domenica 12 ottobre 2008
Luigi De Marchi: destra sempre più secolarizzata
martedì 7 ottobre 2008
Il mondo senza di loro
Chiedo scusa in anticipo ai lettori di Climate Monitor, oggi uscirò decisamente fuori tema. O forse no, visto che quanto sto per raccontarvi è legato a doppio filo con i temi che tanto ci stanno a cuore e che affrontiamo sempre su queste pagine.
La specie animale più popolosa possiede suo malgrado capacità di gran lunga superiori a tutti gli abitanti di questo pianeta. Tra queste la più clamorosa è certamente l’abilità nel farsi del male da soli. L’anno scorso è uscito un libro del quale ho intercettato la recensione sul sito Le Scienze, del gruppo editoriale L’Espresso. Il titolo del libro è Il Mondo senza di noi, scritto da Alan Weisman, un famoso autore e giornalista nordamericano, nonchè professore di giornalismo e studi latino americani presso l’Università dellArizona. Tanto nelle pagine del sito ufficiale, quanto nelle numerose recensioni disponibili in rete, il libro è definito una non-fiction, un esperimento di pensiero su quella che potrebbe essere l’aspetto del mondo in assenza del genere umano, ovvero della sua estinzione.
sabato 4 ottobre 2008
Rutelli, il PD e lo scarso ambientalismo degli italiani
In una lettera dal titolo “Ambientalismo in crisi, il PD innalzi bandiera verde”, l’ex Cicciobello constata infatti, sulla base di dati Eurobarometro che la proporzione di italiani che considera l’ambiente tra i problemi sociali più importanti è in costante calo dagli anni ‘80, passando dal 46% di vent’anni fa allo striminzito 9% del 2007. Un calo, particolarmente pronunciato tra i giovani, che va tutto a favore di altre preoccupazioni come il costo della vita e la criminalità, e segnala un’assoluta controtendenza del nostro paese rispetto al resto d’Europa.
Rutelli si spiega questa tendenza in tre modi, tutti politici: primo, lo scetticismo e l’ironia delle destre, da Bush a Berlusconi, nei confronti dell’effetto serra; secondo, i danni fatti dall’ “ambientalismo dei NO”, minoritario e distruttivo, responsabile tra le altre cose secondo Rutelli del disastro-rifiuti in Campania. Infine, la scarsa attenzione del centrosinistra italiano, che ha lasciato soli i Verdi ad occuparsi del tema.
Probabilmente le ragioni indicate dal dirigente del PD hanno influito in qualche modo nel dramatico calo di attenzione italiano per l’ambiente, soprattutto per quanto riguarda le colpe del centro-sinistra: per fare un esempio, né il PD né “Repubblica” sono riusciti a criticare l’abolizione del bollo auto, proposta da Berlusconi in campagna elettorale, su basi diverse dalla sua presunta insostenibilità finanziaria. Dimenticando che esso avrebbe costituito un colossale incentivo economico all’utilizzo dell’auto e all’inquinamento: una sorta di enorme Ecopass milanese all’incontrario.
Tuttavia, a nostro avviso, esistono ragioni più profonde per questa disaffezione degli italiani rispetto all’ambientalismo. Il nostro è infatti un paese ormai ritenuto unanimamente in declino, a crescita e natalità zero, attanagliato dalla paura della perdita del potere d’acquisto, e in una società in crisi il “futuro” tende tipicamente a restringersi, e i cittadini proiettano la propria vita su orizzonti temporali sempre più brevi. La grande questione del riscaldamento del globale e del destino del nostro pianeta, che implica pensare al lungo periodo, passa inevitabilmente in secondo piano. Come ha detto recentemente Bob Dylan per gli americani, non ci si può aspettare che la gente abbia la virtù della purezza quando è povera. Paradossalmente quindi, il giusto tentativo del PD di richiamare l’attenzione sui temi ambientali potrebbe non giovargli in termini di consensi elettorali.
venerdì 3 ottobre 2008
E' il Sole, non la tua SUV: la CO2 non distruggerà la Terra
L’evidenza è qui. Prima di dichiarare bancarotta, leggete It's the Sun, Not Your SUV e fatevi una vostra opinione.
giovedì 2 ottobre 2008
Psicopatici e potere
martedì 30 settembre 2008
Che cos'è il Club di Budapest, parte I°
Il testo che segue lo dobbiamo al blog Anti-Pachamamistas en Accion, che a sua volta è la traduzione dall'inglese dal sito envisionism.com su documenti realizzati da Andy Robbins.
- Promozione della coscienza planetaria
- Interconnessioni fra generazioni e culture
- Integrazione fra spiritualità, scienza ed arti
Suona vagamente familiare ? Bene, ciò si deve al fatto che il Club di Budapest è andato a letto col Club di Roma. Fondato nel 1993 dall'ex membro del Club di Roma Ervin Laszlo, il suo nome fu scelto in relazione a dove fu fondato (una città costituita da due città, Buda e Pest, unite da un ponte; ndt) . La filosofia a cui si attiene il Clud di Budapest è di "costruire ponti tra le culture e le loro differenze"; ciò si evince sia dal loro logo che dalla loro propaganda. Al fine di stabilire una piattaforma operativa, Laszlo creò il "WorldShift Network", che funziona da tirapiedi per i progetti internazionali dettati dal Club.
Per quelli che hanno familiarità con le lusinghe della New Age, questo video dovrebbe permettere di comprendere rapidamente ciò che vi si cela realmente dietro. A quelli invece che non sono ancora addentro alle strategie propagandistiche della New Age consigliamo di seguire il video con attenzione. Infatti, alcuni temi che vi vengono affrontati e che dovrebbero stimolare i newager sono il 2012, Tutto è Uno, il calendario Maya, i cambiamenti globali e l'energia, la necessità di una nuova coscienza, eccetera...
http://www.youtube.com/watch?v=B_WQSBWl1IM&eurl=http://www.envisionism.com/research/NA.html
La cosa più spaventosa in tutto ciò è che stanno facendo il lavaggio del cervello ai loro seguaci affinchè rinuncino ai loro diritti, col fine di salvare il pianeta e arrivare ad essere UNO.
