mercoledì 15 luglio 2009

La Exxon suona Greenpeace... come un violino (tesi: chi viene finanziato dai petrolieri)

Nel 1913 fu instaurata in America l'istituzione privata chiamata Federal Reserve, grazie ad uno statagemma che fu utilizzato per aggirare sia il Congresso che l'opinione pubblica. Già dal 1910 Wall Street aveva redatto un piano segreto per far approvare il Federal Reserve Act. Ma Rockefeller ed i suoi amici sapevano che l'opinione pubblica nutriva una grande diffidenza verso il progetto di legge Glass-Owen presentato al Congresso. Fu usata perciò l'unica maniera per far cambiare idea ai cittadini affinchè accettassero il progetto di legge: la stampa diede vasta eco ad una (falsa) posizione di Wall Street che si scagliava in modo veemente contro il progetto di legge. Paradossalmente attraverso questo inganno il sentimento comune anti-establishment fu manipolato come un boomerang, e fu fatto il gioco di Wall Street. (1)

Questa storia insegna come i Rockefeller siano usi a negare con le labbra ciò che stanno invece facendo con le mani.

Così, in campo petrolifero, cosa stanno facendo con le loro mani, anzi, con il loro portafoglio ? Seguiamo perciò le connessioni fra i petrolieri e il movimento ambientalista…

Greenpeace è in prima fila per convincere il mondo che lo scetticismo sul Riscaldamento Globale altro non è se non il portavoce della ExxonMobil (2). A prima vista questa tesi sembra plausibile, per poi non reggere ad un esame approfondito. Greenpeace ha realizzato un sito chiamato Exxon Secrets che elenca le organizzazioni che esprimono scetticismo sul Riscaldamento Globale che abbiano una qualche connessione con la Exxon o che la Exxon abbia direttamente finanziato. Comunque manca dalla lista l’Istituto di Scienza e Medicina dell’Oregon, che nel 1998 raccolse 17.000 firme su una petizione che riteneva l’ipotesi sul Riscaldsamento Globale non basata su dati scientifici ineccepibili (3). Oltre la metà dei firmatari erano scienziati con qualifiche di rilievo nei campi di fisica, geofisica, climatologia, meteorologia ed altri (4). Secondo Greenpeace, il sodalizio “Science and Environmental Policy Project”, che raccolse nel 1997 molte meno firme su un’analoga petizione, ha ricevuto due finanziamenti dalla Exxon per un totale di 20.000 dollari fra il 1998 ed il 2000. (5). Quindi nell’arco di 6 anni la Exxon ha finanziato le organizzazioni che compiono sondaggi sull’opinione dei ricercatori scientifici sul Riscaldamento Globale per una media di 3.333 dollari l’anno. Per questo, afferma Greenpeace, “la Exxon è chiaramente dietro lo scetticismo sul Riscaldamento Globale”.
Se la Exxon fosse stata veramente intenzionata a demolire gli studi scientifici a supporto del Riscaldamento Globale, oppure a condizionare l’opinione pubblica avverso la teoria del Riscaldamento Globale, allora avrebbe, forse, speso un po’ più di soldi. Ad esempio, sarebbe stato facilissimo per la Exxon controbattere alle argomentazioni che la petizione Oregon manca di credibilità perché orchestrata da una piccola organizzazione procurando all’istituto un lussuoso ufficio in qualche grattacielo di New York dal quale diffondere meravigliose brochures in carta patinata. Ma non l’ha fatto.
Un finanziamento pressochè simbolico a qualcuno degli oltre 100 gruppi americani che esprimono scetticismo sul Riscaldamento Globale non costituisce una manovra credibile. Per la maggior parte di queste organizzazioni non si tratta di nomi noti. La loro opinione sul Riscaldamento Globale non ha impatto sull’opinione pubblica poiché le loro voci sono sovrastate da quelle molto più potentemente influenti delle organizzazioni ambientaliste come Greenpeace. I finanziamenti totali per le associazioni che si occupano di tutela dell’ambiente negli Stati Uniti si stima siano di circa 4 miliardi di dollari annui. L’obiettivo della Exxon è quello della denigrazione degli scettici sul Riscaldamento Globale distribuendo loro qualche briciola avvelenata e facendo credere che siano suoi alleati. Infatti: chi darebbe credibilità ad una petizione o ad un movimento supportato da una compagnia petrolifera ? Greenpeace manipola l’opinione pubblica dando grande evidenza a questi concetti, di conseguenza la scienza presentata dall’Istituto dell’Oregon riceve scarsa attenzione da parte dei media.

