quelle infettate dalla SARS: la "tempeste di citochine". Alla fine è il nostro sistema immunitario che ci uccide, piuttosto che il virus di per se. Ma uno scienziato americano, Jeffery K. Taubenberger, anche se in modo intuitivo, anticipò di 7 anni le risultanze degli scienziati asiatici circa il ruolo del sistema immunitario nel provocare la morte nei recenti casi di Influenza Aviaria, trovando una ulteriore prova dell'analogià fra i due virus. Taubenberger riuscì ad isolare per primo il virus della Spagnola nel 1997. Lavora presso l'Armed Forces Institute of Pathology di Rockville, nel Maryland. In un articolo pubblicato qualche anno fa su Nature, Taubenberger ha descritto le sequenze genetiche degli ultimi tre geni che mancavano per il completamento del genoma del virus della spagnola (H1N1), dopo che i ricercatori erano riusciti a decifrare solo cinque degli otto geni che compongono il genoma del virus. Si tratta dei geni della polimerasi, quelli cioè che codificano le proteine necessarie al virus per replicarsi all'interno delle cellule dell'organismo ospite. Ebbene, studiando queste specifiche sequenze geniche Taubenberger ha scoperto che sono molto simili a quelle dei virus dell'influenza aviaria, compreso l'H5N1 attualmente in circolazione nel Sud est asiatico. Secondo Taubenberger questo elemento sarebbe un indizio tale da rendere il virus della Spagnola un virus influenzale del tutto singolare. Sarebbe infatti il primo virus influenzale pandemico esclusivamente aviario che è riuscito ad adattarsi all'organismo umano. Secondo Taubenberg nel 1918, quando nel mondo si scatenò la terribile pandemia di influenza chiamata "spagnola", accadde che un virus tipicamente aviario riuscì lentamente ad adattarsi all'uomo e a trasmettersi per contatto diretto da uomo a uomo. Nello studio, Taubenberger ha anche individuato quali sono state le mutazioni e quindi le proteine che hanno permesso al virus aviario di adattarsi all'organismo umano. E ha anche notato che alcune di queste mutazioni sono state già individuate in alcuni ceppi di H5N1 attualmente in circolazione. Questo, secondo Taubenberger ed il team di ricercatori dell'istituto militare Usa, potrebbe suggerire che il virus dell'influenza dei polli potrebbe acquisire direttamente la capacita di adattarsi all'uomo aumentando sensibilmente il rischio di una pandemia. In precedenza Taubenberger aveva ipotizzato che la popolazione vissuta nel 1918 avesse avuto una particolare risposta immunitaria alla Influenza Spagnola, sviluppata in virtù di una esposizione ad un precedente virus, molto probabilmente quello che contagiò la gente nel 1890, ventotto anni prima. Vi erano alte probabilità perciò che quelli che erano stati bambini nel 1890 avessero poi risposto alla nuova influenza sviluppando una abbondante quantità di anticorpi. E che se il virus del 1918 avesse avuto una proteina simile sulla sua superficie a quello del 1890, gli anticorpi avrebbero risposto vigorosamente attacando in massa il nuovo virus. In questo caso, sarebbe stato il sistema immunitario stesso, piuttosto che il virus, ad uccidere le persone. In una risposta sovradimensionata del sistema immunitario, vi sarebbe stato il danneggiamento dei polmoni, soprattutto nelle persone più sane e robuste, dotate di un miglior sistema immunitario: più sane le persone, migliore il sistema immunitario, più vi erano probabilità di morire in caso di contagio col virus della Spagnola.
[Taubenberger Jeffery K., 1998. Influenza Virus Hemagglutinin Cleavage into HA1, HA2; No Laughing Matter. In: Proceedings of the National Academy of Sciences, Usa, 95: 9713-15]
Fonte: http://pandemia.blog.tiscali.it/

Di Taubenberger parla Robert G. Webster, della Divisione di Virologia del Dipartimento americano sulle Malattie Infetive, in questa conferenza del 2005 del CFR (Consiglio per le Relazioni Straniere) su "Minaccia globale di Influenza pandemica".
Webster è un personaggio chiave sulla scena dell'Influenza aviaria...

1 commento:

Unknown ha detto...

Il sistema immunitario uccide? Forse per questo parlano di vaccinazione obbligatoria, così lo si debilita a sufficienza. O forse non bastano le milioni di dosi già vendute di antivirali, che erano in scadenza, visto che per l'aviaria non sono serviti a nulla.
Il tutto per far fronte ad un influenza con mortalità 20 volte inferiore alla normale influenza invernale, tante coincidenze strane e curiose sotto, e un precedente:
1976, Fort Dix, H1N1, vaccinazione di massa, e la gente morì per i vaccini....