(nota da Anti-Pachamamistas en Accion: in molti testi della New Age lo scrivono proprio così, in maiuscolo: TUTTO è UNO e UNO è TUTTO, come una specie di Mistero della Santissima Trinità dei newagers. Allo stesso tempo lo slogan ricorda quello massonico Uniti nella Diversità. Non dimentichiamo che i precursori della New Age erano i teosofi della fine del XIX secolo, ed essi erano ben ammanicati con la massoneria).
venerdì 26 settembre 2008
Giulietto Chiesa è neo-malthusiano ed eugenetista ?
Leggiamo infatti dal sito ufficiale di Giulietto Chiesa:
"Circola tra gli scienziati una simpatica barzelletta. Due pianeti s'incontrano. Uno ha un'aria soddisfatta e salubre, sorridente e colorato. L'altro ha la faccia marrone, piena di bitorzoli puzzolenti, respira a fatica. «Come stai? - dice quello sano all'altro - ti vedo scuro in volto, che ti succede?» Il pianeta malandato sospira: «Vedi, sono pieno di questi parassiti che si chiamano uomini. Stanno sporcando tutto, mi affumicano l'aria, mi fanno crescere la febbre, abbattono le foreste, tirano fuori cemento e lo spargono dappertutto. Guarda come mi hanno butterato la faccia». L'altro ascolta, sempre sorridente: «Oh, non preoccuparti. Li avevo anch'io, ma me ne sono liberato»."
E questo non accadrà fra 200 anni, ma fra 20, e sarà un problema della prossima generazione, dei nostri figli. L’Africa nei prossimi 10 anni aumenterà a dismisura le zone desertiche, costringendo 250 milioni di persone a scappare, verosimilmente da noi.
Per impedire ciò occorrerebbe smettere di produrre anidride carbonica ai tassi attuali perché sta surriscaldando il pianeta attraverso l’effetto serra. Ma l’anidride carbonica è un prodotto di tutto il nostro modo di vivere: si produce con le automobili, i treni, le navi, il riscaldamento, le fabbriche. In più tutta la nostra società è basata sull’utilizzo dell’energia fossile che non è certamente infinita; la quantità d’idrocarburi che c’è sottoterra è definita e si può calcolare con una buonissima approssimazione. Tant’è che gli esperti avvertono, appunto, che a breve non ce ne sarà più. In un secolo e mezzo l’abbiamo consumata quasi interamente. "
Per un nuovo ambientalismo: cosa significa ambientalismo razionale ?
Non appena uno accenna a rifiutare l'ideologia dominante del moderno ambientalismo verde, c'è sempre qualcuno che tenta, attaccandolo, di farlo arruolare in modo forzoso ad altre ideologie opposte. Quelli che sono schiavi del dogma prevalente, fanno molta fatica a concepire che possano esistere prospettive alternative.
Questo post riassume scrupolosamente i concetti chiave dell'ambientalismo razionale come alternativa al dogma verde.
Fra i due estremi, le principali aree discriminanti sono:
- la convinzione che il capitalismo del libero mercato fornisca le soluzioni ai problemi ambientali anzichè causarli
- che i limiti alla crescita siano un costrutto ideologico e non una realtà fisica
- una enfasi sulla globalizzazione sostenibile piuttosto che sulla sostenibilità globale
- che l'isterismo e la scienza politicizzata siano espedienti per mettere in ombra e dissuadere la diffusione di un dibattito pubblico sulle opzioni politiche
- che il riscaldamento globale è un mito che devia l'attenzione dai reali problemi, e
- che non ci sono problemi ambientali che sono al di fuori della nostra capacità di risolverli.
Rifiutare il dogma prevalente non è un atto immorale o insensibile. Dissentire dal dogma non preclude la possibilità che una persona sia un ambientalista attivo e appassionato. Ciò richiede, comunque, una grande fermezza e maggiore responsabilità personale, aggiunte ad una buona volontà di pensare e agire in modo indipendente dalla massa.
mercoledì 24 settembre 2008
Zbigniew Jaworowski smaschera le bugie degli allarmisti del riscaldamento globale
Zbigniew Jaworowski ha scritto recentemente su NZCPR.org:
"In un editoriale su un settimanale polacco ho commentato recentemente la considerevole riduzione delle temperature globali nel 2008 e durante gli ultimi 10 anni. Non è stata una sorpresa perciò vedere la forte reazione da parte dei collaboratori polacchi dell’IPCC, che negano l’esistenza del raffreddamento. La sorpresa è stata invece dover sentire da quel pulpito frasi come “cospirazione climatica mondiale” e “colossale complotto internazionale”. Personalmente non ho mai usato queste parole e nemmeno accenno ad idee simili. Forse l’idea gli è venuta dai dati e dai fatti che ho presentato, e che mostravano la debolezza dell’ipotesi del riscaldamento globale antropogenico. Senza la presenza di fattori irrazionali di matrice politica ed ideologica, è realmente difficile capire perché così tante persone credono che l’uomo sia la causa del Periodo Caldo Moderno, cosa che non è mai stata provata con evidenza scientifica. Procediamo perciò alla discussione di alcuni di questi fattori."