Ma sono proprio i documenti ufficiali di Greenpeace a chiarirci da che parte sta veramente la Exxon. Uno di questi sulla Università Stanford recita:
“Il 20 novembre 2002 la Exxon ha annunciato che avrebbe concesso un finanziamento di 100 milioni di dollari ad un progetto innovativo della Stanford University dedicato alla ricerca di nuove opzioni di sistemi tecnologici commercialmente vantaggiosi per la distribuzione e l’uso dell’energia capaci di ridurre in modo sostanziale le emissioni di gas serra. “Altri sponsor sul Progetto Clima Globale d Energia includevano la General Electric e la Schlumberger… Il progetto non ha come scopo di esplorare ulteriormente la scienza del clima, piuttosto pone l’accento sullo sviluppo di nuova tecnologia energetica e sul sequestro dell’anidride carbonica” (6).

Sotto l'ombrello del Rockefeller Family Fund 136 fondazioni hanno costituito nel 1987 l'Associazione dei Finanziatori dell'Ambiente (EGA), aumentate a oltre 200 entro la fine del millennio scorso. Donano centinaia di milioni di dollari ogni anno ai gruppi ambientalisti. In un impressionante sfoggio di puro potere, tali fondazioni, che hanno talvolta interconnessioni fra i loro consigli di amministrazione, hanno finanziato nel 1996 l'associazione Nature Conservancy con la somma di oltre 203 milioni di dollari (vale a dire circa il 60 per cento delle loro entrate). "Earth Charter", scritto da Stephen Rockefeller costituisce i 10 comandamenti della Religione Verde. E' il risultato di una precedente iniziativa dei Rockefeller, cioè il report "Uso del suolo: una guida per i cittadini alla crescita urbana" pubblicato nel 1972 dal Rockefeller Brothers Fund. La pubblicazione esprimeva la volontà di sottoporre il diritto di proprietà all'arbitrio dei governi. (7)

La verità è che le grandi compagnie petrolifere sono controllate delle stesse persone che finanziano i movimenti ambientalisti attraverso fondazioni esenti da tasse. Il loro obiettivo è di arrivare al monopolio delle riserve mondiali di combustibili fossili per poi "chiudere il rubinetto". Vogliono che spendiamo 1 Euro al km per guidare l’auto, mentre loro attraversano il globo sui loro jet o elicotteri privati. Con le loro sterminate holdings nei gruppi bancari, farmaceutici e dei media, i Rockefeller non temono di diminuire le loro comodità o la loro influenza politica nel caso che il valore delle loro compagnie petrolifere scenda a 100 miliardi di dollari piuttosto che 200 miliardi. La Exxon potrà addirittura crescere anche nel caso che i prezzi del greggio salissero vertiginosamente e i consumi crollassero. In altre parole, il Money Trust aumenterà massicciamente il suoo potere su di noi povocando la riduzione del nostro tenore di vita (8).
(Fonte: http://www.policestateplanning.com/id52.htm)

La prima attività dei Rockefeller è il petrolio. La loro impresa, la Exxon, ha 300 affiliate in tutto il mondo. La seconda attività è l'impresa bancaria in cui primeggiano la Chase-Manhattan, la Citibank e la Chemical Bank. Poi 3 grandi compagnie di assicurazioni. Inoltre i Rockefeller detengono il 25% di altre 50 banche americane ed il 30% nelle più grandi compagnie di assicurazioni. Detengono il controllo anche di queste compagnie: Esso, Mobil Oil, Shell, Gulf, Union e Continental Oil, Inland Steel, Marathon Pil, IBM, Westinghouse, Boeing, International paper, Xerox, National Steel, Avan, TWA, Easter, United National, Delta e North East Airlines, General Foods, Allied Chemicals, Anaconda Copper. E tutto questo è solo una parte dell’Impero dei Rockefeller.
I Rockefeller controllano inoltre la maggioranza dei media americani, agenzie di informazione e giornali, quali: NBC, CBS, Time, Life, Fortune, Look, New York Times, Washington Post, Macmillan Co., Saturday Review, Business Week ed altri.

Greenpeace nel 2000 ebbe un totale di oltre 23 MILIONI DI DOLLARI di finanziamenti. In questo sito è documentato come nel solo 2001 la Rockefeller Brothers Fund finanziò (tra altre cose) una campagna che aveva lo scopo di "far crescere la consapevolezza sul Riscaldamento Globale", con 75.000 dollari.