Strong ha svelato il suo paradigma in una intervista: “Cosa succederebbe se un gruppo ristretto di leaders mondiali arrivasse alla conclusione che il rischio principale per la Terra derivi dal comportamento dei paesi ricchi ? Per la sopravvivenza del pianeta, questi paesi ricchi dovrebbero raggiungere un accordo per ridurre il loro impatto sull’ambiente. Lo farebbero veramente ? In conclusione il gruppo direbbe “no”. I paesi ricchi non lo farebbero. Non vogliono cambiare. Così, per salvare la Terra, il gruppo si chiede: Non è forse la sola speranza per il pianeta che la civiltà industriale collassi ? Non è forse nostra responsabilità quella di favorire questo ? Questo gruppo di leaders mondiali forma una società segreta per portare l’economia al collasso (Wood 1990). Il tema climatico è divenuto attualmente forse il principale nell’agenda delle Nazioni Unite e dei politici, per lo meno essi dicono così [1]. E’ divenuto anche un tema morale. Nel 2007, rivolgendosi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Gro Harlem Brundtland, l’inviato speciale del Segretaro Generale ONU sui cambiamenti climatici, ha così stigmatizzato le riserve degli scettici: “E’ irresponsabile, sconsiderato e profondamente immorale mettere in dubbio la serietà ed il reale pericolo dei cambiamenti climatici”. Ma in precedenza la moralità da “spaventali a morte” dei “climatisti [2] fu spiegata da Stephen Schneider, uno dei loro maggiori guru: “Da una parte, come scienziati siamo eticamente vincolati al metodo scientifico, promettendo effettivamente di dire la verità, tutta la verità e nient’altro…Ma dall’altra, non siamo solo scienziati ma esseri umani…abbiamo bisogno di stabili supporti per catturare l’immaginazione del pubblico. Il che significa, naturalmente, avere il supporto della copertura mediatica. Così dobbiamo rappresentare scenari paurosi, drammatizzare e semplificare le nostre affermazioni, e metterci dietro le spalle eventuali dubbi…Ognuno di noi deve decidere il giusto equilibrio tra l’essere efficaci e l’essere onesti (Schneider 1989) .
Al Gore offre lo stesso standard morale “Credo sia appropriato esagerare l’effettiva rappresentazione di quanto sia pericoloso il Riscaldamento Globale di origine antropica, affinchè l’audience sia disposta ad ascoltare con la giusta attenzione quali siano le soluzioni”. (Gore 2006). Sullo stesso filone troviamo Rajendra Kumar Pachauri, il presidente dell’IPCC, che ha così commentato sul Quarto Rapporto dell’IPCC: “Spero che questo sciocchi la gente e i governi fino al punto da fargli prendere seri provvedimenti” (Crook 2007). Così si evince che l’IPCC non ha ambizioni di presentare una situazione climatica obiettiva, ma piuttosto intende “scioccare” la gente affinchè intraprenda azioni che seppur non avranno effetti sul clima (NIPCC 2008), ne avranno invece di disastrosi sull’economia globale e sulla società. L’implementazione di queste misure provocherebbe lo smantellamento del sistema energetico globale, la forza primaria che dirige la nostra civiltà. Questo è ciò che hanno in mente apparentemente Maurice Strong ed altri leaders del movimento ambientalista."
(continua sul sito del the New Zealand Centre for Policy Reasearch)
martedì 23 settembre 2008
E' vero che il livello dei mari aumenterà a causa del riscaldamento globale ? Attenti a come rispondete
Una delle tattiche principali usate per propagandare la paura del riscaldamento globale è di dire che il livello dei mari aumenterà a causa delle emissioni antropogeniche di CO2. Il problema connesso con questa asserzione è che non ha basi scientifiche.
Qual'è la causa dell'aumento del livello dei mari ? L'espansione termica è la causa primaria. Di seguito è riportata una citazione dall'IPCC
"Cosa causa il cambiamento del livello del mare ? Primo, le acque oceaniche si espandono quando si scaldano. Sulla base delle osservzaioni delle temperature oceaniche e dei risultati dei modelli studiati, l'espansione termica è una delle cause maggiori dei cambiamenti storici dei livelli dei mari. Inoltre, si presume che l'espansione termica sarà la componente principale dell'aumento dei livelli dei mari nei prossimi secoli".
Ma se all'IPCC affermano che l'espansione termica è la principale causa per l'aumento dei livelli dei mari, e allo stesso tempo affermano che la CO2 di origine antropica è la causa del riscaldamento globale, cosa causò allora il continuo aumento dei livelli oceanici prima che si verificassero le attuali alte concentrazioni di CO2 ? Se prestate attenzione alla parte di scienza che l'IPCC in modo conveniente tralascia di citare nei suoi report, ebbene vi troverete dei gioiellini. Ad esempio, date un'occhiata a questo grafico sui livelli dei mari nell'Olocene, da Wikipedia:
Il "romano" Dalai Lama: prediche a due stelle da alberghi a cinque stelle
Apparentemente, un modo per ridurre il gap fra ricchi e poveri, secondo la ricca audience del Dalai Lama, è di diventare Buddista, la qual cosa si è preparati subito a credere, dopo aver visitato le terre Buddiste, invariabilmente povere e aver verificato la filosofia Buddista del "siedi e temprati".
Ma forse no, c'è qualcosa di sbagliato, perchè il Dalai Lama, esausto, recentemente, in Australia, "ha volato col suo entourage di 10 persone in business class ed ha soggiornato in alberghi a 5 stelle".
Ma, aspettiamo, il Dalai Lama ha sentenziato ancora:
"Prendersi cura dell'ambiente dovrebbe essere parte della nostra vita quotidiana. Quando usate l'auto, l'elettricità, l'acqua, in ogni momento, tenete a mente la preservazione dell'energia e delle risorse"
Così, ristabilito, ha consultato il suo itinerario per il resto dell'anno. Usando auto, elettricità, risorse e aeroplani, ha lasciato l'Australia alla volta di Nuova Zelanda, Italia, Usa, Spagna, Portogallo, India e Canada. Sempre con voli aerei business class.
Senza dubbi applicherà i principi che predica in una qualche sua vita futura.
lunedì 22 settembre 2008
Gli europei e il clima: è sempre colpa degli altri
Il quadro che emerge dall'indagine dell'Ufficio statistico europeo non svela nulla di nuovo, se non l'asimmetria tra desideri pubblici e comportamenti privati, e la profondità dell'indottrinamento verde nel pubblico europeo (e italiano). Secondo il campione intervistato, il riscaldamento globale è la seconda maggiore sfida che l'umanità dovrà affrontare nel prossimo secolo (62 per cento), dopo la povertà e prima del terrorismo, la guerra e la recessione. Scopro di appartenere al 7 per cento degli europei (e 8 per cento degli italiani) che non ritengono il global warming un problema serio: suvvia, considerando il bombardamento mediatico non è poco. La maggior parte degli europei - poco più della metà - dicono di essere molto o abbastanza informati.
Ora viene il bello: il 61 per cento degli europei afferma di fare qualcosa contro il cambiamento climatico (a proposito: cambiamento climatico è politicamente più sexy di riscaldamento globale. D'ora in poi userò la formula riscaldamento globale); il 56 per cento pensa che le politiche climatiche possano avere un impatto positivo sull'economia europea. Però, il 67 per cento pensa che i cittadini (gli altri) non stiano facendo abbastanza, come non stanno facendo abbastanza le imprese (76 per cento), i governi (64 per cento) e l'Europa (58 per cento). Cioè, mi spiego: la maggioranza degli europei pensa di fare abbastanza ma che gli altri non lo facciano. Non commento.
Se poi si chiede ai cittadini cosa stanno facendo, in pratica, le prime tre risposte sono: la raccolta differenziata dei rifiuti (46 per cento), che dubito possa avere grandi effetti sulle emissioni; riducono i consumi energetici a casa (39 per cento), cosa che non sembra emergere dai dati sui consumi al di fuori della componente di risparmio indotta dal caro-petrolio (che si vede soprattutto sui consumi di carburanti per autotrazione); e riducono il consumo di acqua (33 per cento). Il 44 per cento degli europei dice poi che sarebbe disponibile a pagare di più (tra l'1 e il 30 per cento) per l'energia se questo consentisse di affidarsi a energia "pulita", whatever it means. Naturalmente, anche in questo caso i fatti non seguono alle parole: se ci fosse davvero una così solida domanda per un aumento dei prezzi, le offerte commerciali si moltiplicherebbero (non lo fanno) e i sussidi non sarebbero necessari (lo sono, ahimé, per rispettare gli obiettivi sulle rinnovabili). Almeno su un punto gli europei hanno una visione realistica della realtà: solo il 25 per cento di coloro che dicono di "far qualcosa" giustificano la loro scelta dicendo che "mi fa risparmiare soldi". Per quanti pregi abbiano i comportamenti cosiddetti sostenibili, costano di più. Un incredibile 8 per cento sostiene di essere stato esposto agli effetti del riscaldamento globale: forse pioveva (o non pioveva, non ricordo più quale delle due vada di moda adesso) il giorno in cui sono stati intervistati.
Le risposte degli italiani non si discostano granché da quelle degli europei. Vi sono alcune risposte su cui, invece, la differenza si vede. Per esempio, "solo" il 47 per cento degli italiani (contro i due terzi degli europei) ritiene che il riscaldamento globale sia il più urgente problema da risolvere. E' interessante perché la risposta non riflette un atteggiamento egoistico, ma una diversa lettura delle priorità: per gli italiani, come per gli europei, il primo problema è la povertà, il secondo è il terrorismo. Solo dopo, e con meno della metà dei voti, arriva il global warming. Gli italiani si mostrano anche meno ipocriti degli europei: "solo" il 49 per cento dice di fare molto o abbastanza per contrastare il riscaldamento globale, contro il 61 per cento degli europei. Il 48 per cento "soltanto" dice di aver ridotto i consumi energetici, e questo è comprensibile perché noi abbiamo già consumi relativamente bassi a causa dei prezzi proibitivi. Neppure i consumi idrici vengono ridotti ("solo" il 42 per cento dice di farlo), per la ragione opposta: l'acqua costa pochissimo e quindi ne sprechiamo a secchiate.
Questo sondaggio dice, sostanzialmente, una cosa: gli europei (italiani compresi) sono sommersi da un mare di propaganda. Bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare.
giovedì 18 settembre 2008
Il WWF spamma
Il denaro e le connessioni che stanno dietro la crociata di Al Gore sull’anidride carbonica – Parte II°
Fronte e Centro
Chiaramente la GIM è nata per trarre vantaggi economici dal commercio delle quote di anidride carbonica. La quota associativa alla CCX è attualmente volontaria. Ma se verrà un giorno che il governo federale USA richiederà obbligatoriamente a chi emette gas serra – cioè praticamente tutti – di partecipare al cap-and-trade, allora chi avrà creato un mercato per lo scambio delle quote sarà nella posizione di controllarne le entrate economiche. E questo fa muovere Al Gore al fronte e al centro. Come politico, Al Gore è per la trasparenza, ma in qualità di presidente della GIM se ne sta in disparte, secondo la rivista Forbes. Infatti l’opinione pubbica non è al corrente delle finanze della sua compagnia, da dove ottenga i fondi e quali progetti stia supportando.
Si sa che la Goldman Sachs ha commissionato a tre istituti, il World Resources Institute (affiliato alla CCX), il Resources for the Future e il Woods Hole Research Center uno studio di ricerca sulle opzioni politiche degli USA sulla regolazione dei gas serra. Nel 2006 la Goldman Sachs ha finanziato tali ricerche per 2,3 milioni di dollari. Ha inoltre speso 1 miliardo di dollari per progetti sulle compensazioni, una cifra esorbitante per progetti che riguardano la generazione di energia da fonti diverse da petrolio e gas. Nell’ottobre del 2006 la Morgan Stanley si è impegnata a investire 3 miliardi di dollari in progetti di misure compensative. La Citigroup è entrata nel mercato delle quote nel maggio 2006 e così ha fatto anche la Banca d’America nel giugno successivo.
Alcuni gruppi ambientalisti hanno cominciato ad opporsi ad Al Gore ed ai suoi amici banchieri investitori. Ad esempio dicono che il gruppo di Al Gore provvede ai bisogni di chi è in grado di mettere a disposizione mezzi finanziari per entrare nel mercato delle quote di anidride carbonica. Il bollettino del World Rainforest Movement dice che membri dell’IPCC (l’Intergovernmental Panel on Climate Change dell’ONU) si preparano a trarre vantaggi economici appoggiando le imprese di Al Gore nel campo della negoziazione delle quote. L’IPCC, dicono i critici, da una parte ha la maggior voce in capitolo a livello scientifico su ciò che è considerato l’impatto dei gas serra sul riscaldamento globale, dall’altra approva un meccanismo che alla fine è fondamentalmente promotore del concetto ipocrita della negoziazione dell’anidride carbonica.