Note

1. The Creature From Jekyll Island, G. Edward Griffin, American Media, 2002, pp. 464, 469

2. Greenpeace's "Don't' Buy Esso/ExxonMobil" Campaign
http://www.stopesso.org/
http://www.exxonsecrets.org/html/listorganizations.php
3. The Oregon Institute of Science and Medicine, Global Warming Petition Project, 1998
http://www.oism.org/pproject/

4. Boston Globe: Scientists don't agree on global warming
By Jeff Jacoby, Globe Columnist, 11/05/98
http://www.oism.org/news/s49p725.htm

5. Factsheet: Science and Environmental Policy Project, SEPP, Greenpeace.
http://www.exxonsecrets.org/html/orgfactsheet.php?id=65

6. Factsheet: Stanford University GCEP, Greenpeace
http://www.exxonsecrets.org/html/orgfactsheet.php?id=81

7.Dr Michael Coffman, Why Property Rights Matter,
http://www.discerningtoday.org/PropertyRights2.pdf
See also The Environmental Grant Makers Association website.
http://www.ega.org/
8. The Police State Road Map, Michael Nield, 2004, chapter seven, "The Environmental Movement", http://policestateplanning.com/chapter_7.htm#_5

6 commenti:

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Essì, sei proprio sulla buona strada per convincermi che anche tu stia sul libro paga: questo sì che spiegherebbe quello che scrivi, che vuoi fare apparire convincente, ma in realtà dai tuoi stessi dati qualsiasi persona ragionevole arriverebbe a conclusioni opposte alle tue.

noalgore ha detto...

Il tuo mi sembra un commento "ideologico" non argomentato, che va rispettato per quello che appare.

noalgore ha detto...

Un autocommento ironico dal sito Valdeperillos.com:

Francamente, somos minoría en esta hermandad, pero estamos a sueldo de las petroleras, claro

markotz ha detto...

La Royal Society identifica 39 organizzazioni, fondate dalla ExxonMobil, che non riconoscono i progressi fatti nel
campo dei cambiamenti climatici, distorcendo i dati a disposizione e negando l'impatto dei fattori antropogenici. Nel
2005 la Exxon avrebbe finanziato con ben 2.9 milioni di dollari questi istituti per disinformare il pubblico attraverso i
loro siti web. Le organizzazioni, però, potrebbero essere molte di più. Attraverso il database Exxonsecrets, Greenpeace
individua oltre 80 organizzazioni fondate dalla ExxonMobil Corporation o dalla ExxonMobil's Foundation tra il 1998 e
il 2006 (http://www.greenpeace.org/usa/assets/binaries/exxon-secrets-analysis-of-fun.pdf), delle quali però solo 32 sono
note per aver ricevuto finanziamenti specifici per la propaganda sul riscaldamento globale. Vale comunque la pena
distinguere, in questo alveare di istituzioni, tra:
– Quelle realmente “fantasma”, ovvero entità create ad hoc e poi spacciate per istituzioni, come ad esempio il
George Marshall Institute, descritto dall'Union of Concerned Scientists come "a clearinghouse for global
warming contrarians"(http://www.ucsusa.org/assets/documents/global_warming/exxon_report.pdf)
– Altri istituti, di più vasto raggio e realmente “attivi” nella politica economica internazionale, come il CEI
(Competitive Enterprise Institute). Il quale, oltre ad essere il gruppo che ha ricevuto più finanziamenti dalla
Exxon, ($ 2.2 milioni dal 1998) si appoggia ad altre compagnie come Ford Motor Company, Pfizer e Earhart
Foundation.

Davvero, No Algore, non ti capisco. è da un pò di tempo che leggo i tuoi articoli e ogni volta mi sento preso da un sentimento ambivalente: da un lato ammiro la tua riscotruzione storica dei fatti, spesso minuziosa e accurata. d'altra parte mi demoralizzo nel vedere come tu possa cadere nella fase di "interpretazione dei dati", dimenticando del tutto le sottigliezze e le sfumature della storia e idealizzando a dismisura certi avvenimenti. Scadendo, per dirla in breve, nelle solite e banali teorie del complotto. Le quali non sono sbagliate nel senso che si basano su dati sbagliati (tutto quello che dici su Peccei, Alessandro Ghigi e il WWF è in una certa misura vero), ma nel senso che illuminano di luce artificiale una scena che è molto più complessa di quello che si vuol credere. é importante fare storia, non 'metastoria'. I complotti certamente esistono, ma non è questa una buona ragione per non credere nelle cause antropiche del riscaldamento globale, verificato negli ultimi decenni da scienziati di tutto il mondo. ecco questa cosa proprio non la capisco. il voler andare controcorrente, il gridare al complotto internazionale solo perchè una manciata di scienziati 'ribelli' sono contrari al riscaldamento globale, ti fa sentire anticonformista?
saluti

noalgore ha detto...

A proposito di Riscaldamento Globale...
Ecco l'introduzione all’edizione Italiana di "Pianeta Blu, non Verde" di Vaclav Klaus (Repubblica Ceca, Trattato di Lisbona, NO)

Sono molto contento che dopo l’edizione ceca (maggio 2007), tedesca (dicembre 2007), olandese (luglio 2008), polacca (ottobre 2008), spagnola (ottobre 2008), e bulgara (novembre 2008), il mio libro Pianeta Blu, Non Verde esca anche in italiano.