L’organizzazione no-profit Winrock International è un esempio di ente associato all’IPCC che cerca attivamente gruppi ed individui interessati al mercato delle quote di anidride carbonica. La Winrock, con sede nell’Arkansas, fornisce a livello mondiale “consulenze nel campo della CO2”. La Winrock ha ricevuto finanziamenti governativi da EPA, USAID e dal Dipartimento Lavoro, Stato e Commercio, cosi come dalla Nature Conservancy (che ha avuto come ex presidente Henry Paulson). La Winrock sostiene che le negoziazioni cap-and-trade siano il miglior modo per prevenire la crisi dovuta ai cambiamenti climatici. Ma occorre considerare questo: quando una organizzazione no-profit ottiene denaro dalle compagnie petrolifere e patrocina la trivellazione del suolo per la ricerca di idrocarburi come una soluzione alla penuria di energia, viene sicuramente attaccata come uno strumento nelle mani del Big Oil. Finora però i gruppi collegati ad Al Gore hanno evitato simili attacchi.
Quindi viene il World Resources Institute (WRI). E’ stato il primo gruppo non governativo ad aderire alla CCX come membro associato (una definizione per quei soci le cui emissioni di gas serra sono trascurabili). Molti dei suoi donatori sono soci della CCX oppure sono nel campo delle negoziazioni delle quote, come Shell Foundation, Whole Foods Market, Nature Conservancy, American Forest and Paper Association, Pew Center for Climate Change, così come il Rockefeller Brothers Fund e la Fondazione Ford (anch’essa collegata al clan Rockefeller).
Ora siete in grado di collegare i punti
Nel giugno del 2006 la banca Mondiale ha annunciato la sua adesione all CCX, affermando che intendeva compensare le sue emissioni di gas serra per mezzo dell’acquisto di crediti attraverso la CCX. La Banca ha aggiunto che i suoi crediti contribuiranno al restauro di 4.600 ettari di pascoli degradati in Costa Rica. In qualche modo, la CCX ha calcolato che questo equivale alle 22.000 tonnellate metriche di emissioni che la Banca afferma essere create dalle sue attività.
Un blog della Banca Mondiale dal titolo Private Sector Development Blog pubblica con regolarità articoli che informano sulle attività di Al Gore e sul concetto dei crediti di anidride carbonica. Vi vengono annunciate iniziative “verdi” nelle quali i crediti sono ritenuti in grado di cancellare le “cattive” emissioni di CO2 rilasciate dalle attività della compagnia.
Infatti la Banca Mondiale ora ha istituito una unità di finanziamento per l’anidride carbonica che conduce ricerche su come sviluppare e negoziare i crediti di anidride carbonica. La Banca opera in Italia, Olanda, Danimarca e Spagna per realizzare in ogni paese fondi per l’acquisto da compagnie private di crediti di emissioni da usare in paesi in via di sviluppo. Inoltre, la Banca gestisce il Fondo Europeo per l’Anidride Carbonica per aiutare i paesi a rientrare nei parametri del Protocollo di Kyoto. Questi fondi sono trattati dalla ECX (metà della quale appartiene alla CCX, essa stessa una creatura della compagnia di Al Gore, la GIM). Riusciamo ora ad unire i singoli punti ?
Un sito affiliato a “Una scomoda verità” di Al Gore invita i cittadini preoccupati a lottare personalmente contro il riscaldamento globale attraverso la compensazione della propria “impronta ecologica”. Il modo per fare ciò include di passare alle lampadine fluorescenti a risparmio energetico e allo spegnimento dei termostati a casa propria. Ma il sito chiede anche con urgenza ai cittadini americani di compensare le proprie emissioni di CO2 per mezzo dell’acquisto di quote da una compagnia gestita da nativi americani chiamata Native Energy. Native Energy promuove l’energia eolica per mezzo della compra-vendita di crediti di CO2 e futures per la realizzazione di turbine eoliche nelle riserve indiane.
Ciò che il sito non menziona è che il fondatore di native Energy, il veterano dell’industria energetica Tom Boucher, ha fondato anche una compagnia di marketing chiamata Green Mountain Energy, un’associata alla CCX che si autodefinisce “il fornitore principale americano al dettaglio di energia pulita e soluzioni di compensazione delle emissioni. Green Mountain offre a clienti residenziali, di affari, istituzionali e governativi un modo facile per comprare prodotti elettrici puliti e accessibili, così come l’opportunità di compensare la propria impronta ecologica”. In altre parole, Green Mountain vende servizi di consulenza agli utilizzatori di energia, informandoli sull’opportunità di investire in gruppi come Native Energy.
Così sembra che banche ed aziende di investimento stiano diventando verdi, impazienti di entrare nel mercato emergente delle emissioni. Allo stesso tempo, gli ambientalisti stanno scoprendo nuovi modi per diventare ricchi credendo di salvare gli Orsi polari e le foreste pluviali.
Gli agitatori no-profit di Al Gore
Nel 2006 Al Gore ha fondato il proprio gruppo no-profit sulle tematiche del riscaldamento globale, Alliance for Climate Protection, una organizzazione di beneficenza. Il gruppo promuove politiche ambientali più stringenti nel settore privato e specialmente vuole una legislazione sul cap-and-trade così che le compagnie siano forzate ad abbassare le loro emissioni di gas serra e a comprare crediti di emissione.
Il Direttore (CEO) dell’Allenaza è Cathy Zoi, una ex consulente in campo ambientale del Presidente Bill Clinton. Gore è il presidente del consiglio del gruppo, che include attivisti ambientalisti come Theodore Roosevelt IV, il Direttore dell’EPA ai tempi di Clinton Carol Browner, il consulente del Presidente George H.W. Bush sulla sicurezza nazionale Brent Scowcroft ed il direttore dell’EPA dell’era Reagan Lee Thomas. Al Gore ha dichiarato di aver finanziato l’Alleanza con 250.000 dollari ed ha affermato di voler devolvere al gruppo i proventi derivanti dal film “Una scomoda verità”.
Nel settembre 2006 l’Alleanza si è rallegrata quando il governatore dellla California Arnold Schwarzenegger aveva firmato il Global Warming Solutions Act. La California è al sesto posto in graduatoria nelle economie mondiali ed è la 12° in graduatoria per le emissioni di CO2. Il mandato promette di tagliare le emissioni del 25% entro il 2020. Al contrario di altri programmi statali e regionali per tagliare le emissoni di CO2 e promuovere le energie alternative, la legge della California è la prima ad aderire ai programmi cap-and-trade. Ha ottenuto così il supporto dei litigiosi gruppi ambientalisti, così come quello dei gruppi di affari e finanziari che vogliono entrare nel business della compravendita dei crediti di emissione.
Forzare tutti a giocare
Nel 2007 il Congresso USA aveva considerato un buon numero di progetti di legge per ridurre le emisioni di CO2. Il progetto con le maggiori chances era quello sponsorizzato da John McCain e Joseph Lieberman. Si applicherebbe all’intera economia americana, ridurrebbe le emissioni a stralci (ai livelli del 2004 entro il 2012, ai livelli del 1990 entro il 2020 e al 60% dei livelli del 1990 entro il 2050) e darebbe il via libera al mercato del cap-and-trade per i crediti di emissione
Ora perciò vi è una grande spinta a forzare l’azione da parte dell’Amministrazione Bush. Il 14 maggio del 2007 il Presidente Bush ha firmato un ordine esecutivo per far si che le agenzie federali preparino regolamenti accurati entro la fine del 2008 che “taglino il consumo di benzina e l’emissione di gas serra dai veicolo a motore”. Il suo piano “20 in 10” per tagliare i consumi di carburante del 20% nei prossimi 10 anni pone l’accento sui crescenti standards dell’economia dei carburanti per le auto ed i camion leggeri e sull’aumento dell'uso di carburanti alternativi.
Ma Bush non vuole misure obbligatorie su scala nazionale sulle emissioni, ma favorisce tagli volontari alle emissioni di CO2 nel settore privato. Questo è altamente frustrante per i broker, gli imbroglioni ed i gruppi di interesse che vogliono salire sul treno del cap-and-trade. Ci sono miliardi di dollari da guadagnare nel campo delle negoziazioni dei crediti di emissione. Ma prima il governo federale deve forzare tutti a giocare.
Per quanto riguarda Al Gore, l’ex vice Presidente ci mette molto fervore emozionale nella sua crociata contro la CO2. Viaggia in lungo e in largo mostrando schemi e grafici, cita esperti e si appella a filosofi e leader religiosi per salvare il pianeta dal riscaldamento globale. Ma non fa una parola sui suoi soci in affari che bramano di entrare nell’emergente mercato dell’anidride carbonica. Ed i media non prestano attenzione alle compagnie che offrono “servizi di consulenze sulla CO2” e che saranno beneficiate dai controlli federali sulle emissioni di anidride carbonica.
Forse è oramai ora che lo facciano
Deborah Corey Barnes è un’autrice freelance e blogger per Polireport a Washington, D.C.
Il denaro e le connessioni che stanno dietro la crociata di Al Gore sull’anidride carbonica – Parte I°
La campagna di Al Gore contro il riscaldamento globale ha ingranato le marce alte. Giornalisti e commentatori seguono ogni sua mossa e bombardano il pubblico con notizie sulle sue attività ed opinioni. Ma mentre i media mainstream promuovono le sue idee sullo stato del pianeta, essi mantengono il silenzio sull’impatto drammatico che le sue proposte economiche avrebbero sull’America, se applicate. Ancora, i giornalisti ignorano regolarmente l’evidenza che egli possa trarre benefici personali dalle sue campagne. Finirebbe l’innamoramento dei suoi fans se questi si rendessero conto di quanto denaro il loro uomo si appresta a guadagnare ?
All’inizio del 2007 Al Gore ha dovuto sopportare una debacle nelle sue pubbliche relazioni. Il Centro di Ricerche Politiche del Tennessee, un think tank a livello statale, rivelò che egli era uno scialacquatore di energia. Documenti pubblici mostravano che la villa di Al Gore a Nashville usava in un mese più del doppio di energia elettrica di un americano medio in un anno. La sua bolletta mensile in media ammontava a più di 1.359 dollari. Inoltre, il suo consumo domestico di energia è aumentato dopo che “Una scomoda verità” (2006), il suo film sul riscaldamento globale era approdato nelle sale cinematografiche tra critiche estasiate.
Non importa che la comunità scientifica sia divisa su cosa causi il riscaldamento globale, quanto dannoso sia e come ci si deve rapportare. Gore recita davani ai media fra gli applausi, insistendo che il mondo si stia scaldando pericolosamente ma che egli conosce la soluzione.
Il sistema Cap-and-Trade
Per risollvere la “crisi climatica”, Al Gore vuole porre un limite (cap) alla produzione di gas serra. Egli preme per un immediato congelamento delle emissioni negli USA, un divieto di costruzione di nuove centrali a carbone, severe misure di risparmio ed efficienza energetica, mandati per energie rinnovabili, tasse sull’anidride carbonica (carbon tax) e obiettivi e tempistica vincolanti per la riduzione delle emissioni di gas serra. Queste emissioni consistono principalmente di anidride carbonica (CO2), il sottoprodotto dei combustibili fossili come petrolio, carbone e gas naturale, che forniscono l’85% dell’energia degli USA. Il progetto di Al Gore per salvare il pianeta sposta gli Stati Uniti verso un’economia controllata nella quale strumenti regolatori governativi mantengano l’influenza sopra tipi e quantitativi di energia disponibile per il settore privato. Il suo principale strumento regolatore è il cosiddetto ‘cap-and-trade” (cioè un sistema di incentivi alla riduzione delle emissioni tramite permessi di emissione negoziabile).