L’apprezzo molto, dicevo, perchè sono convinto che il mio libro possa contribuire a una discussione più razionale del problema dei cambiamenti climatici rispetto a quanto ci sia stato fino ad ora. E questo è più che necessario, perchè nonostante tutta l’isteria che si è creata attorno a noi, il clima è rimasto negli ultimi diecimila anni sempre uguale. Non sta succedendo niente di drammatico.

Il panico artificialmente diffuso sui cambiamenti climatici – nel passato presumibilmente sconosciuti – e le loro conseguenze catastrofiche per il futuro della civiltà umana, non deve rimanere senza risposta da parte di quella maggioranza della popolazione mondiale, finora prevalentemente silenziosa, che ragiona razionalmente.

Essi dovrebbero sapere che questo panico non viene diffuso dagli scienziati e che alla sua base non c’è la scienza. La sua sostanza, al contrario, è fatta di abuso della scienza da parte di una ideologia in rapida espansione, illiberale e orientata all’autoritarismo, che forse meglio di tutto descrive il termine ambientalismo.

A questa ideologia, non alla climatologia, è dedicato il mio libro. È stato scritto da un economista che si trova da sei anni nella posizione di capo di Stato e che è stato motivato a farlo dalla quasi mancanza totale di una visione politico-economica nella discussione attuale.

Quotidianamente leggiamo di decimi di gradi centigradi che mancano qua e là, della diminuzione dei ghiacciai, dell’aumento del livello dei mari, della quantità di CO2 nell’atmosfera, dell’effetto serra, dell’influenza del Sole sul clima globale e così via, ma mancano delle serie considerazioni economiche sulla effettiva inesauribilità delle riserve delle risorse energetiche, se trattate in modo economicamente razionale, sulla comparazione tra i costi e i benefici dei provvedimenti che oggi vengono proposti, sulla difficile relazione tra il presente e il futuro (che gli economisti analizzano attraverso il ricorso ai tassi di sconto), sulla difesa razionale contro il rischio (invece del principio fondamentalista della cosiddetta precauzione) dell’insostituibile e straordinariamente positivo ruolo del mercato, sul sistema dei prezzi e dei diritti di proprietà, e sul ruolo dello Stato.

Questo libro cerca di far fronte a questa mancanza. Parla di libertà e prosperità umana e della minaccia delle ambizioni ambientalistiche piuttosto che dell’andamento della temperatura terrestre.

Sono lieto che il libro esca ora anche in Italia, nel paese dove ho avuto la fortuna di studiare nel 1966 per sei mesi, nel paese che amo, nel paese che per due decenni non ha vissuto in libertà, un bene che sicuramente non vuole perdere.

Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno contribuito alla pubblicazione italiana del libro. Ho apprezzato molto l’aiuto del direttore dell’Ufficio estero di Czech Trade a Milano, già Console generale a Milano, Karel Beran, del direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni, Alberto Mingardi, del direttore ricerche e studi dell’IBL, Carlo Stagnaro e di Diana Mengo che ha tradotto il libro in italiano.

Vorrei anche fin da subito prevenire una incomprensione purtroppo assai frequente. La mia polemica con l’ideologia del riscaldamento globale non è in contrasto con una posizione razionale verso la difesa dell’ambiente, perchè quella è – e deve essere – l’elemento primario di qualsiasi cosciente comportamento umano.

Sarò molto lieto se questo libro troverà l’interesse dei lettori italiani.

Václav Klaus, 16. marzo 2009

Autore: Václav Klaus
Editore: IBL Libri
ISBN: 978-88-6440-002-0
Prima edizione: marzo 2009

Anonimo ha detto...

Non c'è bisogno di andare tanto lontano per dimostrare la corruzione delle ass. ambientaliste... io abito a Terni una cittadina di 110 mila abitanti, e sono stati istallati 3 inceneritori dei 53 presenti in Italia!!abbiamo un tasso tumorale del 30% superiore alla media nazionale...bèhhh ci è voluta un'inchiesta della magistratura d'ufficio per far chiudere 1 dei 3 e mettere sotto processo il sindaco per disastro ambientale (concentrazione altissime di diossina e radiazioni) emmissioni di radiazioni inquinamento delle acque e omicidio colposo perchè delle 4 persone che lavoravano in quell'impianto tutte si sono ammalate di tumore ed una è deceduta!!!Bè le ass. ambintaliste(che si preoccupano del taglio o no della coda ed orecchie dei cani)non hanno fatto nulla prima dell'inchiesta e dopo...un opuscolo informativo alla popolazione uno sciopero ..niente...poi si è scoperto il perchè...perchè erano sul libro paga del comune...considerate che sono stati fornita per anni alla popolazione dati falsi sull'inquinamento della nostra cittadina!!!non credete a queste associazioni di LUCRO!!!