Con questo sistema il governo pone un limite (cap) alle emissioni di CO2 e di altri gas serra da parte del settore privato. Ad ogni settore, industria o impresa viene assegnato una quantità prefissata di crediti che permettono di emettere quantità specifiche di gas serra. Ad esempio, un credito negoziabile di anidride carbonica permette l’emissione di una tonnellata di CO2. Se un’industria emette più tonnellate di CO2 di quante siano autorizzate dai crediti, ha la possibilità di acquistare crediti supplementari da altre ditte – oppure dovrà pagare una multa proporzionale alla quantità delle emissioni in eccesso. Quindi le compagnie che emettono quantitativi di emissioni inferiori ai crediti a disposizione hanno la facoltà di vendere tali crediti in eccesso.
Questo sistema, che può suonare market-friendly, è in realtà qualcosa che è solo alla portata dei sogni dei burocati. Si tratta di una distorsione in quanto il mercato dell’anidride carbonica esiste solo perché le imposizioni governative di un tetto massimo creano una scarsità artificiale dei diritti di produrre energia. In un sistema cap-and-trade, i compratori acquisteranno le loro compensazioni da un broker o attraverso una piattaforme elettronica di commercio. In Europa, il commercio di anidride carbonica è già una realtà. Dal 2005, le compensazioni di anidride carbonica vengono negoziate elettronicamente attraverso l’ECX (European Climate Exchange).
La maggior parte dei programmi cap-and-trade permettono a determinate compagnie di procacciarsi crediti intraprendendo azioni che si suppone possano ridurre le emissioni, anche al di fuori delle operazioni e delle strutture della ditta. In una versione popolare del concetto di compensazione, le ditte guadagnano crediti comprando piantine di alberi da piantare in paesi in via di sviluppo. I sostenitori dicono che la CO2 così assorbita dagli alberi andrà a bilanciare le emissioni delle industrie sponsorizzatrici. A dispetto del suo valore come immagine, gli scienziati si fanno beffe della nozione che sia possibile piantare alberi a sufficienza per bilanciare le emissioni antropiche di CO2, ma questi progetti riscuotono popolarità all’interno della comunità ambientalista.
Molte le possibilità di imbrogliare
Comunque, gli ambientalisti più radicali rigettano il cap-and-trade. Dicono che permette agli inquinatori di continuare ad inquinare attraverso l’acquisto delle quote. Ciò è vero, ma è irrilevante. Una tonnellata di CO2 a Pechino ha lo stesso effetto sul clima di una tonnellata emessa a New York. Il problema reale è che il governo di ogni paese ha un incentivo per imbrogliare a nome degli industriali locali. E’ stata questa l’esperienza in Europa con l’ETS (Emissions Trading System) che l’Unione Europea ha stabilito per implementare il Protocollo di Kyoto. In ogni paese membro della UE (ad eccezione della Gran Bretagna), le quote permettono di eccedere dai corrispondenti quantitativi di emisione di tonnellate di CO2.
Le compensazioni di emissione permettono ancora maggiori possibilità di imbroglio. Ad esempio, alcune compagnie che trattano alluminio dichiarano che si meritano dei crediti perchè riciclano alluminio, e il riciclaggio, richiedendo meno energia, è meno dispendioso della lavorazione della materia prima. Fra le attività che generano compensazioni, la più popolare è la messa a dimora di alberi. Ma questo metodo di immagazzinare anidride carbonica richiede anni, ed i risultati a lungo termime sono incerti. Se gli alberi muoiono o deperiscono, o se vengono bruciati per lasciare spazio all’agricoltura, non c’è riduzione delle emissioni. La riduzione netta della CO2 dalla messa a dimora degli alberi può non materializzarsi per decine di anni, ma le compensazioni hanno esito immediato.
Per i critici nei confronti del mercato delle quote e della sinistra ambientalista, le compensazioni non sono nient’altro che un trucco di marketing. Alcuni le descrivono come fantasiosi stratagemmi affini alle indulgenze medievali che venivano vendute nel mercato clericale per regolare la remissione dei peccati.
La verità è che praticamente ogni azione umana tesa alla produzione richiede l’uso delle risorse naturali, e niente è immune da inquinamento. Anche la produzione di energia dal vento richiede le pale eoliche, le quali, secondo alcuni ambientalisti, come ad esempio Robert F. Kennedy, Jr, possono “inquinare” dal punto di vista visivo gli ambienti naturali. Kennedy, a capo del gruppo verde Riverkeepers, dice di sostenere l’energia eolica, ad eccezione degli impianti sistemati nelle acque al largo di Cape Cod.
Qualunque sia l’impatto sull’ambiente, è sicuro che lo schema cap-and-trade spinga all’insù le prospettive economiche e politiche delle persone e dei gruppi che vi stanno dietro. Prima che la compagnia collassasse sotto il peso dello scandalo finanziario, la Enron del Direttore (CEO) Ken Lay era una delle proponenti principali delle idee alla base del cap-and-trade. Così come lord John Browne della BP, prima di dimettersi nel maggio 2006 sotto il peso di uno scandalo personale. Nell’agosto del 1997, Lay e Browne si incontrarono col Presidente Bill Clinton ed il vice Presidente Al Gore nella Camera Ovale per determinare le posizioni ufficiali americane da assumere ai negoziati di Kyoto che portarono al trattato internazionale per regolare le emissioni dei gas serra.
Il Senato degli Stati Uniti votò 95 a 0 la non ratifica del trattato di Kyoto nel 1997. Ma questo non fermò Al Gore.
Il circuito degli affari di Al Gore
Al Gore è il fondatore e presidente della azienda privata chiamata GIM (Generation Investment Management) con sede a Londra. Secondo Al Gore, l’azienda investirebbe denaro proveniente da istituzioni e ricchi investitori nel campo delle compagnie verdi. “La GIM compra, ma non fornisce, compensazioni di anidride carbonica” da detto il commentatore Richard Campbell della CSN nel Marzo 2007.
La GIM sembra evere un’influenza considerevole sopra le maggiori aziende che attualmente negoziano quote di anidride carbonica, come ad esempio la Chicago Climate Exchange (CCX) in America e la Carbon Neutral Company (CNC) in Gran Bretagna. La CCX è la sola azienda in America a dichiarare di negoziare le quote.
La CCX deve la sua esistenza in parte alla Fondazione Joyce, con sede a Chicago e di orientamento liberale, che nel 2000 ha concesso una somma di 347.000 dollari per finanziare uno studio preliminare per testare la vitalità di un mercato nel campo delle quote. Al tavolo dei direttori della CCX siede l’ubiquitario Maurice Strong, un diplomatico e industriale canadese che, fin dagli anni ’70, ha aiutato la creazione di una agenda politica internazionale per il movimento ambientalista. Strong definisce se stesso come “socialista in ideologia e capitalista in metodologia”. I suoi precedenti ruoli includevano quello di consulente principale del Segretario ONU Kofi Annan, consulente principale del Presidente della Banca Mondiale James Wolfenshohn e mebro del direttivo della Fondazione Nazioni Unite, una creatura di Ted Turner. Il 79enne Strong è un intimo di Al Gore.
La CCX ha circa 80 soci che sono sedicenti emettitori di gas serra. Essi si sarebbero volontariamente impegnati a ridurre le loro emissioni, entro il 2010, ad un livello del 6% al di sotto delle loro emissioni del 2000. La CCX include Ford Motor Company, Amtrak, DuPont, Dow Corning, American Electric Power, International Paper, Motorola, Waste Management e una infarinatura di altre compagnie, oltre agli stati dell’Illinois e del Nuovo Messico, sette città e varie università. Presumibilmente i soci “comprano” compensazioni attraverso l’intermediazione della CCX. Ciò significa che essi contribuiscono o investono in gruppi di compagnie che forniscono forme di energia “alternative, rinnovabili e pulite”.
La CCX ha anche “soci di partecipazione” che sviluppano progetti di compensazione. Hanno nome come Carbon Farmers e Eco-Nomics Incorporated. Inoltre, altri gruppi di soci partecipanti facilitano, finanziano e negoziano progetti di compensazione per “isolare, distruggere e rimuovere” gas serra. La CCX aspira ad essere leader del commercio delle emissioni di CO2 alla borsa New York Stock Exchange.
Insieme ad Al Gore, il co-fondatore della GIM è il Segretario del Tesoro USA ed ex Direttore (CEO) della Goldman Sachs, Hank Paulson. Nel settembre 2006 la Goldman Sachs acquistò il 10% delle azioni della CCX per 23 milioni di dollari. Alla CCX appartiene metà della ECX, così ora anche quest’ultima appartiene in parte alla Goldman Sachs.
Gli enti investitori della GIM sono costellati di dirigenti della Goldman Sachs, inclusi David Blood, ex Dirttore (CEO) della Goldman Sachs Asset Management (GSAM); Mark Ferguson, ex co-presidente della GSAM pan-European research; e Peter Harris, che presiedette le operazioni internazionali della GSAM. Un altro partner finanziatore è Peter Knight, che è il presidente designato della GIM, che è stato sia il capo dello staff di Al Gore nel 1977-1989 quando Gore era senatore, che anche manager della campagna elettorale per la rielezione del duo Clinton-Gore nel 1996.
Come la CCX, la ECX ha circa 80 compagnie associate, incluse BP, Calyon, Endesa, Fortis, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Shell, e la ECX ha contratti con l’Unione Europea per lo sviluppo di un mercato dei future delle quote di CO2. Cosa ne ottengono le compagnie ? Beneficiano investendo nella negoziazione delle quote oppure ricevono sussidi per fare ciò.
(continua)
martedì 16 settembre 2008
Gli ambientalisti e la loro montagna di bufale
Gli ambientalisti hanno sempre usato le bufale per tentare di fermare il progresso in America. Prima dell’avvento della bufala del cosiddetto riscaldamento globale, si possono citare dozzine di altre bufale scaturite dal mondo ambientalista negli ultimi due secoli. Tutte queste bufale sono state all fine smascherate ma una rimane ancora in auge.
Ecco un breve elenco delle principali bufale ambientaliste.
1. Nel 1820 vi erano 1 miliardo di abitanti sulla Terra. Gi ambientalisti dissero che si doveva trovare il modo di mettere al mondo non più di un altro miliardo di persone, poiché la Terra non ne poteva ospitare più di 2 miliardi. Siamo a settembre 2008 e vi sono 6.677.563.921 di persone sulla Terra. Gli ambientalisti ante-litteram si sbagliavano.
Riscaldamento globale, risparmio energetico e personal computer: Al Gore consuma 3 KiloWatt solo per navigare su internet.
Il riscaldamento globale è il grande tema di quest’ultimo anno. Primo imputato del riscaldamento globale è l’anidride carbonica (CO2), i cui livelli nell’atmosfera – che sembrano correlati alle variazioni di temperatura sul nostro pianeta – sono aumentati clamorosamente nell’ultimo secolo. Per abbattere i livelli di CO2 una soluzione alla portata di tutti è quella di limitare i consumi di energia elettrica, che in particolare in Italia viene prodotta (soprattutto) con centrali a combustibili fossili (carbone, petrolio…) che immettono nell’atmosfera enormi quantità di anidride carbonica.
A parte il disordine, vogli farvi notare che i 4 schermi LCD sono di dimensioni piuttosto generose, ci sono- 3 schermi Apple Cinema HD Display da 30”- 1 schermo TV che sembra essere un Sony Bravia 32” (non riesco a capire se è un modello HD-ready o Full-HD).
Primo monitor (150W)
Aggiungiamo i 300W della TV accesa ed arriviamo a 1650W. E poi magari il buon Al Gore sta ricaricando il suo cellulare e il suo portatile Macbook Pro (nel film si vede un bel 17” che consuma 85W). Possiamo supporre che abbia almeno una stampante (multifunzione?), un paio di linee telefoniche con un telefono digitale e un fax, un piccolo frigorifero per offrire bibite ghiacciate ai suoi ospiti. Al Gore non sembra sudato (le persone grasse sentono di solito molto caldo e la foto è stata scattata a maggio) quindi da qualche parte deve esserci un condizionatore: siamo arrivati ad almeno 3KW.
Per avere un’idea è l’equivalente di un’intera casa con un contratto di fornitura elettrica standard.